Repubblica-Bari-Sciopero a scuola, presidi in prima fila
Antonio Guida, responsabile dell'Itc Giulio Cesare: "Questo governo ci sta svuotando dall'interno" Sciopero a scuola, presidi in prima fila In Puglia un dirigente su due non ha lavorato:...
Antonio Guida, responsabile dell'Itc Giulio Cesare: "Questo governo ci sta svuotando dall'interno"
Sciopero a scuola, presidi in prima fila
In Puglia un dirigente su due non ha lavorato: "Tocca a noi protestare"
ANNA GRITTANI
La scuola della Puglia si è fermata, sotto l'insegna di uno sciopero che non ha precedenti. Più della metà dei docenti ha incrociato le braccia, accompagnato da un folto contingente di "personale ata", cioè gli amministrativi, i tecnici e gli ausiliari della scuola, e, per la prima volta, da centinaia di dirigenti che si sono uniti alla protesta perché, dicono, "non reggiamo più". L'evento tradotto in numeri supererebbe, secondo le previsioni, i trentamila lavoratori per la sola categoria insegnanti. E sfiorerebbe le 500 unità per i dirigenti, che proprio perché assenti non hanno comunicato al ministero il contingente degli scioperanti. Tant'è che proprio il Miur ha inviato ieri pomeriggio alla direzione scolastica regionale della Puglia l'invito a sollecitare le scuole (all'incirca la metà del totale, citate una per una) perché comunichino i dati non ancora pervenuti.
Le cause dello sciopero indetto dai confederali della scuola, al quale hanno poi aderito Cobas e Gilda (in pratica tutti i sindacati ad eccezione dello Snals), spaziano dal contratto (scaduto da undici mesi per i docenti e dal 2001 per i dirigenti) al ritiro della riforma Moratti, alla protesta contro la Finanziaria che continua a tagliare sull'istruzione, alla devolution, che crea minisistemi scolastici regionali a dispetto di un'istruzione unica e di Stato. La partecipazione massiccia del personale pugliese è tuttavia un'altra storia. Per il preside del liceo scientifico Scacchi, Emanuele Stellacci, "è indice di un forte malessere" perché "non si può lasciare un docente, precario per tutta la vita, in una scuola che è diventata ingestibile, senza un riordino sistematico, e in preda alla disorganizzazione più totale". Allo Scacchi hanno scioperato con il preside 51 docenti su 83, al liceo classico Socrate più della metà inclusa la dirigente Beatrice Mezzina, all'Itc Giulio Cesare il 50 per cento degli insegnanti e buona parte degli "ata". Il capo d'istituto Antonio Guida commenta con amarezza: "Questo governo sta svuotando dall'interno la scuola, la sta rendendo un guscio vuoto nel quale non c'è più un ricambio generazionale: i docenti sono sempre più anziani e per di più precari".
Numero mai visto di scioperanti all'alberghiero Perotti e tutti i docenti alla media Tommaso Fiore. Adesioni in massa sono arrivate dalla scuola elementare: erano assenti tutti gli "ata" della Clementina Perone e parecchi alla San Giovanni Bosco. Altrettanto in provincia: nel I circolo di Santeramo in Colle hanno incrociato le braccia tutti i docenti eccetto tre. Il dirigente Franco Nuzzi è andato a manifestare a Roma, perché, dice "proprio noi che gestiamo la scuola dobbiamo manifestare il dissenso per riportarla al centro dell'attenzione. La riforma, contrariamente ai proclami, toglie centralità all'alunno, perché riduce il monte ore e quindi l'offerta formativa". I segretari di Flc-Cgil, Gianni Milici e Mimmo Mileo, gongolano: avevano previsto l'affluenza allo sciopero attorno al 60 per cento ma sulla quantità di pullman di manifestanti da far partire per la manifestazione di piazza Navona avevano sbagliato: ne sono partiti trenta anziché quindici, per un totale di 1620 passeggeri, uniti sotto le icone di "San Precario martire".
Quest'ultima trovata è della Cisl di Bari, guidata da Lena Gissi, che ha sfilato con uno striscione di 10 metri: "San Precario martire aiutaci tu che la Moratti non ci pensa più". Le icone, dipinte ad acrilico su tela, erano otto. Opera di Ketty Caradonna, docente precaria all'Istituto d'arte di Bari. Hanno meritato i primi piani di tutti i tigì per l'iconografia nicolaiana di San Precario e lo sguardo tipico del martire. L'autrice commenta: "La stabilità nel lavoro è diventata un miracolo. Avevamo proprio bisogno di un santo".