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Repubblica/Bologna: Migliaia fino al Nettuno per difendere il tempo pieno

Bambini, genitori e insegnanti insieme in corteo con cartelli e striscioni

17/03/2007
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la Repubblica

I problemi della città

Le mamme con i passeggini: "Se continuano questi tagli alla scuola ogni anno sarà sempre peggio"

ILARIA VENTURI

LE previsioni del tempo di ieri pomeriggio, ore diciotto, in via dell´Indipendenza? «Tempo pieno instabile». E´ Chiara, dieci anni, a portare il cartello. Con le mamme e i papà. In almeno tremila hanno sfilato in corteo per difendere il tempo pieno nelle scuole elementari. Quello che c´è, ma non è garantito da una legge, quello che non c´è per settembre (duemila bambini esclusi) e quello che non ci sarà. «Se continuano questi tagli alla scuola ogni anno sarà sempre peggio», dicono le mamme mentre spingono i passeggini, i papà con i figli in spalla, le insegnanti con i loro alunni per mano. Tornano, dopo gli anni caldi anti-Moratti, le famiglie in piazza. Palloncini, fischietti, gli slogan, anche rivolti al presidente della Repubblica che ha appena lasciato Bologna: «Napolitano al tempo pieno non rinunciamo». I cartelloni colorati dai bambini. Sono loro a parlare. Pietro, scuole Zamboni, dove la seconda classe a tempo pieno non è stata concessa: «A noi piace, per questo ne vogliamo un altro». I bimbi di seconda delle Silvani scrivono: «Vogliamo il tempo pieno di libri, gruppi al computer, palestra e di mangiare insieme alle maestre». Gli alunni delle Scandellara ritmano: «Fioroni, Fioroni, non prendere i mosconi, la riforma Moratti dalla in pasto ai gatti».
Poi le mamme. Lorena: «Sono qui anche per le mamme che hanno i miei problemi, io sono sola, devo dire grazie alla scuola». Balla Francesca Frabboni dietro alla mini banda che suona: «Non ci toccate la scuola». «Ci siamo anche noi a difendere la formazione dei nostri figli, tagliare insegnanti e fondi alle elementari è una vergogna», si fa sentire Sergio Palombarini. I papà, di sinistra, non si tirano indietro. «Mi sento preso in giro dopo cinque anni di lotta al fronte contro la riforma Moratti», si sfoga Gaetano Passarelli. «Ho mia figlia al tempo pieno, la seconda chissà - dice Angelo Guerriero - quello che stiamo difendendo è un modello di scuola dove i contenuti sono di qualità e lo facciamo per tutti quelli che ne sono rimasti esclusi». Le maestre delle Don Marella spiegano cosa sta succedendo con i tagli: «Da noi mancano due insegnanti, per garantire 40 ore in prima non siamo più presenti in due maestre nelle altre classi, anche le insegnanti di inglese e religione tengono le classi da sole, quando manca una di noi facciamo gli straordinari, entri a scuola al mattino, esci per un´ora e torni di corsa al pomeriggio.
I nostri bimbi ormai non mangiano più con la loro maestra, ci dobbiamo scambiare i turni ogni giorno. Così non si può andare avanti, andrà a finire che porteremo le brandine per stare a scuola e coprire tutte le ore». Quelli delle Romagnoli aggiungono: «Contro i tagli alla scuola, contro lo scippo del tfr». Ci sono, tra le tante, le scuole Longhena, Chiostri, Bottego, Fortuzzi, Silvani, XVIII Aprile, l´istituto comprensivo 11, il X Circolo.Sfila la provincia. «Granarolo protesta», «Medicina c´è», San Lazzaro pure. Sono arrivati con il treno da Bazzano e Monteveglio.
Ci sono i sindaci di Casalecchio e San Lazzaro, c´è Paolo Rebaudengo. Per Giorgio Archetti, assessore diessino a San Lazzaro è un dejà vu: «Dopo trent´anni non è possibile. Allora ero un giovane papà, oggi dico che le istituzioni devono essere più vicino a questi genitori». Milli Virgilio arriva quando il corteo è già al Nettuno, «problema vero». Sfilano i politici di Rc, Verdi e l´Altra Sinistra, i Cobas, i Comitati di base. E Cgil, Cisl e Uil scendono in piazza con i segretari generali della scuola.
Enrico Panini, Flc-Cgil, è netto: «Le 102 classi rimaste escluse a Bologna devono essere garantite. Nessuno sconto». Francesco Scrima, Cisl, attacca: «Non c´è stata da parte della dirigenza provinciale e regionale una gestione degli organici puntuale, Fioroni deve inviare un dirigente ministeriale per fare il punto della situazione, cioè dare tutti i posti necessari». Così Pino Turi, Uil: «Se non credono a noi, credano almeno a questa gente».


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