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Repubblica-Bari-Mi raccomando, voglio una classe di serie A

LA DENUNCIA Una concorrenza sleale fra istituti rilanciata dalla legge sull'autonomia. Con conseguenze davvero disastrose "Mi raccomando, voglio una classe di serie A" Alcuni p...

02/08/2003
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la Repubblica

LA DENUNCIA
Una concorrenza sleale fra istituti rilanciata dalla legge sull'autonomia. Con conseguenze davvero disastrose
"Mi raccomando, voglio una classe di serie A"
Alcuni presidi cedono alle pressioni. Per fare incetta di studenti
DAVIDE CARLUCCI



C'è l'avvocato (o il medico, il commerciante, l'onorevole) che caldamente si raccomanda al preside: "Trovi la giusta sistemazione a mio figlio". E il capo d'istituto: "Non si preoccupi, lo inserirò nella classe migliore". In molte scuole la formazione dei gruppi di studenti avviene "secondo principi classisti", dice Alba Sasso, deputata Ds, leader degli "insegnanti democratici" del Cidi. "A me questa storia fa venire in mente quel film, "Il maestro di Vigevano", dove due presidi contrattano prima dell'inizio dell'anno scolastico: "Tu passi a me il figlio dell'industriale, io ti passo tre figli di artigiani...".
Lino Romanelli, presidente del consiglio d'Istituto della media Lucarelli di Acquaviva, ritiene che l'immagine della sua scuola sia danneggiata dalla "concorrenza" della Giovanni XXIII. "Tempo fa abbiamo anche fatto un manifesto '#8211; spiega - per smentire le voci che circolavano in paese sulla nostra scuola, che era dei "poveri". La verità è che lì il preside dà facoltà ai genitori di scegliere dove inserire i propri figli. E la composizione di certe classi fa venire un dubbio legittimo: che la selezione avvenga secondo principi classisti". Vero o no, una cosa è certa: per due sezioni si registra già il tutto esaurito. Alle altre, invece, finiscono i ritardatari. O i figli di nessuno. "Da noi, invece '#8211; spiega Romanelli, che è anche consigliere di Rifondazione '#8211; vige la distribuzione omogenea dei ragazzi per voto di provenienza".
Anche Maurizio Lembo, della Cgil scuola, segnala: "Il mercato delle classi avviene in moltissime scuole, soprattutto in provincia. Ma anche a Bari. Ieri ho raccolto le lamentele di genitori che non riuscivano a inserire i loro figli nella scuola media Carducci". Dove, dice Rossella Picocci, presidente del consiglio d'Istituto dell'elementare Corridoni, "anche se formalmente è tutto in regola, i ragazzi di Bari vecchia sono mosche bianche. Sebbene la regola dello "stradario", in virtù della quale potevano iscriversi solo i ragazzi del Murattiano, non valga più".
Non ci sono regole valide per tutti gli istituti: ognuno si fa le sue. "Dopo l'autonomia, poi '#8211; continua Lembo '#8211; qualche scuola inizia a farsi concorrenza in modo sleale, cercando di carpire alle altre gli alunni. Ma è anche l'effetto del ridimensionamento fasullo delle scuole in Puglia: di istituti comprensivi ce ne sono pochi. Molte medie finiscono per essere sottodimensionate e si rubano gli studenti tra loro". Una regola ci sarebbe: il sorteggio. Oppure, la distribuzione degli alunni per livelli di omogeneità. Ma in questo caso c'è anche l'inganno: i genitori di famiglie abbienti, dietro consiglio dei presidi, iscrivono i figli in ritardo di due o tre giorni, quando è fuori sorteggio.
Anche per Pasquale Martino, di Rifondazione, professore al Liceo classico Socrate, è colpa "dell'autonomia, dei presidi che a volte fanno quello che vogliono, scimmiottando le private". Martino è stato vicepreside. Mai ricevuta una richiesta per inserire un figlio in una classe anziché un'altra? "Certo. Ed è anche comprensibile, in parte, che avvenga: ognuno vuole per i suoi figli il meglio. Che spesso, però, è discutibile: non sempre alla fama di un insegnante "ambito" corrisponde altrettanta professionalità".


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