Repubblica/BAri: "Troppi tagli agli Atenei in Puglia rischio chiusura"
L´assessore Viesti preoccupato: il governo deve intervenire
GIULIA FALZEA
"La cultura diventa una risorsa economica se c´è un investimento esplicito. Allo stato attuale delle cose, il sistema universitario pubblico è in chiusura. Nel 2011 gli Atenei di Bari, Foggia, Taranto e l´Università del Salento, potrebbero chiudere". Non usa mezzi termini Gianfranco Viesti, assessore regionale al Mezzogiorno e al Diritto allo studio, intervenuto ieri a Bari per una due giorni di ricerca e confronto sul tema "La cultura come risorsa e le risorse della cultura. Identità, territori e sviluppo". I tagli del 2009, di circa cinque milioni di euro voluti dalla riforma Gelmini del giugno 2008, hanno messo in grave allarme il sistema pubblico universitario italiano che si è poi trovato a fare i conti con una ridistribuzione del sette per cento del Fondo di finanziamento ordinario su una valutazione meritocratica degli atenei. "Per una piccola regione come la Puglia – ha spiegato Viesti – bisogna partire dall´amara considerazione che non ci sono risorse per non chiudere. Per risolvere questo problema si deve ragionare secondo tre direttive: proporre un modello alternativo di valutazione, creare un fondo unico regionale con le risorse disponibili e aumentare in modo sensibile il numero degli studenti in Puglia". Il primo punto si riferisce proprio alla decisione del Ministro Gelmini, dello scorso Luglio, di premiare ventisette atenei virtuosi in Italia tra cui non rientravano quelli pugliesi. Una delle soluzioni possibili sarebbe, secondo Viesti, la valutazione di una griglia di valori differenti, perché "non è bravo chi ha già un livello alto, ma chi migliora di anno in anno. La regionalizzazione degli atenei, per le regioni che se possono sostenere economicamente le spese delle proprie università, sarebbe una buona soluzione".
Le università, secondo questa prospettiva, dovrebbero porsi degli obiettivi finanziati dalle stesse regioni con un patto sul sistema degli atenei e una costruzione condivisa di indicatori di sviluppo. Un altro aspetto fondamentale è il numero degli studenti che gli atenei pugliesi riescono ad attrarre: "Non possiamo pensare – ha detto Viesti – di aumentare ulteriormente le tasse, vorrebbe dire violare il diritto allo studio per tutti quelli studenti che non possono permetterselo. Dobbiamo diventare più competitivi sul piano dell´offerta per i ragazzi che si diplomano in Puglia. Il numero degli stranieri che studiano nella nostra regione, poi, è risibile".