Repubblica-Bologna-In migliaia in corteo per dire no alla Moratti
Gli slogan contro la riforma della scuola appena approvata si sono mescolati a quelli per la pace In migliaia in corteo per dire no alla Moratti Tra i manifestanti anche la Bastico ...
Gli slogan contro la riforma della scuola appena approvata si sono mescolati a quelli per la pace
In migliaia in corteo per dire no alla Moratti
Tra i manifestanti anche la Bastico
Bertolini (FI) ha chiesto le dimissioni dell'assessore per la presenza in piazza
Tra i motivi dell'agitazione anche il rinnovo del contratto dei docenti
ANDREA CHIARINI
Ancora in migliaia in corteo e davanti a tutti due bambini con una bandiera arcobaleno della pace. Quindicimila per gli organizzatori, la metà per la questura. Ieri si manifestava - con sciopero degli insegnanti - per la scuola, contro la riforma Moratti e per il rinnovo del contratto, ma la guerra esplosa in Iraq ha trasformato la giornata nell'ennesima sfilata pacifista. Bandiere, slogan, fischietti assordanti. Alle nove del mattino gli studenti da piazza del Nettuno sono andati incontro al corteo degli insegnanti che partiva da piazza XX settembre, un abbraccio ideale per poi risalire verso il Nettuno riempiendo tutta via Indipendenza. Sul palco la firma di Cgil, Cisl e Uil, dello Snals, della Gilda, dei Cobas e del movimento studentesco. Precari, le maestre dei nidi, gli insegnanti di sostegno "che si sentono tagliati fuori". Quelli che sotto le bandiere della Gilda ricordano amareggiati che in fondo sul contratto si tratta di una cifra "che equivale a un paio di jeans dei nostri figli". E ancora i ragazzi colorati, dipinti.
Sono arrivati non solo dalle scuole cittadine, ma anche da Ferrara, da Imola, da Reggio Emilia inseguendo l'immancabile altoparlante che rilancia "Bella Ciao". Mai una schieramento così vasto, per una giornata di sole e protesta, raccolto sotto lo striscione che teneva insieme tutti: "La scuola contro la guerra". Al microfono Lorenzo Marini, studente del Righi, ha citato i "cimiteri solitari" di Neruda e ha ricordato che "anziché investire 80 milioni di dollari nella guerra petrolifera, gli Usa avrebbero potuto aiutare milioni e milioni di persone che soffrono". Per lui gli applausi della piazza quando ha aggiunto: "Siamo fieri di quel che facciamo in classe sia per la difesa della scuola pubblica che contro la guerra". Allo sciopero, secondo le stime dei sindacati, avrebbe aderito più dell'80% dei lavoratori in regione, anche se la nuova modalità di raccolta ufficiale dei dati, criticata dal palco, prevede l'accentramento dei dati al ministero e quindi "una maggiore difficoltà ad averli in tempo reale". Molti i cartelli fatti in casa. I più gettonati: "Giù le mani dalla scuola" e "difendiamo la scuola pubblica".
"Oggi il tema è la scuola, il cui futuro ci preoccupa, ma non si poteva non manifestare anche contro la guerra" ha detto Danilo Barbi, segretario della Cgil regionale. In corteo anche l'assessore regionale alla Scuola Mariangela Bastico, da sempre avversaria politica del ministro Moratti: "La mia presenza qui - ha spiegato - è per la difesa e la valorizzazione della scuola pubblica, che non può che passare per un contratto adeguato per il personale docente. La riforma Moratti fa sorgere poi la preoccupazione che questa possa avere effetti negativi sull'intero sistema scolastico. Infine i temi della scuola e della pace, sono valori da sempre interconnessi. E non è un caso la risposta al tema della pace data oggi dal mondo della scuola".
Ma la partecipazione dell'assessore Bastico è stata criticata da Forza Italia, al punto che la coordinatrice regionale dei berlusconiani, Isabella Bertolini, ha chiesto le sue dimissioni perché "non garantisce più l'equilibrio indispensabile a chi svolge un ruolo istituzionale". Mentre la destra di Azione Giovani ha attaccato "il taglio fortemente pacifista della manifestazione che conferma la pochezza delle argomentazioni dei contestatori a tutti i costi". Per la deputata Ds Giovanna Grignaffini, ai piedi del palco, "la manifestazione per contenuti, presenze, proposte e parole utilizzate è stata un esempio di civiltà politica e istituzionale".