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Repubblica-BAri-La riforma della scuola e la competizione elettorale

La riforma della scuola e la competizione elettorale I temi dell'istruzione rientrano nel dibattito delle regionali poiché la Regione avrà sempre più potere nella programmazione ...

16/03/2005
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la Repubblica

La riforma della scuola e la competizione elettorale
I temi dell'istruzione rientrano nel dibattito delle regionali poiché la Regione avrà sempre più potere nella programmazione
BEATRICE MEZZINA


Non sembri inutile continuare a parlare di scuola in questa affannata campagna elettorale per le regionali. Le Regioni hanno e avranno sempre più compiti di intervento diretto in campo scolastico nella programmazione dell'offerta formativa; che anzi, come riconosciuto dalla corte costituzionale (sentenza n. 13/2004), la Regione è titolare della programmazione dell'intera offerta formativa, della gestione quindi dei due sistemi previsti dalla riforma Moratti, dei licei e della istruzione e formazione professionale.
Si giocherà quindi nei prossimi anni una partita di grande importanza con accordi Stato-Regioni sul progressivo passaggio della gestione scolastica alle Regioni e sarà necessario fare scelte importantissime. Si pensi alla quota del curriculum scolastico spettante alle Regioni, al futuro dei tecnici ondeggianti nelle varie bozze di riforma della secondaria tra licealizzazione e spostamenti verso curvature più professionalizzanti, agli istituti professionali inseriti in un canale alternativo ai licei insieme con la formazione professionale. Bisognerà pensare a una legislazione regionale sulla scuola che sia capace di interpretare le esigenze di chi opera nella scuola. La legge Bastico nella Regione Emilia Romagna ha legiferato anche sulla possibilità per gli insegnanti di avere un anno sabbatico, ha adottato un metodo di supporto alle scuole superiori nella gestione del biennio, di fatto eludendo il doppio canale, per progettare successivamente percorsi integrati con la formazione professionale.
Per altro, abrogato dalla legge Moratti l'obbligo di iscriversi a una scuola superiore, compresi gli Istituti professionali, non è neutro che i corsi professionali vengano gestiti dalle scuole con l'integrazione della formazione professionale come in Emilia Romagna o siano proposti a titolarità degli enti di formazione regionali con il concorso delle scuole, come in genere nelle Regioni governate dal centrodestra. Sarà da prendere serissimi impegni sull'analisi costante di quanti alunni si siano sottratti al percorso scolastico, nel passaggio tra la scuola media e la superiore, numero altissimo da sempre e aumentato negli ultimi anni. Abrogato infatti l'obbligo in favore di un più soft diritto/dovere, quanti sono gli studenti che sono scomparsi scolasticamente dopo la terza media che non sono presenti nemmeno ai corsi di formazione professionale? Chi deve intervenire, quale rete di controlli e di offerte di possibilità?
Si inserisce in questo scenario in espansione la confusa proposta di riforma della Superiore ormai formulata più volte e riproposta in questi giorni a sindacati, associazioni, forze politiche. Una riforma che ha visto critiche interne alla maggioranza, si pensi ad An e Udc, perplessità da parte del mondo del lavoro e della stessa Confindustria per la licealizzazione dei tecnici e la perdita delle caratteristiche di professionalità di medio livello che ha connotato la lunga stagione positiva dell'Istruzione tecnica, con il taglio di molte discipline professionalizzanti.


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