Repubblica-Bologna-La conoscenza per lo sviluppo

C'è qualcosa di più profondo
La conoscenza per lo sviluppo
PAOLA BONORA

Ci siamo appena persuasi che la conoscenza è un bene comune chiave di accesso allo sviluppo e a una società avanzata che arriva la doccia fredda dell'analfabetismo. Dati da brivido già in generale: sei milioni di analfabeti raggelano, il 66% di analfabeti e semianalfabeti sono una catastrofe che ha dell'incredibile. Quadro ancora più fosco nei confronti regionali: alla cronica disparità tra Sud e Nord si assommano la frantumazione e le contraddizioni di una società che si divarica sempre più.
Specchio della nostra condizione. Che spiega il declino dell'economia, il degrado sociale, il pantano di ignoranza su cui finiscono per dominare le demagogie oggi in voga. Problemi che attengono il piano economico ma prima di tutto la dimensione civile della convivenza e della governabilità. Una società spaccata, irretita dai consumi, ignara e facile preda delle propagande di qualsiasi natura. In cui il saper fare e la saggezza antichi, contadini e poi artigiani, sono degenerati senza evolversi. Bombardati dalla multimedialità trentacinque milioni di italiani vivono della cultura orale del chiacchiericcio. Si nutrono di talk show e sms. Ma se preferiscono, come qualcuno vanta, i cellulari ai percorsi di acculturazione qualcosa non ha funzionato. Molte cose non hanno funzionato. Principale imputato è il mondo dell'istruzione, è naturale, e siamo tutti colpevoli.
Ma c'è qualcosa di più profondo che non va. L'accettazione implicita di questo stato di cose. La sua tacita legittimazione sociale. La conoscenza, quella più elementare e basica, non è un segno di status. La sua mancanza non avvertita come svilente. Questo è il dato antropologico più drammatico. Un problema di civiltà.