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Repubblica/Milano: Stop all´orario corto per i professori

Le ore non lavorate saranno destinate a supplenze e corsi di recupero Contrari i sindacati: la circolare viola i diritti contrattuali e danneggia gli insegnanti precari

02/04/2010
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la Repubblica

FRANCO VANNI

Gli insegnanti non potranno più lavorare solo 15 o 16 ore a settimana anziché 18, come prevede il contratto. Una circolare della direzione scolastica abolisce infatti l´"orario corto", formula prevista nelle scuole con numerosi studenti pendolari: per consentire ai ragazzi di non perdere il treno, infatti, molti istituti (soprattutto tecnici e professionali) accorciano le ore di lezione da 60 a 50 minuti anticipando l´uscita da scuola. Con il risultato che, a conti fatti, i professori alla fine della settimana hanno lavorato per 2 o 3 ore in meno. Da oggi, quelle ore vanno recuperate: «Ogni preside - dispone la circolare - definirà l´eventuale recupero del tempo scuola per gli alunni e del tempo lavoro per i dipendenti, tenendo presente che l´orario di lavoro del personale docente va prestato a favore dell´intera scuola». Traduzione: i professori usino quelle due o tre ore per fare supplenze e corsi di recupero ai ragazzi.
Se fra gli studenti la prospettiva di dover tornare a scuola per un paio d´ore in più provocherà al massimo qualche mugugno (tanto più che la riforma Gelmini ha ridotto il numero delle ore di lezione settimanali), gli insegnanti sono sul piede di guerra. E già si sono rivolti ai sindacati. Attilio Paparazzo, segretario provinciale di Flc-Cgil, spiega: «Il nostro contratto dice chiaramente che in caso l´orario sia ridotto per ragioni di "forza maggiore", ad esempio avere un alto numero di studenti pendolari, quelle ore di lavoro non vanno recuperate». E invita le scuole «a non tenere conto della nuova indicazione, dal momento che è in conflitto con il contratto». La circolare precisa però che «il pendolarismo studentesco è tutt´altro che eccezionale e imprevedibile», quindi verrebbe meno il presupposto della "forza maggiore". E precisa che, se è legittimo accorciare l´orario alla prima e all´ultima ora, non lo è nel resto della mattinata.
La disputa, seppur giocata sull´interpretazione di norme antiche e complesse circolari ministeriali, riguarda però la sostanza dell´organizzazione del lavoro in centinaia di scuole. Se saranno i docenti di ruolo a dover sostituire i colleghi assenti e fare corsi di recupero, il ministero risparmierà i soldi necessari a chiamare insegnanti supplenti. Dall´altro lato, però, il rischio è che non vengano più chiamati a lavorare, almeno per quelle ore, i docenti precari che attendono di essere stabilizzati.


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