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Repubblica-Palermo-I sissini hanno fatto un pof

Viaggio tra gli acronimi palermitani. Con categorie come pip, ata e lsu I sissini hanno fatto un pof MARCELLA CROCE ...

04/09/2002
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la Repubblica

Viaggio tra gli acronimi palermitani. Con categorie come pip, ata e lsu
I sissini hanno fatto un pof
MARCELLA CROCE


La moda, di origine anglosassone, degli acronimi, sempre più ci obbliga a tenerci aggiornati sulle ultime novità sfornate a gara dall'inventività di media, burocrati e pubblicità, onde non correre il rischio di fare confusione e azzerare, a esempio, la differenza che dovrebbe certo essere incolmabile fra chi affitta automobili e chi dona il sangue (Avis). Gli americani sono insuperati maestri e cultori di quest'arte.
Perfino le loro immense città vengono abbreviate: come sappiamo L.A. sta per Los Angeles, (come se noi dicessimo RC per Reggio Calabria e forse, chissà, dopotutto la sola R ci basterebbe per Roma). Se molti dei loro acronimi si insinuano a volte persino nelle lettere ufficiali; "non appena possibile" è universalmente Asap (as soon as possible), sicuramente migliaia sono quelli coniati ogni giorno a livello locale: graziosissimo il pleonastico R'R (da rest and relax, riposarsi e rilassarsi) Le sigle più fortunate sono state esportate e assimilate in moltissime altre lingue del mondo, alla trasmissione televisiva ER dobbiamo l'importante conquista della corretta pronuncia da parte degli italiani di almeno due delle lettere dell'alfabeto inglese. Forse per non confonderlo con Ok, popolarissimo in tutto il pianeta senza che nessuno si chieda quale ne sia l'origine, Ko (da knock out) preferiamo lasciarlo con la pronuncia nostrana (kappa).
Mai si dica che l'Italia debba perdere credibilità negli aspetti importanti della vita moderna: con l'acceso desiderio di non sfigurare sul piano internazionale, siamo prontissimi a portarci a casa dall'estero le futilità, se non proprio addirittura la spazzatura, altrui; aggrappandoci all'ancora della nostra storia, pensiamo di non aver bisogno di prendere idee da nessuno per quanto riguarda tante altre cose su cui avremmo molto da imparare. Tra le tante sigle nostrane, alcune designano categorie sociali istituite o ribattezzate di recente; Pip (piani di inserimento professionale), Lsu (lavoratori socialmente utile) e colf (ormai così diffuso da venir scritto minuscolo) da tempo vengono usati come nomi comuni qualsiasi. Altre interessanti denominazioni sono rimaste ancora al livello di neologismi, che poi in fondo sono soprattutto eufemismi che hanno lo scopo di non urtare la suscettibilità delle persone interessate: segnaliamo l'operatore ecologico e il recentissimo, orribile "badante", non vengono ancora abbreviati, ma è solo questione di tempo.
Una particolare variante del burocratese, da qualcuno battezzato "didattichese", proviene dal Ministero di viale Trestevere dove c'è sempre stata una talpa che, raccogliendo soffiate sulle invenzioni di tutti gli altri ministeri e aggiungendoci del suo, riesce a diffondere magnifiche novità in tutte gli istituti del territorio nazionale. A scuola può sorgere alternativamente il dubbio di trovarsi in banca con tutti questi debiti da assolvere e crediti da garantire, o in un pollaio, con i poveri precari che, oltre ai falsi piaceri della flessibilità, devono subire anche l'umiliazione di doversi sentire chiamare Co.Co.Co. E, a livello linguistico, neanche una ventina di anni fa le loro sorti erano molto migliori: bollati come "sovrannumerari", venivano poi "utilizzati" (questo era proprio il termine tecnico) in Doa. Neppure gli interessati ricordano più a cosa equivalesse quest'ultimo acronimo, ma tutti loro certamente non hanno dimenticato l'angoscia di dover inseguire un lavoro fantasma, benché a quei tempi garantito, dato che nessuno sapeva dove dovessero andare a svolgerlo. Barzellette degne di una vera repubblica delle banane.
Ma i possibili richiami onomatopeici non finiscono qui: i "sissini" sono giovani per chiedersi se hanno qualcosa in comune con la principessa Sissi che tanto fece sognare noi, mentre occorrerà segnalare agli studenti interessati che Cic, malgrado l'assonanza con click, non è né lo scatto di una foto ricordo scolastica, né la pistola di Tex che fa cilecca, ma lo sportello (perché poi non chiamarlo porta, o finestra?) dove potranno rivolgersi per assistenza.
Almeno sulla carta, si nota una lodevole tendenza ad attenuare le differenze sociali: bruciati i grembiuli dei bidelli, la categoria è stata rimessa a nuovo come personale Ata, mentre l'autorità di molti presidi, benché manager, risulta leggermente incrinata da due misteriose letterine (f.f. facente funzione) che limitano la loro qualifica.
Attenzione perché continuando a attribuire tanta importanza alle parole invece che ai fatti, si rischia che un giorno di questi la scuola faccia Pof sul serio, senza che né studenti né genitori si rendano conto che si tratta in realtà solo dell'ennesima sigla: Piano per l'offerta formativa.
marcella croce


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