Repubblica/Bologna: Tagli, la rivolta degli Atenei
"Tremonti ci mette in ginocchio". Il 21 luglio summit dei rettori emiliani
Sarà una riunione straordinaria congiunta con più di un centinaio di presidi
ILARIA VENTURI
TAGLI indiscriminati che metteranno a rischio la gestione degli stessi Atenei e che porteranno ad un aumento delle tasse per gli studenti. «No grazie, noi non ci stiamo». I quattro rettori dell´Emilia Romagna, si muovono, per la prima volta insieme, contro il decreto del governo che anticipa la Finanziaria e che prevede la scure sull´università. Alzano la voce, in linea con la bocciatura già espressa dalla Conferenza dei rettori italiani alle «disposizioni urgenti» firmate Tremonti, e si fanno sentire con un´iniziativa, la prima nella storia accademica di questa Regione, che farà clamore. Il 21 luglio all´aula absidale di Santa Lucia i rettori Pier Ugo Calzolari, Patrizio Bianchi (Ferrara), Giancarlo Pellacani (Modena e Reggio Emilia) e Gino Ferretti (Parma) hanno convocato i rispettivi senati accademici e consigli di amministrazione. Sarà una riunione straordinaria congiunta degli organi accademici - più di un centinaio di presidi di Facoltà, docenti e rappresentanti del personale amministrativo e degli studenti - per «testimoniare il ruolo che il sistema universitario dell´Emilia Romagna intende oggi giocare per il futuro del territorio e del Paese».
La decisione è stata presa venerdì dopo un incontro tra i rettori all´università di Bologna. In passato, con il ministro Moratti, Pier Ugo Calzolari aveva già convocato un´assemblea d´Ateneo, questa volta a muoversi sono i vertici di tutti gli Atenei emiliano romagnoli. I quattro Magnifici hanno deciso di intervenire con un documento unitario per far sì che l´università pubblica non sia messa in ginocchio. «Sentiamo il dovere di rivolgerci alla comunità, consci della tradizione, del prestigio e del peso nazionale delle nostre Università», la premessa. Nel mirino il decreto 112 dello scorso 25 giugno che prevede il blocco del turn over del personale universitario, un taglio al Fondo di finanziamento ordinario delle università pubbliche (1,5 miliardi nell´arco di cinque anni a livello nazionale), la penalizzazione sugli stipendi dei docenti, che diventa «insostenibile per il personale tecnico amministrativo e per i ricercatori», scrivono i rettori. «Questa riduzione drastica delle risorse finanziarie e umane, oltre a mortificare l´intero insieme di professionalità e competenze all´Università mette a serio rischio la funzione didattica e nel contempo la sostenibilità delle attività di ricerca», denunciano senza mezzi termini Calzolari, Bianchi, Ferretti e Pellacani. «Non può sfuggire a nessuno che i tagli fortemente progressivi previsti dal decreto renderanno problematica la stessa gestibilità degli atenei». Netta è anche la bocciatura per la via d´uscita proposta dal governo, ovvero la trasformazione delle università pubbliche in fondazioni: un provvedimento «ancora confuso e inadeguato nel suo articolato che non motiva in nessun modo la convenienza a muoversi verso tale trasformazione».
I rettori rivendicano l´operato svolto in questi ultimi dieci anni, una sorta di modello emiliano: la qualità dell´offerta formativa, il sostegno all´innovazione e allo sviluppo territoriale, «processi che saranno lesi da questo quadro di incertezza». Si dicono pronti a ulteriori controlli («per primi abbiamo richiesto valutazioni severe») e a ulteriori interventi di qualificazione della spesa, ma «nell´ambito di un quadro nazionale che valorizzi e valuti la qualità della didattica, della ricerca, dell´amministrazione e dell´impatto sulle realtà locali». E suonano l´allarme sul rischio più temuto dagli studenti, l´aumento delle tasse. «Appare evidente che le università dell´Emilia Romagna, che sono tra le più attrattive di tutto il Paese e che si sono segnalate per la qualità della loro offerta didattica e della ricerca scientifica, verranno profondamente segnate da tagli indiscriminati, che necessariamente porteranno a dover ridefinire il costo d´accesso alle università per gli studenti e per i servizi educativi».
Intanto i sindacati sono sul piede di guerra, dalle Unità di base che protestano, «un disastro», alla Cgil che ha convocato per martedì un´assemblea per i dipendenti dell´Alma Mater. Anche i parlamentari bolognesi del Pd si sono mossi, a conti già fatti: per l´Ateneo bolognese si prevedono nel 2009 3,7 milioni in meno che diventeranno 26,5 nel 2013.