Repubblica-Palermo-I docenti diventano regionali
In giunta la prossima settimana la riforma della formazione che Cuffaro indica come priorità. Al governo il controllo dei centri I docenti diventano regionali I 6.500 dipendenti degl...
In giunta la prossima settimana la riforma della formazione che Cuffaro indica come priorità. Al governo il controllo dei centri
I docenti diventano regionali
I 6.500 dipendenti degli enti transitano nelle nuove aziende
Recepita la legge Moratti che permetterà agli studenti di optare per la specializzazione tecnica dopo la scuola media e fino ai 18 anni
CARMELO LOPAPA
Gli studenti siciliani potranno scegliere. Terminata la scuola media accederanno alla scuola secondaria tradizionale oppure conseguiranno una specializzazione professionale appositamente istituita dalla Regione. La riforma Moratti entra a pieno titolo nell'ordinamento formativo siciliano, per garantire "l'educazione e la preparazione professionale dei giovani entro il diciottesimo anno di età". È questa una delle novità principali contenute nella riforma della formazione professionale che (in una intervista a "Repubblica") il presidente della Regione Cuffaro ha indicato al primo punto dell'agenda politica: "Approveremo il testo entro il 5 settembre e lo porteremo subito in aula".
Il disegno di legge, elaborato dall'assessorato al Lavoro, punta a rivedere dalla fondamenta l'elefantiaca macchina della formazione professionale in Sicilia: 6.500 dipendenti (soprattutto docenti) e 80 enti, operativi attraverso i circa 150 centri di formazione che assistono 40 mila studenti. Un business da 250 milioni di euro interamente a carico delle casse regionali, a fronte di risultati assai deludenti. Lo dice quel laconico 17 per cento dei giovani che trova poi un posto di lavoro (nel resto d'Italia tra il 45 e il 47 per cento), come attesta l'ultimo studio commissionato dalla stessa Regione alla società Ecosfera. Eppure "nel 2002 gli enti hanno assunto altre 200 unità, un centinaio nella sola provincia dell'assessore al Lavoro Stancanelli - dice Giovanni Lo Cicero della Cgil formazione - 70 di questi da parte di un solo ente, l'Anfe di Catania". Insomma, la formazione è un mostro da snellire. Non fosse altro perché di fondi a disposizione ne restano davvero pochi. E il blocco degli stipendi per cinque mesi, la scorsa primavera - con i conseguenti cortei di protesta e i decreti di emergenza - è stato l'ultimo campanello d'allarme. Secondo la Cgil almeno mille dipendenti potrebbero essere prepensionati. Il governo interviene ora con il disegno di legge di 31 articoli adesso depositato in giunta per il primo via libera.
Nascono le aziende. La novità maggiore forse riguarda la creazione, prevista all'articolo 26, delle "aziende formative". Vi confluiranno tutti gli attuali enti. Saranno organismi dotati di personalità giuridica di diritto privato, "destinati in modo permanente e esclusivo allo svolgimento di attività di formazione". La Regione deterrà il 51 per cento delle quote di partecipazione, il resto andrà alle Province, alle istituzioni scolastiche e universitarie, agli enti di formazione che dovranno però "costituirsi in apposito consorzio". Le aziende avranno sede legale in ogni capoluogo e sedi distaccate in ciascuna provincia e a capo di ciascuna struttura "è preposto un responsabile nominato dall'assessore al Lavoro". Insomma, la gestione viene centralizzata in capo alla Regione, come lamentano i sindacati. Quanto al personale, le nuove aziende si avvarranno di quello "in servizio al 31 dicembre 2002" presso gli enti e i centri di formazione. E gli oneri del personale "sono a carico esclusivo del bilancio delle aziende" (si legge all'articolo 27), cioè in gran parte della stessa Regione.
Crediti e libretti formativi. Il disegno di legge che arriverà presto all'Ars prevede poi che ogni corsista abbia il suo "libretto formativo personale, sul quale viene registrato l'itinerario formativo e le competenze acquisite". Attraverso il libretto la Regione attribuirà i "crediti formativi". Il ddl stabilisce inoltre che i programmi di formazione non saranno più annuali ma triennali e introduce una certificazione delle strutture affidata a un'apposita commissione regionale.
Obbligo formativo. I criteri guida della riforma Moratti trovano spazio all'articolo 16 della nuova normativa regionale. Gli studenti licenziati dalla scuola media inferiore potranno accedere a nuovi "percorsi di istruzione e formazione di durata triennale". Acquisita la qualifica professionale si potrà passare ai "percorsi di specializzazione di durata annuale per il conseguimento del diploma tecnico-professionale". È la nuova via agli studi pensata dal ministero e ora fatta propria dalla Regione.