Repubblica/Palermo: Il disagio dei docenti nella scuola dei bulli
L´episodio della docente di Italiano che rischia due mesi di carcere perché ha punito il bullo di turno facendogli scrivere per cento volte la frase «sono un deficiente» fa riflettere.
SALVO INTRAVAIA
Ragazzini sempre meno interessati e distratti. Spesso anche violenti. Genitori che hanno assunto il ruolo di sindacalisti dei propri figli e insegnanti quasi sempre impotenti di fronte alla sfrontatezza dei giovani. Ecco perché oggi i prof si considerano «in trincea». L´episodio della docente di Italiano che rischia due mesi di carcere perché ha punito il bullo di turno facendogli scrivere per cento volte la frase «sono un deficiente» fa riflettere.
Nella scuola media di Palermo teatro dell´episodio i colleghi e il dirigente scolastico si sono chiusi a riccio. I colleghi descrivono la professoressa come «un´insegnante irreprensibile» e la preside ammette che «gli alunni non sono più quelli di una volta». «Purtroppo oggi è sempre più facile rimanere coinvolti in episodi spiacevoli. Situazioni che non ti aspetti per i quali ti si può chiedere di risarcire il danno», spiega Ferruccio Drago, docente della scuola media Antonio Ugo, nel popolare quartiere Zisa di Palermo. Il professore Drago insegna da 17 anni e al suo attivo ha scuole medie come la D´Acquisto, alle spalle della Cala, e la Cesareo nei pressi di via Oreto. Spiega che l´atto di bullismo o l´incidente sono sempre dietro l´angolo: «Essere accondiscendenti può apparire come segno di debolezza e non è detto che autoritarismo sia l´atteggiamento giusto. Vivere in questo modo è piuttosto stressante anche perché oltre alle 18 ore settimanali le attività pomeridiane sono sempre più frequenti». Ma come sono i giovanissimi? «Sempre meno interessati anche quando si attivano metodologie alternative per catturarne l´attenzione. In classe, i loro interesse è spesso rivolto al telefonino e fuori dalla scuola ai videogiochi e al calcio», ammette Drago.
Ma l´uso dei telefonini a scuola non è vietato? In teoria sì, ma non sempre l´insegnante adotta il pugno di ferro anche perché non sempre i genitori capiscono. «È capitato, per esempio, che un genitore pretende di giustificare il figlio al cellulare e se lo valuti negativamente si presenta a scuola per contrattare il voto». Una vera lotta, sembra di capire. «Oggi i docenti non hanno strumenti per far rispettare le regole», ammette Marcello Monti, professore di scuola media all´istituto comprensivo Falcone, allo Zen. E aggiunge: «L´autonomia scolastica e lo statuto degli studenti hanno attenuato le sanzioni disciplinari che a mio avviso vanno utilizzate, quando necessario. Se a questo aggiungiamo che non è quasi più possibile bocciare, il quadro è completo». In cinque anni nelle scuole dello Zen è accaduto di tutto. Docenti inviati all´ospedale da alunni e genitori imbufaliti, raid notturni e atti di vandalismo, solo per citare i più eclatanti. «Ma anche atti di bullismo al femminile», racconta Monti. «Nei tre anni in cui ho fatto parte dello staff di presidenza la mattina uscivo da casa pensando che a scuola sarebbe potuto accadere di tutto. E puntualmente accadeva qualcosa. Il tutto per una retribuzione ridicola».
Secondo Adriana Arcuri, insegnante alla media Garibaldi, fare l´insegnante è stato da sempre un lavoro usurante. «I ragazzini - spiega - esprimono il disagio di vivere in condizioni di precarietà e certe volte i docenti sono presi dall´esasperazione». Ecco forse spiegato perché la prof di Italiano è scivolata nell´errore di una punizione di altri tempi. «Non possiamo mai derogare dalla nostra professionalità ma certe volte subentra l´esasperazione», dice Monti che confessa: «La collega ha senz´altro sbagliato ma la comprendo. Chi di noi a scuola non ha sbagliato?».