Repubblica/Bologna: I pedagogisti dell´Ateneo contro la Gelmini
"Dire che tre insegnanti su due classi si giustificano solo per motivi occupazionali è un falso storico, possibile solo in una atmosfera cupa e restauratrice" -documento della conferenza dei presidi di Scienze della formazione di tutti gli Atenei italiani
ILARIA VENTURI
I PEDAGOGISTI dell´Alma Mater contro il maestro unico nella scuola primaria, uno dei passaggi più contestati della riforma Gelmini. Oggi il consiglio di facoltà di Scienze della Formazione voterà il documento della conferenza dei presidi di Scienze della formazione di tutti gli Atenei italiani in cui si esprime «netto dissenso» e in cui si chiede al ministro un ripensamento. «Presenterò il documento, ma mi aspetto una maggioranza bulgara», dice il preside Luigi Guerra. L´umore degli accademici che formano i futuri insegnanti è nero e nella protesta si schierano a fianco di genitori e insegnanti che già avevano fatto un appello all´Università. «Il maestro unico non ha una giustificazione pedagogica, viene reintrodotto perché si spende meno, non è accettabile», dice Eugenia Lodini, presidente del corso di scienze della formazione primaria, quello che forma gli insegnanti. La professoressa convocherà un´assemblea, appena riprenderanno le lezioni, con gli studenti e le associazioni degli insegnanti.
Mentre in Facoltà sarà organizzato un dibattito-convegno. La presa di posizione di Scienze della Formazione è netta. «La nostra non è una difesa d´ufficio, la Facoltà di fatto non avrà nessuna ripercussione da questo provvedimento visto che già dovremo limitare l´accesso a Scienze della formazione primaria a non più di 230 studenti», spiega Luigi Guerra. Il suo è un affondo a tutto il decreto di fine estate che cambia la scuola: «Ipotizzare che tre insegnanti su due classi siano stati previsti a suo tempo solo per motivi occupazionali è un falso storico, possibile solo nell´atmosfera cupamente restauratrice di questi anni - dice - E poi si sprecano le rassicurazioni da parte del Governo sulla sopravvivenza del tempo pieno: ma con quali soluzioni? Ci siamo usciti trent´anni fa dal doposcuola, ora torniamo indietro?». Per il professor Guerra il problema è anche il ritorno al voto in decimi e al voto di condotta, «una semplificazione assurda, pedagogicamente risibile, se non si prestasse ad usi scriteriati». In discussione anche il futuro professionale degli stessi studenti iscritti a Scienze della formazione. Eugenia Lodini mette in luce le contraddizioni: «Da un lato hanno reintrodotto il valore abilitante alla nostra laurea, poi però ci hanno tagliato i posti, infine il maestro unico, quando noi formiamo da anni un maestro plurale, con percorsi differenziati perché nessuno è più in grado di occuparsi di alfabetizzazione primaria da solo».