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Repubblica-Bari-La carica dei 500 prof di religione ma sul concorso precari in guerra

Un disegno di legge apre loro le porte della scuola. I sindacati: "Una corsia preferenziale assurda" La carica dei 500 prof di religione ma sul concorso precari in guerra La selezione forse a marzo. I...

08/01/2003
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la Repubblica

Un disegno di legge apre loro le porte della scuola. I sindacati: "Una corsia preferenziale assurda" La carica dei 500 prof di religione ma sul concorso precari in guerra La selezione forse a marzo. In tanti gridano allo scandalo perché quest'anno nessun supplente è stato immesso in ruolo ANNA GRITTANI

Spira aria di ruolo nelle diocesi della Puglia come in quelle di tutta Italia. Arrivano ventate di speranza, da quando la Camera ha approvato un disegno di legge del Governo che equipara i prof di religione a tutti gli altri. Si parla di concorso per il 70 per cento dei posti, lo si attende per marzo. Nulla di ufficiale, per carità. Ipotesi e speranze che fanno sorridere di soddisfazione 20mila insegnanti di religione in tutta Italia, tra i quali circa duemila in Puglia, ed esattamente 545 nella provincia di Bari. Ma fanno indignare i precari storici e i sindacati che urlano all'ingiustizia perché quest'anno per la prima volta non c'è stata nessuna immissione in ruolo per i supplenti di tutte le altre materie. "Si parlava da almeno tre anni di concorso - commenta soddisfatta un'insegnante di religione che preferisce restare anonima - finalmente sembra che questa ipotesi si stia concretizzando". I 545 insegnanti di religione di Bari, come tutti i ventimila in Italia, sono precari da sempre. Vuol dire che lavorano con contratti annuali che vanno dal primo settembre al 31 agosto. Per questo non percepiscono in busta paga gli scatti d'anzianità, ma in quanto "specializzati" tocca loro un'indennità. Vengono pagati dallo Stato, ma scelti dall'autorità diocesana, cioè dal vescovo. In pratica lo Stato ogni anno comunica alle diocesi quanti sono gli insegnanti di cui ha bisogno. Ma sono queste a provvedere alle nomine, sulla base di una graduatoria affissa in curia. Per entrare a farne parte occorre innanzi tutto il titolo, cioè il "Diploma accademico di Magistero in Scienze religiose", che a Bari viene rilasciato dall'Istituto superiore di Scienze religiose "Odegitria" dopo 35 esami in quattro anni e una tesi. Poi occorre una serie di altre caratteristiche, regolarmente certificate, tutte rivolte a provare l'integrità morale dell'aspirante prof. Una qualità che deve essere confermata dall'attestazione scritta di un sacerdote che conosce bene l'aspirante prof. Ma nel calderone entrano tutt'una serie di altri certificati che devono concorrere a dipingere una figura di insegnante modello. Tutto ciò per entrare a far parte delle graduatorie della curia. Chi oggi si trova nel fortunato elenco, ha la possibilità unica di fare un concorso grazie al quale diventa, a tutti gli effetti, un dipendente dello Stato. Un dipendente, però, per il quale il vescovo continuerà a garantire. E se questo non accadesse più? Il concorso elimina il rischio, perché, in quanto dipendente dello Stato, il docente non potendo o non volendo più insegnare religione, può chiedere di passare ad un'altra materia se ne possiede l'abilitazione, o di andare a lavorare in segreteria, o addirittura in un'altra amministrazione. Su questo punto cresce l'indignazione dei precari storici: "Ecco, ancora una volta saremo scavalcati". "Sono tantissimi gli insegnanti di religione, laureati anche in altre discipline, e numerosi gli abilitati", sostiene Gianni Milici, segretario generale della Cgil scuola della Puglia. "Questo concorso è un attacco a quei precari che attendono da anni l'immissione in ruolo. Se i docenti con la cattedra di religione non volessero o non potessero più insegnare questa materia, finirebbero per coprire i posti vacanti nelle altre discipline". "Ma - continua il sindacalista - non è solo questo il punto. La religione è un insegnamento facoltativo, com'è possibile prevedere un organico? E poi che fine fa il rispetto degli altri culti? Sarebbe stato decisamente meglio insegnare Storia delle religioni". "L'ultima riflessione - conclude - è sempre quella: da un lato si taglia sulla scuola pubblica, dall'altro si elargiscono soldi alle private e si spende danaro per organizzare un concorso pubblico per docenti di religione". Se anche la Uil scuola rappresentata da Andrea Misceo grida all'ingiustizia, la Cisl non è d'accordo. "Anche loro sono lavoratori da sempre precari - osserva Lena Gissi della segreteria provinciale - Era ora che si pensasse ad un concorso". I fortunati dovranno avere però quattro anni di servizio da titolari con contratto annuale. Oltre, naturalmente, all'aiuto della Provvidenza.


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