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Repubblica-Bologna-Scuola, le casse sono vuote e gli sponsor non arrivano

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31/03/2004
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la Repubblica

Pagina V - Bologna
L'ex provveditore Marcheselli lancia un appello: "Fate donazioni"
Scuola, le casse sono vuote e gli sponsor non arrivano
De Notariis: "Attenzione però a non creare istituti di serie A e di serie B e a non portare verso la privatizzazione"
ILARIA VENTURI


CARI cittadini, ricordatevi delle scuole. Anche in punto di morte, magari con una donazione. L'appello arriva dal direttore del Centro servizi amministrativi Paolo Marcheselli. "Perché no?", si chiede l'ex provveditore.
"Una volta non era possibile, ma ora con l'autonomia anche le scuole possono ricevere donazioni. Per questo faccio un appello ai bolognesi. Se un cittadino benemerito tra le sue ultime memorie vuole ricordarsi della scuola ora può farlo". La richiesta nasce dall'analisi della situazione finanziaria degli istituti scolastici. Le casse sono sempre più magre. A volte non ci sono i soldi neanche per le tende. Le collette dei genitori per finanziare attività, corsi e visite guidate si moltiplicano. E gli sponsor dove sono? L'autonomia ha concesso la possibilità agli istituti di arrotondare i sempre più esigui fondi ministeriali con l'aiuto dei privati. Ma pochi si fanno avanti. Anche perché c'è il problema dell'ingresso della pubblicità nelle aule. A volte nemmeno i Comuni ce la fanno. E' il caso dei corsi per il patentino per guidare il ciclomotore, organizzati all'interno delle scuole. Il Comune di Bologna, svelano i genitori, ha chiesto alle scuole un contributo per pagare lo straordinario dei vigili. Rimangono le Fondazioni bancarie. Una ricerca di Rassegna autonomia scolastica rivela che in Emilia Romagna le Fondazioni erogano uno stanziamento annuale di 25-30 milioni di euro (la quota comprende però anche i fondi per le università e per iniziative di solidarietà sociale).
Nel 2003 la Fondazione Carisbo ha stanziato 6,6 milioni di euro per la scuola di Bologna. Ma gli enti preferiscono un rapporto con il Csa più che con le singole scuole. Più difficile cercare fondi per le attività quotidiane. Anche trovare un logo commerciale sulle magliette della squadra di pallavolo può diventare un'impresa. "I privati cercano di individuare un ritorno d'immagine, e non tutte le scuole si prestano - spiega il dirigente Marcheselli - l'istituto alberghiero, ad esempio, ha un numero enorme di sponsor nel settore alimentare, ma la scuola elementare di montagna al massimo può avere qualche soldino dalla banca". Eppure, a sentire i responsabili dell'alberghiero di Castel San Pietro non è tutto così facile. "I privati sono sempre più generosi verso una singola iniziativa - dice la direttrice amministrativa Liviana Conti - ma trovare sponsor fissi è difficile anche per una scuola come la nostra".
Tanto è vero che i futuri chef continuano ad andare a scuola con divise pagate di tasca propria. E poi c'è il problema del ritorno pubblicitario che gli sponsor chiedono. "Le famiglie hanno paura che vengano lesi i diritti dei loro figli. Per fare accettare questo tipo di cose ci vuole così tanto tempo che piuttosto ci attacchiamo agli enti locali" spiega Ermida Rucci del liceo Copernico. E dal Righi confermano: "Le scuole sono ancora ferme alla gestione centralista. Forse è ancora presto". A mettere in guardia dai pericoli è il dirigente scolastico del Galvani Ottavio de Notariis: "Attenzione all'apertura agli sponsor - dice - il rischio è quello di creare scuole di serie A e di serie B. In realtà quando è stata introdotta l'autonomia il ministero aveva promesso di reintegrare i fondi delle scuole in difficoltà, ma questo non è avvenuto. Si rischia inoltre che la scuola pubblica vada sempre di più verso la privatizzazione, gli sponsor vogliono diritti e riconoscimenti". E' chiaro, continua De Notariis che il nostro liceo fa meno fatica a trovare sponsor.
"Per cambiare delle tende esterne delle finestre mi sono dovuto rivolgere ai privati e ai genitori ed ho così risolto il problema. Anche per un corso di lettorato inglese ho chiesto un piccolo contributo alle famiglie". "Mi preoccupa - conclude - la differenza tra scuole che si verrebbe a creare".


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