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Repubblica-Palermo-Il buono scuola diventa legge

Ancora da stabilire quale soglia di reddito darà alle famiglie la possibilità di accedere al finanziamento Il buono scuola diventa legge Prima del sì ultimo scontro nel Polo su nuovi ...

26/09/2002
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la Repubblica

Ancora da stabilire quale soglia di reddito darà alle famiglie la possibilità di accedere al finanziamento
Il buono scuola diventa legge
Prima del sì ultimo scontro nel Polo su nuovi vantaggi ai privati
Il forzista Fleres tenta di alzare a un terzo la quota di "volontari" ammessi come lavoratori negli istituti non pubblici
CARMELO LOPAPA


Un timido applauso smorzato sul nascere e i baci di congratulazioni dei deputati al presidente Cuffaro salutano il buono scuola che diventa legge. Dopo l'ennesima tribolata giornata di braccio di ferro interno alla maggioranza, l'Assemblea regionale approva la norma che introduce i contributi per le famiglie che iscriveranno gli studenti negli istituti privati. In favore si sono espressi 46 deputati della maggioranza, 12 i voti contrari delle opposizioni, 4 gli astenuti. Ma i mal di pancia e le spaccature dentro Forza Italia, le minacce di abbandono dell'aula al momento della votazione hanno rischiato fino a sera di far saltare il voto finale sul provvedimento che era uno dei punti strategici del "contratto" di Cuffaro con gli elettori.
Lo strappo stavolta si consuma su un ulteriore beneficio a vantaggio degli istituti privati che l'ala forzista che fa capo a Salvo Fleres vorrebbe introdurre all'ultimo momento utile. Un vantaggio economicamente non da poco, dato che l'emendamento proposto prevede di aumentare da un quarto a un terzo la quota di docenti con contratti precari o addirittura "volontari" dei quali si può avvalere ogni istituto. Una modifica alla norma nazionale che per le scuole paritarie, già beneficiarie del buono scuola, comporterebbe un risparmio di quasi un terzo sui costi del lavoro. La seduta d'aula viene interrotta all'ora di pranzo per verificare gli eventuali profili di illegittimità costituzionale dell'emendamento. Il presidente della Regione Cuffaro, quello dell'Ars Lo Porto e l'assessore ai Beni culturali Granata si riuniscono nel pomeriggio e si rendono presto conto che il tetto del 25 per cento risulta fissato da una legge nazionale alla quale la Regione non può derogare. Di più, che l'Avvocatura dello Stato ha già espresso parere contrario all'estensione della quota e in questo senso si è espressa anche una circolare del ministero del 24 aprile scorso. Ecco perché alla ripresa della seduta, poco dopo le 18, il governo comunica di aver accantonato l'emendamento. I mugugni dentro Forza Italia crescono.
L'emendamento è stato portato avanti dall'ala "dellutriana" del gruppo parlamentare di Forza Italia. Quella stessa ala che per tutto l'iter della norma all'Ars ha difeso a spada tratta le ragioni delle scuole private. Alla fine, però, il capogruppo Innocenzo Leontini teme la rottura interna e compatta tutti sulla linea dei "ribelli". E mentre l'Ars approva gli ultimi articoli, chiede un rinvio prima del voto finale. Richiesta corredata da un duro attacco alla giunta: "Ogniqualvolta l'opposizione minaccia ostruzionismo il governo si mostra disponibile e accondiscendente a modifiche anche sostanziali". Poco prima era stata accolta la proposta del centrosinistra di riconoscere l'assegno per gli indigenti da 750 euro a ogni studente e non uno solo per famiglia. L'accusa viene subito rigettata da Fabio Granata: "Non c'è alcuna accondiscendenza, abbiamo solo accolto le modifiche che ritenevamo opportune".
A quel punto il governo - sono le 20 e manca solo il voto finale - è deciso ad andare avanti. A far cambiare idea sono le minacce di abbandono dell'aula lanciate da Forza Italia. Il presidente Cuffaro e il gruppo forzista si riuniscono per oltre mezz'ora e in quella sede, a porte chiuse, il capo del governo convince i forzisti a non spaccare la maggioranza su una legge simbolo. Al momento della dichiarazione di voto Leontini dirà: "Voteremo a favore, ma d'ora in poi non potranno essere sacrificate le posizioni di importanti settori della maggioranza sull'altare della mediazione". Un messaggio lanciato soprattutto in vista della Finanziaria. Votano contro dai Ds a Rifondazione a Sicilia 2010. Si astiene Raiti di Italia dei Valori. Dopo una lunga consultazione interna si schiera sul no anche la Margherita, con l'eccezione di Andrea Zangara e del capogruppo Giovanni Barbagallo. Che annuncia l'astensione "per rispondere a una nostra specifica impostazione culturale e politica".
opposizione chiede le norme sul diritto allo studio
Il fronte della sinistra "Testo migliorato ma ancora da bocciare"
Polemiche e attacchi anche a Cuffaro Voti favorevoli 46 astenuti 4, contrari 12
ANTONELLA ROMANO


