FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3799811
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa locale » Repubblica-Palermo-La devolution porta la stangata si rischia un buco da 6 miliardi

Repubblica-Palermo-La devolution porta la stangata si rischia un buco da 6 miliardi

Uno studio del Bilancio quantifica i costi da sostenere per gestire con fondi propri scuola e sanità La devolution porta la stangata si rischia un buco da 6 miliardi MASSIMO...

22/10/2005
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Uno studio del Bilancio quantifica i costi da sostenere per gestire con fondi propri scuola e sanità
La devolution porta la stangata si rischia un buco da 6 miliardi
MASSIMO LORELLO


Immaginate una scuola pubblica che, almeno per alcuni servizi, batte cassa con le famiglie dei suoi alunni al pari di una privata. E immaginate un laboratorio d'analisi che si blocca perché sono finiti i reagenti. Sono i primi effetti previsti dall'entrata in vigore della devolution se il taglio dei fondi statali non verrà riequilibrato con un adeguato fondo di perequazione. La Cgia (associazione di artigiani e piccole imprese) di Mestre ha già stilato una graduatoria sull'avvento del federalismo nella quale la Sicilia è al secondo posto (dietro il Lazio) fra le regioni maggiormente penalizzate.
Di certo, stando a uno studio realizzato dai tecnici dell'assessorato al Bilancio, la Regione dovrebbe sobbarcarsi la spesa della scuola - finora a carico dello Stato - che ammonta annualmente a 2,5 miliardi di euro. Nello stesso tempo dovrebbe coprire quel 42 per cento di fondi per la sanità finora assicurati sempre dallo Stato e che ammontano a circa 3,5 miliardi di euro.
"Sono numeri arrotondati in difetto - osserva Angelo Capodicasa, segretario regionale dei Ds - Credo che alla fine la Regione dovrà trovare 7,5 miliardi di euro in più all'anno per fare quadrare i conti. E se Cuffaro pochi giorni fa ha minacciato di dimettersi perché mancavano quasi due miliardi, figurarsi come potrebbe gestire una voragine quattro volte più grande".
Nonostante la riforma sia vecchia di quattro anni, l'iter è iniziato nel 2002, in questo tempo sembra che la Regione non abbia lavorato nella prospettiva di dovere fare i conti, presto o tardi, con la devoluzione. Nel mirino di chi oggi lancia l'allarme c'è soprattutto l'amministrazione della sanità. Ad oggi il 53,5 per cento della spesa è destinata alle Ausl, il restante 46,5 agli ospedali. Della prima voce di spesa fanno parte le strutture convenzionate e i medici di base: hanno tutti accordi blindati con budget già approvati da tempo. Così, i sindacati temono che i tagli si concentreranno sulla spesa ospedaliera.
"Gli ospedali non hanno un budget fisso - afferma Renato Costa, segretario regionale dalla Cgil medici - dunque subiranno le stangate più pesanti. Il 60 per cento della spesa è destinata agli stipendi, il resto sarà ritoccato. Tutte quelle storie che oggi fanno notizia sui giornali come la radiologia che non funziona perché mancano le lastre o il laboratorio d'analisi paralizzato per esaurimento di reagenti, diverranno casi quotidiani". Il rischio, secondo i sindacati, è che si arrivi a chiedere "la partecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria", cioè quanto ipotizzato tempo fa dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.
Sos anche dal mondo della scuola: con la devolution la Regione si troverebbe davanti a un pasticcio da bancarotta. In Sicilia, infatti, i docenti statali sono 80 mila. Ma esistono anche circa mille insegnanti pagati dalla Regione che guadagnano circa 200 euro in più al mese. Con il passaggio al controllo di Palazzo d'Orleans, inevitabilmente, gli statali chiederebbero l'adeguamento delle buste paga. Ma, indipendentemente dagli stipendi, la scure dei tagli si abbatterebbe soprattutto sul servizio degli insegnati di sostegno.
La riforma, secondo il segretario della Cisl Sicilia Paolo Mezzio, "è un papocchio istituzionale contro cui il sindacato nelle prossime settimane dovrà mobilitarsi raccogliendo le firme per una bocciatura nel referendum". La devolution, secondo Mezzio, "rischia di allargare a dismisura la forchetta che separa aree ricche e aree povere, Sud e Nord del paese. La mobilitazione dovrà scattare con la raccolta delle firme per il referendum".
A garantire che la Sicilia non finirà in bancarotta sono gli esponenti siciliani del centrodestra che hanno approvato la riforma. "Non esiste alcun allarme - afferma il forzista Carlo Vizzini, presidente della commissione bicamerale per le Questioni regionali - Non è stata ancora affrontata la questione del federalismo fiscale. Ogni regione continuerà ad operare con l'attuale sistema, dei tributi autonomi se ne riparlerà nella prossima legislatura. È bene ricordare che lo Stato resta garante della salute e dell'istruzione dei cittadini. Dunque, interverrà là dove sarà necessario".
Bisognerà, prima di tutto, costituire un fondo di perequazione che pareggi i conti delle regioni più disagiate. "Non credo sia la soluzione migliore - afferma Franco Piro della Margherita - perché i fondi perequativi oscillano sempre in base alla situazione delle casse dello Stato. Così, tutto rimarrà sempre in sospeso e a rischio, ogni anno".


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL