Repubblica-La Sicilia tra libri di testo e realtà
La Sicilia tra libri di testo e realtà CORRADO AUGIAS C aro Augias, ogni forma di arroganza di cui credo la Sicilia non abbia l'esclusiva, è da condannare. Solo per noi spesso assurge...
La Sicilia tra libri di testo e realtà
CORRADO AUGIAS
C aro Augias, ogni forma di arroganza di cui credo la Sicilia non abbia l'esclusiva, è da condannare. Solo per noi spesso assurge a dignità di "carattere antropologico" dei siciliani. Il fatto raccontato dal giovane lettore Dario Masano è disdicevole ma non rappresenta, le assicuro, uno spaccato di vita isolana. Ho vissuto sei anni sotto scorta guidando la commissione regionale Antimafia, subìto due tentativi di attentato, ordinato da assessore dei Beni culturali, contro tutto e tutti, l'avvio delle demolizioni nella Valle dei Templi, riorganizzato e rilanciato il sistema dei beni culturali, della pubblica istruzione e dell'università in Sicilia, giro abitualmente predicando legalità, identità culturale, innovazione. La mafia è ancora un problema per la Sicilia, ma grazie al sacrificio di tanti, tra i quali Paolo Borsellino, del quale mi onoro di essere stato amico (come sono amico della sua famiglia), la nostra regione è profondamente cambiata, rinnovata. Non faccio la guerra ad alcun libro, professo la religione della libertà. Ho semplicemente consigliato alle singole autonomie scolastiche di "riconsiderare" l'adozione di un libro scontato e superficiale dove, tra varie "perle", si può leggere che "regioni come la Sicilia, la Calabria e la Campania sono da evitare perché sotto il controllo della criminalità organizzata". Questi i fatti. Nonostante tutto la Sicilia sta cambiando e i siciliani continuano a crederci, tranne quelli che coltivano l'autoflagellazione. Serve invece passione politica, impegno civile, tutela dei diritti, cultura: tutte cose che lei, dottor Augias, ha sempre portato avanti, anche se stavolta ha sbagliato bersaglio.
Onorevole Fabio Granata
Beni culturali e Pubblica istruzione Regione Sicilia
O norevole Granata, nessuno è più contento di me nell'apprendere le notizie che cortesemente mi fornisce. Ricordo che stiamo parlando di un libro di geografia che contiene anche alcune valutazioni crude sulla Sicilia, la soggezione della sua economia dalle provvidenze di governo, l'intreccio politica/criminalità che è del resto quello di cui parlava Sciascia e tanti romanzi, film e sceneggiati.
Assessore Granata, guardiamoci negli occhi. Lei davvero crede che la circolare con la quale invita a "riconsiderare" l'adozione di quel libro verrà presa da presidi e professori che al suo assessorato guardano per cento motivi come un "semplice consiglio"? O non ritiene che per convenienza, quieto vivere, senso dell'opportunità, perché no vigliaccheria, sarà invece interpretata come un ordine? E se così sarà interpretata, dove andrà a finire quell'autonomia di cui presidi e professori dovrebbero godere per legge?
Ho guardato il libro che l'editore Principato mi ha fatto avere. Ci sono dei difetti e in una precedente rubrica (23 aprile) ne ho segnalati alcuni. Ma con franchezza, assessore, ammetta che ha disturbato del libro il modo in cui si parla di cose che in genere si preferisce "lavare in famiglia". Stampate nero su bianco hanno fatto effetto. E se fosse proprio quello il mezzo? Gridarle ai quattro venti, perché tutti sentano e capiscano che il governo siciliano non è più disposto a tollerarle, che lei e i suoi colleghi siete dalla parte della Sicilia che cambia e vuole dimenticare un passato vergognoso.
Come sarebbe gentile se scrivesse due righe al giovane Dario Masano rassicurandolo, dicendogli che la Regione veglia sui suoi diritti, che la lotta alla mafia è tra i suoi obiettivi primari, che i libri si criticano, non si censurano.