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Repubblica-Bari-Supplenze, rivolta per i tagli

Presidi in allarme per la Finanziaria: "Mandiamo i ragazzi a casa perché non sappiamo dove metterli" Supplenze, rivolta per i tagli "Situazione già tragica, con la Finanziaria sarà ca...

25/11/2005
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la Repubblica

Presidi in allarme per la Finanziaria: "Mandiamo i ragazzi a casa perché non sappiamo dove metterli"
Supplenze, rivolta per i tagli
"Situazione già tragica, con la Finanziaria sarà caos"
Abolite le sostituzioni brevi: "Smistiamo gli studenti a piccoli gruppi in altre classi"
Gli istituti pugliesi dovranno rinunciare a 24 milioni
I sindacati "Ancora una volta si colpisce cultura e sapere"
ANNA GRITTANI


La legge Finanziaria cancella ventiquattro milioni di euro dai bilanci delle scuole pugliesi. Non sarà l'unico taglio, ma è significativo perché l'intera cifra potrebbe cancellare del tutto le supplenze brevi. Se la manovra dovesse passare, il fondo destinato agli istituti per le sostituzioni di breve durata del personale docente sarebbe ridotto del 26,24 per cento perché il tetto massimo di spesa in Italia nel 2006 non deve superare i 565 milioni (201 in meno rispetto a quest'anno). Le scuole sono già in fibrillazione, mentre i dirigenti si preparano ad affrontare l'ultimo difficile capitolo di una crisi già in atto da alcuni anni. Perché, "se si cancellano i supplenti, non si possono cancellare certo le malattie". L'osservazione del segretario della Uil scuola di Bari Andrea Misceo, introduce le grandi manovre che le scuole si apprestano a pianificare, per superare l'emergenza.
Le soluzioni sono tante e persino fantasiose. Si varia dall'entrata alla seconda ora, o da un'uscita anticipata, al preside che spunta in classe nell'insolito ruolo di supplente temporaneo. In Puglia accade anche questo, anzi è già accaduto. Lo racconta Lena Gissi, segretaria della Cisl scuola provinciale: "A Bari sta diventando di moda che i dirigenti vadano a fare i supplenti nelle classi. Avveniva già, questo ed altro, adesso sarà una tragedia".
Le soluzioni hanno mille sfaccettature e una quantità infinita di rischi. Nella scuola materna, ad esempio, il supplente deve essere nominato anche per un solo giorno di assenza della maestra. Non si fa quasi mai. "In alcune scuole dell'infanzia del capoluogo conferma Andrea Misceo i bambini vengono smistati nelle altre classi. Il dirigente si giustifica dicendo che è impossibile chiamare il sostituto la mattina stessa dell'assenza. Ma non è così perché un insegnante disoccupato, accetterebbe di lavorare anche per un solo giorno". La stessa soluzione ricorre spesso nella scuola primaria, dove invece l'obbligo di chiamare il supplente scatta se l'insegnante si assenta per più di cinque giorni.
Ma accade anche (è già avvenuto a Spinazzola), che il preside inviti i genitori ad andarsi a riprendere i figli. Non va meglio agli alunni disabili che spesso sono affidati all'insegnante che fa lezione al resto della classe, sebbene il diritto ad un supplente di sostegno vale anche per un solo giorno di malattia del docente. Alle medie e alle superiori le soluzioni cambiano anche se il principio di fondo è lo stesso: risparmiare sulle supplenze. In genere sono gli altri insegnanti a "tappare i buchi", se poi è impossibile, gli studenti entrano un'ora dopo o anticipano l'uscita, per le ore di mezzo c'è sempre la chance del preside-supplente. Mimmo Mileo, a capo della Flc-Cgil di Bari, è preoccupato: "Con questo taglio i supplenti non verranno più nominati e tutto graverà sugli altri docenti. In definitiva si garantirà sempre meno il servizio".
Se questi sono i rischi per alunni e genitori, ai presidi toccano altre situazioni imbarazzanti, tipo doversi giustificare con i revisori dei conti. "Ogni scuola spiega Lena Gissi - può ricevere come budget per le supplenze solo il 70 per cento di quanto speso l'anno precedente. Così il dirigente è costretto a chiedere l'integrazione di quel 30 per cento in meno, ma deve fornire valide motivazioni, perché per quell'integrazione risponde direttamente al revisore dei conti. Ecco il motivo per il quale il capo d'istituto fa salti mortali pur di evitare di chiamare il supplente. Con questo taglio, poi, la richiesta di integrazione supererebbe il 50 per cento, quindi è chiaro che il dirigente non nominerà quasi mai il sostituto".
La manovra finanziaria che toglie in tutto un miliardo di euro a scuola università e ricerca, confermata in Senato, è ora all'esame della Camera dei deputati e a dicembre approderà in aula per la fase finale. "E' una finanziaria iniqua e sbagliata perché non affronta i problemi del Paese che sono legati al suo sviluppo", commenta Francesco Scrima numero uno della Cisl scuola nazionale, a Bari, ieri, per un seminario. Ancora più severo il giudizio del deputato dei ds Alba Sasso: "Questo governo considera la scuola un costo piuttosto che un investimento, insomma un campo in cui fare cassa piuttosto che un fattore strategico di crescita e di sviluppo. Ma un paese che non investe sulla formazione, è un paese condannato al declino".


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