IL PUTIFERIO inscenato dalle opposizioni non si fermerà al no sul buono scuola. Contro la legge del governo Cuffaro, giudicata "brutta" e "clientelare", che non garantisce tutele uguali agli studenti siciliani, la voce dei partiti del centrosinistra e dei sindacati, protagonisti dell'ostruzionismo in aula e dei sit-in in piazza, continuerà a levarsi, con mobilitazioni già annunciate, fino a quando l'Ars non approverà l'unica legge realmente attesa, quella riforma sul diritto allo studio che solo la Sicilia in Italia continua a non avere. "Valuteremo se fare ricorso al commissario dello Stato", dice il capogruppo di "Sicilia 2010" Giovanni Ferro, che si associa all'iniziativa proposta in aula dai Ds. "La Regione siciliana - aggiunge Ferro - in materia di istruzione è concorrente, non ha competenza esclusiva. E gli elementi di incostituzionalità, per il contrasto con la legge nazionale Berlinguer, secondo noi ci sono". Le opposizioni incassano la vittoria ottenuta con il limite della concessione del buono alle scuole paritarie. Ma per il resto la legge rimane per loro "clientelare". "Una legge che, pur migliorata, sconta la sua genesi di provvedimento stralcio - rincara Egidio Oritsi, presidente del gruppo della Margherita - Da satellite di una possibile legge organica diventa pianeta di riferimento e il diritto allo studio è confinato in un solo articolo".
Critiche le reazioni dei Ds, di Rifondazione, della Cgil. "La legge, benché abbia precluso il vergognoso finanziamento alle scuole non paritarie, è una pessima norma, che mette la Sicilia in linea col disegno del Polo di privatizzare la scuola e di mercificare il sapere", accusa Francesco Forgione, capogruppo del Prc, che intende adesso lavorare perché la Regione si doti dello strumento referendario per poterlo utilizzare anche contro questa legge. "Se oggi - rintuzza Forgione - la destra è in grado di finanziare le scuole private la colpa è anche dei governi precedenti che hanno spianato la strada". Il centrosinistra oggi ritiene però di avere il merito di aver alleggerito, in alcune parti, gli effetti "deleteri" della legge. Dice Antonello Cracolici, capogruppo dei Ds, il primo a minacciare il ricorso sull'anticostituzionalità: "Le opposizioni sono riuscite a forza a introdurre i primi vagiti di una legge sul diritto allo studio, come i 10 milioni di euro inseriti per il sostegno agli studenti svantaggiati. La nostra battaglia continua per avere una legge di supporto che elimini gli ostacoli alla formazione per tutti gli studenti". Parla di "regalo" alle scuole private Santo Inguaggiato, responsabile per le Politiche formative della Cgil siciliana, che sollecita nuove mobilitazione unitarie di Cgil, Cisl e Uil ad ottobre per chiedere la legge-quadro sul diritto allo studio. "Le modifiche strappate, dallo stop ai contributi ai diplomifici, al buono per i ragazzi più svantaggiati delle statali, rappresentano un risultato positivo in mezzo alla valutazione negativa di una legge contro la scuola pubblica. Siamo almeno riusciti a inserire i primi elementi della futura legge sul diritto allo studio". Paolo Mezzio, segretario regionale Cisl, si accontenta del fatto che "l'ultima versione della legge rappresenta il massimo della sintesi". Ma rilancia chiedendo libri di testo gratis, in base al reddito, per i ragazzi delle scuole superiori. Alla fine c'è anche un distinguo del presidente della commissione Cultura, Antonio Antinoro di Nuova Sicilia: "È una buona legge, ma gli interventi in favore del diritto allo studio non possono esaurirsi qui. Occorrono ulteriori interventi che chiediamo al governo di inserire in una legge organica sulla scuola".


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