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Repubblica/Bologna: La svolta dell´Ateneo "Docenti, più ore di lezione"

E´ la nuova linea di indirizzo approvata dal Senato: i prof dovranno adeguarsi al tetto massimo di insegnamento

14/03/2007
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la Repubblica

La svolta dell´Ateneo "Docenti, più ore di lezione"

I ricercatori diventeranno professori aggregati ma dovranno fare didattica senza compenso

ILARIA VENTURI

DOCENTI costretti a insegnare di più. E ricercatori che conquistano il titolo di «professore», anche se aggregato. Con la conseguenza che faranno lezione gratuitamente almeno per un corso da 60 ore. «Siamo contrari», dice Anna Borghi della Rete dei ricercatori bolognese. «Non ha senso che vengano imposte 60 ore di didattica ai ricercatori, è un peggioramento consistente. In questo modo saltano anche le possibilità per i precari di avere contratti».
Arriva in Ateneo una piccola rivoluzione negli obblighi didattici dei docenti. Linee di indirizzo approvate dal senato accademico che spaccano i ricercatori e sulle quali lo stesso rettore prevede «resistenze». «Ci saranno», commenta Pier Ugo Calzolari, «come in tutte le innovazioni che vengono introdotte». Dal prossimo anno accademico i docenti che prima, secondo un regolamento d´Ateneo, potevano fare dalle 90 alle 120 ore di didattica in aula (lezioni ed esercitazioni), dovranno adeguarsi al tetto più alto: 120 ore, che per facoltà come Ingegneria corrispondono a due corsi all´anno, mentre per altre, come Architettura, a uno solo.
«Abbiamo applicato la nuova legge», spiega il prorettore alla didattica Guido Masetti. «Così ci sarà un riequilibrio tra chi fa di più e chi fa di meno». I docenti dell´Alma Mater mediamente superano già le 120 ore: ne fanno 124. Ma c´è anche chi ne fa meno e dovrà aumentare il carico didattico. Con proteste inevitabili.
«L´applicazione di questa nuova norma sarà graduale - frena Masetti - né ci sarà una esplosione di corsi per permettere a tutti i docenti di arrivare alle 120 ore. Le Facoltà troveranno il giusto adattamento, questo comporterà una revisione delle dimensioni dei corsi». Altro capitolo, i ricercatori. Gli stessi rappresentanti della categoria, spiega Masetti, hanno spinto per ottenere il riconoscimento del titolo di professore aggregato, come previsto dalla riforma Moratti. Ma c´è qualcuno che contesta.
«Un titolo finto», dice Marco Carricato di Ingegneria. La conseguenza è che se prima, almeno in alcune Facoltà, il corso (opzionale almeno sulla carta) veniva pagato, ora è stato istituzionalizzato il fatto che i ricercatori devono fare didattica senza compenso aggiuntivo in cambio del titolo di «docente». Possono essere retribuiti - recita il nuovo regolamento - solo gli incarichi svolti oltre le 60 ore di didattica cosiddetta «frontale», ovvero in aula, e comunque nel limite delle 120 ore. «Le difficoltà di bilancio sono note a tutti», allarga le braccia il rettore. Piero Morelli, ricercatore di Costruzioni di macchine, protesta: «Già i soldi sono pochi e l´impegno didattico è molto, così si sancisce il fatto che le supplenze da 60 ore non ci saranno mai pagate. Siamo tutti qui a piangere miseria, questo non ci aiuta». C´è invece chi considera il titolo di «professore» una opportunità, il riconoscimento dell´attività didattica da sempre svolta dai ricercatori in modo invisibile. Ma il mondo della ricerca è attraversato in questi giorni anche da un altro malessere. I ricercatori del Cnr, con la rete dei precari universitari, si sono mossi con un appello al ministro Mussi per chiedere chiarezza e garanzie sulle immissioni in ruolo previste dalla Finanziaria. Solo al Cnr di Bologna su circa 600 ricercatori, oltre duecento vivono di assegni e borse di studio.


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