Repubblica-Da Bari riparte la marcia dei prof
Da Bari riparte la marcia dei prof: non siamo desaparecidos Ieri mattina i segretari nazionali dei sindacati hanno rilanciato l'offensiva: il 9 marzo manifestazione a Roma "No alla scuola di pochi r...
Da Bari riparte la marcia dei prof: non siamo desaparecidos Ieri mattina i segretari nazionali dei sindacati hanno rilanciato l'offensiva: il 9 marzo manifestazione a Roma
"No alla scuola di pochi ricchi"
ELENA LATERZA
Una nuova mobilitazione nazionale è alle porte: i lavoratori della scuola sono pronti a scendere in piazza, sabato 9 marzo a Roma, uniti sotto lo slogan "Per una scuola di qualità", per mantenere alta la tensione intorno alle principali questioni relative all'istruzione pubblica. E' stato annunciato ieri mattina, durante un'assemblea organizzata dalle Rappresentanze sindacali unitarie della provincia di Bari, dai dirigenti nazionali del comparto scuola di Cgil, Cisl e Uil. Durante l'incontro, intitolato "La scuola che verrà", è emerso il desiderio comune di impegnarsi non solo per la difesa di un'istruzione pubblica, laica, libera e pluralista, ma anche la volontà di spingere affinché la Regione Puglia inizi a fare un'azione di serio investimento sulla qualità del suo sistema d'istruzione. In questa prospettiva le Rsu si propongono come protagoniste nel loro ruolo di interlocutori privilegiati nei processi di riforma e nelle relazioni sindacali. Enrico Panini, segretario generale Cgil Scuola, non ha esitato a fare un bilancio sulla situazione attuale: "La legge di riforma della Moratti fa tornare indietro di diversi decenni l'orologio della scuola nel nostro Paese. Chiedendo la delega su questo disegno di legge forse si dimentica che la scuola è un bene di un Paese, non di un Governo. C'è poi la questione dell'obbligo scolastico: in tutta la legge non compare mai la parola 'obbligo', un modo per far entrare l'istruzione nel Far West del mercato. In quest'ottica ognuno dovrà arrangiarsi, e le possibilità di frequenza dipenderanno dalle condizioni ambientali e familiari. Per questo chiediamo il ritiro della delega e, supportati dalla raccolta di centomila firme, spingiamo per l'apertura nel Paese di un confronto partecipato sulla riforma".
L'intervento del segretario della Cgil si sofferma sulla riduzione delle risorse economiche destinate alla scuola: solo nel prossimo anno scolastico saranno tagliati 8500 posti tra gli insegnanti. Nei prossimi tre anni la cifra complessiva toccherà le 36 mila unità. A questo si aggiunge la volontà espressa dal ministro di ridurre del 15 per cento la spesa sui docenti nell'arco di cinque anni. "Mentre in Italia le risorse destinate all'istruzione vengono ridotte commenta Panini - gli altri paesi dell'Unione Europea investono sempre più nel sistema scolastico. Ad oggi siamo già fanalino di coda, di questo passo perderemo ulteriori posizioni. Il problema è che nella politica di bilancio del Governo la scuola è considerata come una spesa e non come un investimento". Tre giorni fa il Parlamento ha approvato un disegno di legge che riforma gli organi collegiali della scuola, iniziativa che Panini definisce: "Un provvedimento iniquo, che riduce i docenti a delle comparse e il personale non docente a dei 'desaparecidos', visto che scompaiono da ogni organo. Ai genitori è lasciato un minimo spazio di contestazione, mentre i crocevia di tutto diventano i capi d'istituto. L'effetto è che la scuola si trasforma in un'impresa privata. La scuola dell'autonomia diventa, quindi, strumento per privatizzare l'istruzione". "Sulla riforma ha detto nel suo intervento Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola - manteniamo le nostre perplessità, soprattutto per quanto concerne la parte dei programmi affidati alle Regioni e l'anticipazione precoce della scuola dell'infanzia. Confermiamo che occorrono scelte condivise, certezze e tutele per tutto il personale, opportunità di valorizzazione professionale. Verificheremo quali sono gli impegni del Governo per la specificità della scuola. Alla complessità e alla specificità del lavoro svolto dai docenti e dal personale Ata deve corrispondere un adeguato riconoscimento retributivo. Dopo l'incontro del 5 febbraio ci sono le condizioni per credere in un negoziato che porti ad avere aumenti per ottobre".
Sulla riforma degli organi collegiali, che introduce la figura del garante degli utenti, anche Di Menna esprime un parere negativo, mentre guarda con favore all'impegno di acquisire un tavolo permanente di confronto con il Governo sulla definizione del piano pluriennale d'investimenti, sugli organici del personale docente e Ata, sugli aspetti di applicazione della riforma che hanno ricaduta su personale e organizzazione e infine sulla funzionalità dei servizi in merito a eventuali interventi di terziarizzazione. Sulla stessa linea dei precedenti interventi si colloca il discorso di Mario Guglietti, della Cisl, che aggiunge: "I dirigenti scolastici non devono aver paura di fare richieste che tengano conto delle esigenze formative della scuola, non devono autocensurarsi. Quindi se ci devono essere dei tagli bisogna ribadire che non devono partire proprio dall'istruzione". Anche Guglietti punta il dito sul deficit di partecipazione democratica intorno al progetto di riforma: "Bertagna è stato solo in quaranta scuole, quando in Italia ce ne sono diecimila: quella che ha fatto è una consultazione virtuale, altro che consultazione preventiva seria. Sono stati privilegiati gli Stati generali, ma anche lì le rappresentanze erano scelte su basi unilaterali. In quest'ottica si inserisce anche la legge delega, un ulteriore strumento per evitare un ampio dibattito". Il 7 marzo è in programma un incontro con il ministro Moratti.