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Repubblica-Bari-Tre figli, voglio il tempo pieno ma non è solo per comodità

Riforma Moratti, parla una mamma trentacinquenne. Anche i baresi in corteo a Roma "Tre figli, voglio il tempo pieno ma non è solo per comodità" Se un bimbo resta in classe f...

18/01/2004
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la Repubblica

Riforma Moratti, parla una mamma trentacinquenne. Anche i baresi in corteo a Roma
"Tre figli, voglio il tempo pieno ma non è solo per comodità"
Se un bimbo resta in classe fino alle 16 ha tre ore in più ogni giorno per studiare meglio
Durante lo stop alla refezione mi ha aiutato una baby sitter ma il problema vero è il danno alla didattica


A Roma, ieri pomeriggio, la manifestazione in difesa del tempo pieno è stata un successo. Tra le migliaia di famiglie italiane c'era un contingente di pugliesi e di baresi, in particolare, che hanno aggiunto più energia alla manifestazione. Che hanno urlato più forte, perché con le mense sospese a Bari per nove lunghi mesi hanno vissuto sulla propria pelle le difficoltà di andare avanti senza il tempo pieno. C'erano Cgil, Cisl e Uil scuola, il Forum per la scuola pubblica e, in prima fila, la parlamentare dei ds Alba Sasso, che da sempre difende il valore pedagogico del tempo pieno, insistendo, al di là degli innegabili vantaggi di natura pratica, sul suo significato educativo e formativo. Il senso della protesta è bloccare l'approvazione (prevista per il 19 gennaio) del decreto Moratti che, secondo i sindacati e i coordinamenti di tutta Italia, distrugge il tempo pieno alle elementari e il tempo prolungato alle medie.
Se questo avvenisse, persone come Eleonora, docente universitaria di 39 anni, e mamma di tre figli, sarebbe in difficoltà. Per lei il problema di ordine pratico è superabile. Ma senza il tempo pieno resterebbe vuota e incolmabile la richiesta pedagogica, alla quale solo quell'offerta formativa è riuscita a rispondere.
Signora, quale dei suoi figli è iscritto in una scuola col tempo pieno?
"Tutti. Tempo prolungato alle medie per la più grande, tempo pieno per la scuola elementare e la materna degli altri due".
Nella scuola pubblica.
"Senz'altro. Io lavoro per il pubblico e credo nel pubblico, soprattutto se si parla di scuola. Se mandassi uno dei miei figli in una scuola privata, non saprei mai se è stato promosso per i suoi meriti o perché ho pagato. E, in definitiva, la scuola pubblica è troppo più avanti rispetto alla privata".
Perché ha scelto il tempo pieno?
"Non per la mensa. Ho scelto il tempo pieno per un discorso didattico".
Cioè?
"I programmi scolastici sono identici, sia che si tratti di scuola a tempo normale, sia che si tratti di scuola a tempo pieno. La differenza è un'altra: se un bambino resta a scuola fino alle quattro ha tre ore in più al giorno per approfondire gli argomenti".
Poi però ci sono i compiti a casa.
"È vero, ma sono molti di meno. La cosa bella è che i bambini sono in grado di farseli quasi completamente da soli. L'aiuto che mi chiedono è davvero minimo. Per questo sono convinta che il tempo pieno faccia seguire i bambini di più e meglio da parte degli insegnanti".
Come fa ad esserne così sicura?
"Mia figlia era la migliore della classe alle elementari e continua a esserlo alle medie. Ammettendo pure che sia particolarmente intelligente, la preparazione di base qualcuno deve pur avergliela fornita".
Ma gli insegnanti sono gli stessi sia che si tratti di tempo normale che di tempo pieno.
"Non direi. Secondo me c'è una selezione. I docenti disposti ad andare a scuola di pomeriggio sono comunque più motivati degli altri. Chi insegna nelle classi a tempo normale, deve delegare ai compiti a casa una parte consistente dell'apprendimento dei bambini".
È sempre stato così.
"Si, ma alla fine quella che risulta è una preparazione mista, un po' condotta dagli insegnanti, un po' compiuta dai genitori o da chi segue il bambino con i compiti. Senza contare il fatto che i bimbi ascoltano di più i propri insegnanti che la mamma o il papà. Ognuno deve fare il suo mestiere".
Come si è organizzata durante l'interruzione del servizio mensa?
"Mi ha aiutato la baby sitter. Ma questo è l'ultimo dei problemi. Se sparisse il tempo pieno perderemmo un sistema formativo profondamente valido".
Per questo si protesta a Roma.
"Sono d'accordo. L'intento del ministro sembra quello di demotivare da un lato le famiglie e dall'altro i docenti, di ridurre le risorse per poi ottenere l'effetto di distruggere la scuola pubblica. Sta succedendo lo stesso con l'università: si va verso il College americano, con 30mila euro all'iscrizione".
(a.gri.)


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