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Repubblica-Bari-Precari e prof di religione il rischio è la guerra tra poveri

L'INTERVENTO Precari e prof di religione il rischio è la guerra tra poveri Questi colleghi aspetteranno ancora molto poiché non ci sono fondi per altre immissioni in ruolo L...

10/09/2004
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la Repubblica

L'INTERVENTO
Precari e prof di religione il rischio è la guerra tra poveri
Questi colleghi aspetteranno ancora molto poiché non ci sono fondi per altre immissioni in ruolo La Moratti non riuscirà a frantumare la nostra solidarietà
MARIA RITA GADALETA


Non permettiamo che il dissenso dei precari della scuola diventi una guerra tra poveri travestita da guerra di religione tra precari laici e precari credenti. L'articolo di ieri mi ha fatto riflettere sul fatto che, pur non essendo un insegnante di religione, ma una di quei 15000 precari che attendono l'uscita delle graduatorie il 14 settembre, non credo sia opportuno competere con personale della scuola che aspetta da decenni l'immissione in ruolo. Purtroppo, questi colleghi aspetteranno ancora molto: quest'anno, infatti, non mi risulta ci sia la disponibilità finanziaria per ulteriori immissioni in ruolo, condivideranno con noi un anno di "paritaria e laica precarietà".
Mi fa sorridere poi quel dirigente regionale che dichiara che questi colleghi rappresenterebbero una minaccia per gli altri precari in lizza per i ruoli con le loro lauree in materie letterarie, storia dell'arte, filosofia e pedagogia. Infatti, non ci sono cattedre per queste materie. Le cattedre previste dal ministero per l'immissione in ruolo nella classe di concorso A050, quella di materie letterarie, per l'appunto, erano 9; ma mi risulta che siano state ridistribuite in altre classi di concorso, la A051 e A052, perché con le assegnazioni provvisorie si era già coperto il fabbisogno di tutta la provincia di Bari.
Nell'ormai lontano 1999, il concorso per la disciplina della storia dell'arte, classe di concorso A061, non fu neanche bandito in Puglia perché non vi erano posti disponibili da mettere a concorso. Ho perso il conto poi dei colleghi di filosofia e pedagogia che ho salutato a fine anno scolastico con la valigia in mano perché risultano essere nelle loro sedi scolastiche "personale eccedente". E se anche i colleghi di religione si appropriassero indebitamente di questi posti nel prosieguo degli anni, mi chiedo: quali cattedre ci saranno in futuro se al personale di ruolo della scuola sarà consentito di andare in pensione a 70 anni? Quando si libereranno le cattedre di filosofia, pedagogia, materie letterarie e storia dell'arte se si daranno incentivi per impedire i pensionamenti dei colleghi più anziani?
Il ministro Moratti, capace di far passare i vescovi come presidi e le diocesi come consigli di circolo, non ha capito che nella scuola non bastano le alleanze con un gruppo di cattolici affezionati ancora allo stato confessionale per rimanere sulla propria poltrona. Ci vuole ben altro a frantumare una solidarietà fra personale della scuola basato su un unico comune denominatore: i sacrifici; stiamo pagando tutti costi troppo elevati per dei posti di lavoro che non sono garantiti. Per piacere niente guerre tra precari, non costruiamo muri tra di noi, ci basta la cortina di ferro che il ministro Moratti ha innalzato tra lei e noi, gli operatori della scuola. Se è vero quel detto che intere generazioni di studenti hanno mandato a memoria "Libera chiesa in libero stato", è lecito chiedersi: "Chi ci libererà dell'inettitudine del ministro Moratti? E dalle guerre di religione?"
insegnante precaria
di materie letterarie


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