Repubblica/Palermo: Dopo le pagelle incubo bocciatura in duemila verso le scuole private
Fuga dagli istituti tecnici e professionali statali: c´è chi insegue la promozione e chi ripiega sul lavoro o sulla formazione
Il fenomeno investe soprattutto le prime classi. Presidi in allarme: "Cresce la dispersione, ma l´obbligo non c´è più"
SALVO INTRAVAIA
Studenti in fuga dalle scuole superiori. A denunciare l´emorragia che sta colpendo soprattutto le prime classi di istituti tecnici e professionali sono i presidi dell´osservatorio locale "Colli" sulla dispersione scolastica. I capi d´istituto sono in allarme perché, dopo la consegna delle pagelle del primo quadrimestre, le prime classi dei loro istituti si stanno svuotando. Un consistente numero di alunni sta migrando verso le scuole private, mentre altri si apprestano a frequentare i corsi di formazione professionale organizzati dalla Regione. Altri ancora si sono ritirati e di loro non si sa più niente: probabilmente lavorano o sono in cerca di un´occupazione.
Da 1.500 a 2.000 ragazzini di 15-16 anni che hanno abbandonato la scuola pubblica a tre mesi dalla conclusione dell´anno scolastico. Segno di una difficoltà crescente che incrementerà gli indici della dispersione al superiore. Un´emergenza che i presidi non sanno come fronteggiare. «Fino all´anno scorso, con l´obbligo scolastico - spiega Roberto Tripodi, preside dell´istituto tecnico industriale Volta - segnalavamo i nomi dei ragazzini di prima che non frequentavano più alle forze dell´ordine, le quali verificavano la situazione. Quest´anno non sappiamo più a chi rivolgerci».
Nel passaggio dall´obbligo scolastico, elevato a 15 anni dal governo di centro-sinistra, al diritto-dovere fino a 18 anni, introdotto dalla riforma Moratti, c´è una certa confusione. Non si sa bene a chi spetta l´obbligo della vigilanza sugli abbandoni: ai presidi o agli enti locali? Per i quindicenni (o per i loro genitori) che non frequentano più le lezioni sono previste sanzioni? E quali? Ma quello che preoccupa maggiormente gli operatori della scuola pubblica è che coloro che dichiarano di lasciare i banchi della scuola statale per quelli della privata o della formazione professionale sono fuori controllo: non è cioè possibile verificare se effettivamente assolvono il cosiddetto diritto-dovere perché non esiste un´anagrafe su scuole private e formazione professionale.
«Non abbiamo strumenti per bloccare questo fenomeno - dice Antonino Bonacasa, preside dell´alberghiero Cascino, dove una sessantina di ragazzini di prima non frequentano più. «La situazione non si potrà risolvere fino a quando la Regione non avrà deciso di farsi carico dell´anagrafe non dell´alunno, ma del cittadino - aggiunge il dirigente scolastico - in tutto il suo percorso formativo».
Concorda Vincenzo Amato, a capo del tecnico per il turismo Marco Polo, che parla di «dispersione formativa e culturale»: «A parte quegli alunni che non frequentano più, una quarantina in tutto - dice - a marzo oltre 150 hanno chiesto il nulla osta per iscriversi in scuole paritarie con un indirizzo diverso da quello frequentato finora. Questi alunni probabilmente saranno promossi, ma con quali garanzie in ordine alla preparazione?». Per Amato, oltre all´anagrafe lanciata quest´anno dal ministero dell´Istruzione sugli alunni delle statali, occorre un´anagrafe anche sulle private e sugli enti di formazione professionale.
All´alberghiero Franca Florio di corso dei Mille l´esodo riguarda il 15-20 per cento degli alunni di prima classe: a conti fatti, circa duecento ragazzini. «Il rapporto con gli enti locali - dice la preside, Maria Frisella - è talmente disaggregato che spesso si lavora a vuoto. Occorre un´azione compartecipata con i Comuni e le Province che devono farsi carico del pieno controllo del territorio, non solo dal punto di vista burocratico».
All´Ipsia Medi, in via Leonardo da Vinci, «nelle prime di alcuni indirizzi scolastici si raggiunge anche il 25 per cento di abbandoni», ammette il vicario Angelo Inzerillo. Al Volta, a Settecannoli, sono un centinaio i ragazzini che hanno gettato la spugna. Qui il preside Tripodi lancia un´idea: «Perché non dare alle scuole la possibilità di organizzare i corsi di formazione professionale?». Decisione che spetta alla Regione, visto che attualmente i corsi sono organizzati soltanto da enti accreditati da Palazzo d´Orleans.