Repubblica/Bologna: Il Provveditore frena Caffarra: la scuola è laica
La replica di Chiappetta dopo l´appello del cardinale a spiegare il Natale tra i banchi anche ai bambini delle altre religioni
«La scuola, lo sanno bene i nostri insegnanti, è laica». Il nuovo dirigente dell´ufficio scolastico provinciale, Luciano Chiappetta, frena sull´appello del cardinale Carlo Caffarra a dire la verità sul Natale nelle scuole. «Nessun dubbio che il Natale vada spiegato - chiarisce il "provveditore" - ma senza urtare i sentimenti di chi pratica un´altra religione. Si deve dire "questo è il bambino Gesù", ma non "questo è il figlio dell´unico Dio"». Presidi e insegnanti si dividono. Ma in tanti protestano: basta ingerenze, lasciateci fare il nostro mestiere. Il vescovo Ernesto Vecchi però rilancia: «Non chiediamo ai bimbi di pregare in classe, ma non è reato dire che per i cristiani Gesù è figlio di Dio».
«La scuola è laica, gli insegnanti lo sanno bene. Perciò diranno "questo è il bambino Gesù", ma non aggiungeranno "è il figlio dell´unico Dio"». Il nuovo dirigente dell´ufficio scolastico provinciale Luciano Chiappetta tira il freno di fronte al caso sollevato dall´appello del cardinale Carlo Caffarra agli insegnanti («Non nascondete la verità sul Natale, non trasformate la festa dei cristiani nella festa del solstizio d´inverno»). Un richiamo di fronte al quale, a giudicare dalle prime reazioni, la scuola risponde con una certa irritazione. «Un tormentone infinito» lo definisce Mirco Pieralisi, maestro di lunga esperienza. E Maria Amigoni, preside a San Donato in una scuola con tanti bambini stranieri, trova addirittura che l´invito abbia «il sapore della polemica e della demonizzazione».
Ad alimentare la diatriba è la presa di distanza del nuovo «provveditore» Chiappetta che, commentando le parole di Caffarra, sostiene che «il Natale va spiegato agli alunni siano essi italiani o stranieri, ma con l´attenzione a non urtare i sentimenti di chi pratica una religione diversa». Cita il presidente Giorgio Napolitano, Chiappetta («Gli stranieri hanno il diritto, più che il dovere di conoscere la cultura di chi li ospita») però, aggiunge, «la scuola è laica e gli insegnanti, che sanno fare il loro mestiere, conoscono il sottile confine tra la spiegazione di una sua religione e la sua diffusione». Informare, insomma, ma non imporre una religione.
C´è naturalmente chi, come Elena Ugolini, cattolicissima preside del liceo Malpighi, si schiera con Caffarra («Il cardinale ha pienamente ragione: nessuno pensa di non rispettare un bambino musulmano quando dice che siamo nel 2007 dopo Cristo. Rispettare l´intelligenza e la libertà dei nostri alunni significa raccontargli la storia da cui veniamo»). Ma a prevalere sono le reazioni piccate. Andrea Graffi, dei «Genitori attivi per la scuola pubblica» la bolla addirittura come «un´ingerenza di cui non si sentiva il bisogno». «Lasciamo fuori la scuola da queste polemiche - sbotta - insegnanti e genitori non hanno bisogno di consigli su come comportarsi».
«Natale festa del solstizio? Mai presentato così e non so chi possa farlo nel mondo della scuola» spiega Amigoni. «Si presenta come una festa legata alla religione cattolica, senza però fare catechismo. Ma noi non nascondiamo nemmeno il ramadan. Le religioni esistono tutte e con pari dignità».
«Io dedico molto spazio alla storia delle religioni - racconta Pieralisi - ma rispetto anche il pensiero magico dei bambini e non interferisco sulle loro credenze rispetto a Babbo Natale. Nessuno può avere la paternità sul Natale. L´approccio interculturale va tenuto su tutti i fronti: diciamo che la Chiesa festeggia la natività di Cristo, ma anche che il Natale è patrimonio di tutti».
Opinione opposta quella del consigliere regionale di Forza Italia Ubaldo Salomoni che considera l´esortazione del Cardinale «una lezione sul ruolo fondamentale della scuola per facilitare l´integrazione di bambini di famiglie extracomunitarie».