Repubblica-Palermo-Cari politici,imparate dai docenti
CARI POLITICI IMPARATE DAI DOCENTI Cari politici imparate dai docenti GIORGIO CAVADI La convocazione degli Stati generali della scuola in Sicilia, a prescindere dall'esito complessivo di cui diremo, s...
CARI POLITICI IMPARATE DAI DOCENTI Cari politici imparate dai docenti GIORGIO CAVADI La convocazione degli Stati generali della scuola in Sicilia, a prescindere dall'esito complessivo di cui diremo, sono comunque un segnale positivo, anche se sull'onda di un'analoga iniziativa del ministro Moratti che, svoltasi oltre un anno fa, ci trovò assai critici sul metodo complessivo. Certo c'è voluta la modifica del Titolo V della Costituzione perché anche la Regione siciliana accendesse un faro sul mondo della scuola, ma certo l'iniziativa si deve anche alla sensibilità di Fabio Granata che - nel panorama dei politici siciliani - è uno dei pochi ad articolare con compiutezza e coerenza delle idee sulle materie che gli competono. Ora però c'è da dire che di idee, progetti e scenari la parte politica e tecnica del convegno ne ha disegnati pochini e deboli, almeno negli interventi delle due mattinate. Tre mi pare, siano stati i refrain delle due giornate: le risorse, l'identità siciliana e il buono scuola. Partendo dall'ultimo, è stato un clamoroso autogol politico venire a citare in continuazione fra le cose fatte la legge sul buono scuola a una platea formata per il 90 per cento da operatori della scuola pubblica. Certo, questo il governo regionale ha fatto e questo poteva mostrare. Di fronte alle legittime richieste di fondi degli operatori della scuola e delle parti sociali per l'edilizia scolastica e, dall'altro lato, di fronte al terrore del governo di dover gestire un settore pesantissimo sotto l'aspetto finanziario con il bilancio che si ritrova la Regione, è venuto fuori dal cappello della Cdl la trovata dei fondi europei, che è poi una manovra tipo cartolarizzazioni cioè una tantum. Quindi, fatto fuori il nodo delle risorse (non c'è un euro) e del buono scuola ("Fatto!" diceva il Berlusconi post 1994), il ritornello - nella passerella di politici e in qualche intervento delirante - è stato quello dell'identità siciliana, che in tempi di Nord-Sud non guasta mai, anche in vista di una ulteriore regionalizzazione dei curricula di studio. Ma i problemi evidenziati da questo approccio fra scuola e Regione mi pare siano altri. Innanzitutto gli operatori della scuola sono gente pratica, che giornalmente affronta situazioni concrete con pochi mezzi a disposizione, che quando si riunisce in momenti di riflessione e formazione, non va in vacanza come i medici, ma lavora sodo e su scalette coerenti e concrete. E infatti bene ha fatto la preside Perricone - a nome dei molti dirigenti scolastici presenti - a sollecitare i funzionari degli uffici regionali a dire dove e quando ci si vuole incontrare, a chiedere quando arriveranno le leggi di riferimento a livello regionale. E bene ha fatto Toti Cecala, presidente del Consiglio scolastico provinciale a invitare il sottosegretario Valentina Aprea - presente in videoconferenza - a mettere da parte le cartellette del compitino già diligentemente svolto e ad ascoltare le istanze della base, le truppe che quotidianamente presidiano le trincee del sistema formativo che arranca fra i continui strappi di riforme annunciate e mai definitivamente compiute. Ecco, questo ci sentiamo di consigliare per il prosieguo dei rapporti fra scuola e Regione all'assessore Granata: innanzitutto di presenziare per tutta la durata dei lavori, perché le proprie orecchie e i propri occhi sono migliori di quelle di tanti funzionari. D'altra parte la scuola non ha tanto bisogno di interrogarsi al suo interno (che era il tema della seconda giornata di lavori): molte questioni sono conosciute e dibattute. Ma semmai di interrogare il potere politico, in specie quello più distante dai problemi reali della scuola, e di ricevere risposte concrete. E infatti è di concretezza che gradiremmo sentire parlare, con linguaggio più tecnico e meno politico, se no poi bisogna accettare l'accusa di organizzare le solite passerelle più o meno sconclusionate. Insomma assessore Granata: discreta la prima, ma facciamo meglio in futuro.giorgio Cavadi