Repubblica-Bari-Studenti e professori insieme Questa riforma non ci piace
Studenti e professori insieme Questa riforma non ci piace La rabbia del movimento: una sfilata anche per la pace Ha successo la manifestazione organizzata dai sindacati per protestare contro ...
Studenti e professori insieme Questa riforma non ci piace
La rabbia del movimento: una sfilata anche per la pace
Ha successo la manifestazione organizzata dai sindacati per protestare contro il ridimensionamento delle strutture pubbliche
"Sto protestando per i diritti di tutti perché qui si riduce il personale e la retribuzione è davvero minima"
ANNA GRITTANI
Bandiere, tante: rosso Cgil, verde a strisce Cisl, azzurro Uil, bianco Snals. Arcobaleni trionfanti con la scritta pace, ma al di sopra di tutti i colori, un fantoccio su un bastone, piccolo manichino imbacuccato che rappresenta un bimbo. Accanto un ragazzino porta a mo' di mantello la bandiera della pace, e legata in vita quella della Cisl. Ha 13 anni e si chiama Francesco. Guarda il fantoccio e dice: "Non è giusto che un bimbo di due anni e mezzo vada a scuola". Sono loro, i ragazzi, i grandi protagonisti della manifestazione di ieri. Affollano via Castromediano e via Lattanzio per un fiume lungo centinaia di metri. I loro rappresentanti salgono persino su, insieme ai segretari dei sindacati, al secondo piano dell'Ufficio scolastico regionale. Vogliono parlare ai grandi della scuola a cominciare dal numero uno, il direttore regionale dell'istruzione Giuseppe Fiori. Piene di precoce saggezza le parole di un ragazzo dai capelli biondo platino. È Davide Viola, rappresentante della Commissione italiana giovani: "Noi studenti siamo scesi in piazza per far capire alle istituzioni che questa riforma non la vuole nessuno perché cancella la cultura, trasformando la scuola in apprendistato del lavoro e noi in burattini che imparano qualcosa senza capire le ragioni". I ragazzi ieri mattina hanno scioperato in massa con i professori, ma non sarà la loro assenza dalle lezioni a far oscillare l'ago della bilancia. Saranno i numeri degli scioperanti, resi noti dall'Ufficio scolastico solo nel tardo pomeriggio, perché per la prima volta il ministero ha voluto la comunicazione diretta da parte delle scuole, e poi da Roma ha trasmesso i dati alle direzioni regionali. Quelli della Puglia ieri si riferivano all'81,21% degli istituti (su 926). Hanno scioperato in tutto 16.214 lavoratori, il 25,41% del personale in servizio. Per la maggior parte si tratta di docenti (il 29,96%), seguiti dagli educatori (il 23,95%), mentre gli Ata costituiscono il 12,03% del totale, e i dirigenti il 3,3. Naturalmente i dati dei sindacati hanno ben altre cifre: per la Puglia il 50% del personale, con punte dell'80. La storia dei risultati è quella di sempre, ma la novità di questa manifestazione è il fronte comune docenti-alunni. "Protestiano insieme con i nostri insegnanti - spiega Claudio Riccio del liceo classico "Socrate", perché conviviamo nella scuola e dobbiamo essere uniti contro la guerra e le politiche del governo". Allude soprattutto alla riforma, altra protagonista della manifestazione di ieri, che inizialmente non era stata contemplata dagli organizzatori. Cgil, Cisl, Uil, Snals, infatti, avevano convocato lo sciopero per protestare contro il mancato rinnovo del contratto, l'assenza di investimenti e i tagli. Ma poi con il sì del Senato, la riforma Moratti, ha trionfato come protagonista assoluta. In quella platea di scioperati riuniti per il sit-in attorno all'Ufficio scolastico regionale, non c'è ombra di docente o di studente che ne ravvisi un qualche vantaggio. "Adesso il contratto è l'ultimo problema - ammette Irene Pace, 36 anni, insegnante di sostegno all'Ipsia di Gravina - io sono qui perché non mi stanno bene né lo stile né i contenuti della riforma. Per i ragazzi del professionale non ci sarà nessuna possibilità di riscatto sociale". Uno slogan dice: "Io sciopero perché la scuola è lo sviluppo del Paese e non una dolorosa riduzione delle spese", e una signora si offende mentre un coro intona: "Moratti, Moratti, vai a lavare i piatti": "Se non fosse stata una donna, non l'avreste detto". Ma c'è un prof di scienze del "Marconi", che non sa che fine farà l'industriale. Si chiama Franco Pisanò, 47 anni di cui 22 da insegnante: "La mia scuola è in una sorta di limbo: diventerà liceo tecnologico o professionale? La discriminazione sociale sarà enorme". Massimiliano Desiante, 29 anni, ha lasciato l'insegnamento a Sondrio per frequentare la Ssis: "I tagli frustrano le prerogative di chi ha scelto di studiare tanti anni per una vocazione". Margherita Petrucciani potrebbe essere la mamma di Massimiliano, ha 67 anni e sta per andare in pensione. Lavora al "Cirillo" come bidella: "Sto manifestando per i diritti di tutti, perché qui si riduce il personale e la retribuzione è davvero minima". Porta una grande bandiera sulla spalla, rossa come la Cgil.