Repubblica it: "La mia prof siciliana e bravissima
Gelmini: mai detto che i docenti che insegnano negli istituti del Sud abbassano la qualità I corsi che vogliamo varare saranno un incentivo a migliorare, non un segnale di sfiducia
di MARIO REGGIO
ROMA - "Non penso e non ho mai detto che i docenti che insegnano negli istituti del Sud abbassano il livello della nostra scuola. Ci sono insegnanti bravi sia la Nord che al Sud. La mia professoressa di italiano alle medie era siciliana e bravissima".
Mariastella Gelmini replica così alla bufera che si è levata dopo il suo intervento di sabato sera al convegno di Cortina d'Ampezzo.
Lei ha parlato di corsi intensivi per i docenti delle scuole del Sud.
"Mi riferivo ai dati delle indagini Ocse-Pisa sui livelli di apprendimento degli studenti italiani che vengono effettuate ogni due anni. E l'Italia non ne esce bene. I numeri evidenziano con chiarezza che una difficoltà maggiore delle scuole del Sud rispetto a quelle del Nord sia nei livelli di apprendimento relativi alla lettura, alle scienze ed alla matematica. Quindi è la scuola a mancare di una forte progettualità e a registrare nel complesso un gap rispetto al Nord. Ritengo quindi che la scuola del Sud vada aiutata a migliorare rispetto ai livelli di apprendimento degli studenti".
Allora cosa vuole fare per risolvere i problemi delle scuole del meridione d'Italia?
"Non ho mai detto né pensato che i docenti del Sud siano meno preparati di quelli del Nord. Il nodo riguarda la prossima indagine Ocse-Pisa e per arrivarci preparati stiamo studiando con l'Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico un progetto che prevede corsi di formazione per gli insegnanti e di preparazione per gli studenti basati solo sui test dell'Ocse. Chiederemo ai docenti di fare questo ulteriore sforzo e non perché non siano preparati".
Lei ha studiato a Brescia. Avrà avuto di sicuro professori del Sud.
"Certo. Alle medie inferiori ha avuto un'insegnante di italiano, storia e geografia, la professoressa Laterzo, siciliana e bravissima".
A settembre inizierà il confronto sulle misure del governo con i sindacati e non sarà un giro di valzer.
"La scuola italiana ha bisogno di una svolta radicale. Ora il bilancio del ministero è destinato per il 97 per cento agli stipendi, ma così il sistema non potrà reggere ancora a lungo".
Che cosa serve, secondo lei, a parte il taglio di 85 mila posti di lavoro?
"Intanto è necessario introdurre il principio della valutazione dei docenti indipendentemente dalla provenienza geografica, in secondo luogo garantire la continuità didattica. Un docente non se ne può andare nel bel mezzo dell'anno scolastico, ma deve seguire l'intero ciclo scolastico".
Sui tagli, o razionalizzazione come la chiama il governo, pensate di farcela?
"Presenterò il piano alle parti sociali e sono fiduciosa che il confronto con i sindacati possa essere costruttivo e utile per individuare le soluzioni migliori".
Non le sembra solo una lontana speranza?
"Oggi c'è un livello di insoddisfazione generalizzato tra le famiglie ed anche tra gli insegnanti. Noi prevediamo una razionalizzazione delle spese e da lì passa l'introduzione della meritocrazia grazie alla riduzione degli sprechi, premiando chi lo merita e raggiunge i migliori risultati riusciremo a risparmiare il 30 per cento".
Come?
"Agiremo sui programmi, i concorsi, l'orario di lavoro".
E se troverete forti resistenze?
"L'opposizione drastica non verrebbe capita dall'opinione pubblica. Confido nel senso di responsabilità del sindacato, o almeno di una parte. Ma il piano del governo va attuato".