Repubblica/Bari: Una riforma contro gli atenei del Sud
C´è pericolo di una colonizzazione del modo di fare accademia da parte del Nord
L´intervento
FIAMMETTA FANIZZA
Il testo dello schema di decreto-legge emanato dal Governo denominato "Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca" mi sembra fondato su un vistoso paradosso, consistente nel fatto che, pur dichiarando di voler fondare questa riforma sulla meritocrazia e sulla "lotta al baronato", incentra tutte le novità proprio sulla promozione del ruolo dei professori ordinari: ad essi infatti viene conferita esclusiva rappresentanza nella composizione delle commissioni per il reclutamento del personale docente.
Scientemente, dunque, a fronte di un sistema universitario affetto da vecchiaia ? l´età media dei professori italiani è tra le più alte al mondo! ?, l´innovazione di questo testo consiste nello snobbare la figura dei ricercatori e dei professori di seconda fascia.
Il controsenso delle misure proposte consiste a mio giudizio in due aspetti: il Governo non conosce la realtà della vita universitaria, all´interno della quale specie i ricercatori ? anch´essi piuttosto anziani rispetto ai loro colleghi stranieri ?, oltre ad occuparsi a tempo pieno di didattica, sono maggiormente impegnati nella ricerca, tanto da qualificarla come eccellenza che incrementa il fenomeno della cosiddetta "fuga di cervelli"; il Governo non capisce a cosa serve l´Università, se non nei limiti di un paradigma secondo il quale la conoscenza deve essere al servizio del mercato.
Oltre a tutto questo, in qualità di ricercatrice di ruolo presso un piccolo e giovane ateneo, quale è quello di Foggia, mi sento discriminata in quanto il decreto omette di considerare che il sistema universitario italiano è proprio una costellazione di piccoli atenei. Per di più, invece di considerare questo dato di fatto almeno come una peculiarità, i piccoli atenei vengono bollati come luoghi dove la corruzione è istituzionalizzata e dove, per ragioni "ambientali" e per consuetudine, il nepotismo è norma e, ancor peggio, apriori.
In ragione di ciò, reputo che questa maldestra trasposizione dal modello aziendalistico sottenda una sorta di neo-antimeridionalismo, in quanto la previsione che le commissioni esaminatrici siano composte soltanto da professori ordinari pone una serie di interrogativi rispetto alla "praticabilità" per alcuni settori scientifico disciplinari, particolarmente in quelle realtà ? i piccoli atenei, appunto - dove interi settori scientifico disciplinari sono retti da uno/due ricercatori e al massimo da un professore associato. In questi casi, allorquando verranno banditi i concorsi, nessuno dei futuri diretti colleghi potrà prendere parte a decisioni che si ripercuoteranno sull´intera comunità accademica coinvolta. E soprattutto, visto che gli atenei del nord sono dal punto di vista della rappresentanza dei settori scientifico disciplinari molto competitivi e molto meglio organizzati di quelli del sud, è prevedibile che alle piccole università del meridione venga riservato un trattamento da succursale, magari per continuare ad offrire a tanti aspiranti professori del nord un´occasione di inserimento e di carriera.
In questo scenario l´ipotesi più realistica consiste nel pericolo di una colonizzazione del modo di fare accademia da parte degli atenei settentrionali, ed in un ritorno/consolidamento/accreditamento delle pratiche di vassallaggio verso gli ordinari (in ogni caso associati, ricercatori ed aspiranti ricercatori dovranno accattivarseli per incassare la loro disponibilità a confluire in liste di eleggibili per la composizione della commissione di concorso), ancor più perché, siccome le valutazioni verranno effettuate soltanto sull´esame di titoli e pubblicazioni, è indubbio che gli ordinari, anche involontariamente, condizioneranno le scelte in merito agli oggetti di studio e di ricerca. Da ultimo, interessante sarà capire come procederanno le commissioni allorquando troveranno curricula pressoché identici e ugual numero di pubblicazioni. Anche in questo caso è presumibile che chi risiede al nord possa trovare accoglimento presso case editrici più blasonate, e che, dunque, le valutazioni più che sui titoli verranno fatta sui tipi.