Repubblica/Bologna: presidi: "Servono risorse come per il sostegno all´handicap"
L´opinione dei dirigenti che ogni giorno affrontano il problema nelle loro scuole
"Al quartiere S.Stefano è stato molto utile lo sportello psicopedagogico"
ELEONORA CAPELLI
Fenomeni di sradicamento, assenza delle famiglie, rifiuto dell´istituzione. Gli operatori non hanno dubbi e confermano i dati emersi dalla ricerca (della quale si parla in questa pagina, ndr): il disagio è in aumento tra gli studenti. Un disagio che si esprime attraverso l´aggressività, ma anche con l´indifferenza e la passività di ragazzi che si sentono sempre più "impotenti, esclusi, diversi", nella definizione di Vittorio Biagini, dirigente dell´Istituto Comprensivo di Rastignano e presidente dell´associazione scuole autonome di Bologna. "Carenza di riconoscimento e di accoglienza", continua Biagini, "sono problemi vissuti dagli studenti italiani e, in modo molto più intenso, dagli studenti stranieri", componente in netto aumento nelle classi. Anche i ragazzi italiani comunque si trovano a fronteggiare problemi di "crisi di identità" e di difficile ricerca dell´autonomia personale. Problemi che sarebbe "colpevole non affrontare perché il fenomeno sta raggiungendo proporzioni esplosive" avverte Pietro Bertacchi dell´Istituto comprensivo Lame. La scuola rischia di trovarsi ad agire con mezzi inadeguati in un contesto che, secondo Davide Fabbri del Manfredi-Tanari, "può degenerare". "Scuola e famiglia devono collaborare", spiega Daniela Turci, dirigente dell´ottava direzione didattica. "A noi è stata molto utile l´istituzione nel quartiere Santo Stefano di uno sportello psicopedagogico, nella mia scuola ho riscontrato infatti un assoluto aumento del disagio familiare". Il disagio nasce da piccole inadeguatezze come la difficoltà, evidenziata da Umberto Pampolini dell´Istituto Croce, a rispettare le regole della comunità fin dalle scuole elementari. In concreto, cosa si richiede alle istituzioni? "Così come vengono stanziate risorse per l´assistenza ai portatori di handicap, anche per combattere le manifestazioni di disagio serve un´assistenza specifica" chiede Leandro Venturi, dirigente della direzione didattica numero 13, che ha partecipato alla stesura del documento presentato oggi in Provincia. "Adesso si riceve assistenza solo nei casi in cui vengano certificati problemi di handicap", spiega Venturi, "mentre ci sarebbe bisogno di fondi ad esempio per lavorare in classe per piccoli gruppi, modalità che oggi, con i tagli al personale, è una chimera". Un modo anche per contenere il fenomeno delle bocciature in aumento. Che comunque non negano le responsabilità della scuola. Spiega Biagini: «Si dice che siamo in trincea, ma è anche vero che a volte si rischia di trincerarsi dietro alle modalità di intervento conosciute, di sedersi su prassi consolidate, perché non se ne conoscono altre. Noi per primi dobbiamo studiare di più, tenere aperte diverse possibilità culturali ed evitare di dire, ad ogni inizio d´anno, per questo problema, facciamo come l´anno scorso». |