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Repubblica-BAri-Se la scuola più sicura è un optional

Se la scuola più sicura è un optional BEATRICE MEZZINA Si dimenticano presto i morti e le cause della loro morte. Non appena i media allenteranno l'attenzione, sarà così anche per i bambin...

21/11/2002
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la Repubblica

Se la scuola più sicura è un optional
BEATRICE MEZZINA
Si dimenticano presto i morti e le cause della loro morte. Non appena i media allenteranno l'attenzione, sarà così anche per i bambini e le maestre di San Giuliano, nonostante il dolore e la solidarietà. E si allenterà la tensione anche sulla sicurezza degli edifici pubblici e delle scuole nonostante le parole del presidente Ciampi - non abbiamo saputo salvarli - che pesano su tutti, fortemente. Era necessaria una tragedia per togliere la cortina al problema della sicurezza nelle scuole, gravi questioni di edilizia ormai da Striscia la notizia, tanto sono macroscopiche, con flash su scuole in appartamenti e scantinati, certificazioni assenti, manutenzioni rinviate. Si scopre con il terremoto che la finanziaria non prevede fondi per l'edilizia scolastica, che gli enti locali lamentano l'insufficienza delle risorse destinate a consentire piani di intervento per le scuole. Insomma, ben oltre l'emergenza, si scopre una situazione più o meno difficile in tutta Italia e nel Sud in particolare, che richiede un impegno prioritario nazionale, primo obiettivo per una nazione civile. Sarà necessaria senz'altro la soluzione dei casi gravi, dei paesi terremotati innanzitutto, ma è sperabile che non ci si fermi all'emergenza e che venga rivisto tutto il sistema della sicurezza nelle scuole anche per quelle di livello medio che si rapportano a una legislazione gestita in maniera velleitaria, con grandi obiettivi e nessun criterio di fattibilità
Come spesso, anche per la sicurezza nella scuola, buone leggi e nessun coordinamento serio perché gli obiettivi delle leggi vengano a compimento con piani di osservazione, risorse, calibratura degli interventi prioritari. Come non condividere, infatti, quanto suggeriscono i decreti legislativi 626/94 e 242/96, anche per la scuola, in riferimento allo sviluppo di una cultura della sicurezza con connotazioni sempre più ampie che si riferiscono a un sistema di valori, di conoscenze di comportamenti che riguardano il benessere e la sicurezza di ciascuno nel luogo di lavoro e più ampiamente nella società? Con un difetto sostanziale: sono mancati e mancano le risorse, i piani di fattibilità e priorità. Le scuole sono state lasciate sole a gestire il carico più grosso: ai dirigenti scolastici subito la responsabilità di datore di lavoro, senza che gli stessi ne avessero le competenze o i fondi per reperirle, con obblighi precisi di valutare i rischi, elaborare documenti, designare responsabili di prevenzione e protezione, senza le condizioni essenziali per governarne i processi. Ogni scuola ha fatto del suo meglio, improvvisando, studiando, tra difficoltà di ogni genere. Tutto sulle proprie forze, con pochissimi interventi a sostegno, senza un'azione coordinata, con competenze da inventarsi nell'assenza di supporti, di fondi, di coordinamento, di sensibilità generale.
Sappiamo tutti che le scuole non sono sane. Manca spesso l'essenziale: c'è urgenza sistematica di manutenzione ordinaria e straordinaria, di medici scolastici, di ingegneri che tengano costantemente le scuole sotto controllo. Quanti Dirigenti e Collaboratori spendono la maggior parte del loro tempo scolastico a rilevare problemi di rete idrica e fognante, di estintori, di manutenzione, senza averne le competenze, attendendo come un evento la visita di un ingegnere degli enti che dovrebbero occuparsi delle strutture scolastiche? Questioni di macrosicurezza, non certo gestibili dalle scuole e piccolo cabotaggio di tutti i giorni nel microcosmo del vivere scolastico quotidiano per porte e finestre, impianti e pavimenti. Quante strutture informatiche marciscono in rapida obsolescenza per tardivo intervento di messa a norma degli impianti? quante aule indegne del loro nome in molti istituti, sporche, non ridipinte da anni, bagni tradizionalmente inadeguati alle più elementari norme di pulizia e civismo? quanti atteggiamenti vandalici degli studenti, quanti progetti ambiente nelle scuole mentre i nostri studenti continuano a gettare rifiuti ovunque, a girare senza casco, nell'abitudine a un degrado della qualità della vita dentro e fuori della scuola, tra condoni e scempi ambientali? Che fare allora? Senz'altro chiedere al Governo di inserire nella finanziaria fondi per l'edilizia scolastica, di ampliare gli stanziamenti per gli Enti Locali che gli assessori lamentano decurtati. Se la sicurezza è un'emergenza si proponga un piano nazionale straordinario, si reperiscano fondi ripristinando la tassazione per donazioni ed eredità dei grossi patrimoni, accantonando anche le varianti di valico e il ponte sullo stretto. Tuttavia nel frattempo non può continuare tutto come prima, fino a quando episodi più o meno gravi solleciteranno il voyerismo massmediatico e il buonismo caritatevole, permanendo il grigiore e il lasciar vivere quotidiano. Anche la scuola potrà fare la sua parte: i fondi specifici per le scuole, dal fondo di istituto alle attività per gli studenti, dalla formazione ai finanziamenti per attività progettuali sia destinato una tantum a migliorare strutture e ambienti scolastici, a superare le emergenze e a gestire la quotidianità. Si utilizzi anche la forma di un piccolo contributo straordinario per la manutenzione da parte degli studenti, all'atto dell'iscrizione, con molta attenzione certo alle famiglie bisognose, ma come segno della responsabilità di tutti nel sostenere e curare un bene condiviso e partecipato. Un progetto in meno, la spesa di un giubbotto firmato devoluta alla scuola potranno forse consentire un'aula ridipinta più volte all'anno, bagni allestiti civilmente, qualche mattone sconnesso riparato.
Beatrice Mezzina


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