Repubblica-Bari-I professori partono col bus "Università, no alla legge"
LA PROTESTA In duecento martedì a Roma per la manifestazione I professori partono col bus "Università, no alla legge" ELENA LATERZA ...
LA PROTESTA
In duecento martedì a Roma per la manifestazione
I professori partono col bus "Università, no alla legge"
ELENA LATERZA
In duecento partiranno coi pullman, decine raggiungeranno la capitale in auto. Una lista di attesa è stata aperta per raccogliere le numerose richieste di chi vuole partecipare ma non ha ancora un posto assicurato. L'università barese si ferma per un giorno e scende in piazza, a Roma, per manifestare contro la riforma della docenza firmata Moratti. Una protesta di massa, di sicuro la più imponente degli ultimi dieci anni. Che vede la Bari accademica non solo schierata in prima linea, ma tra le promotrici della mobilitazione nazionale. Si parte martedì 17, all'una di notte dal piazzale del Campus. Destinazione: la sede della "Sapienza" di Roma, per un'assemblea generale, e poi Montecitorio per incontrare il ministro. A salire su quei pullman ci saranno docenti di tutte le età, dai più giovani ricercatori ai professori con una carriera trentennale alle spalle, compresi diversi presidi di facoltà. Durante l'assemblea sarà Aldo Loiodice, ordinario di Diritto Costituzionale, a spiegare i motivi del dissenso. Questa, in sintesi a sua relazione tecnica: "Qualsiasi riforma - sottolinea Loiodice - deve rispettare l'articolo 33 della Costituzione, sotto tre profili: la libertà di ricerca e insegnamento, l'autonomia, l'indipendenza effettiva degli studiosi. Il disegno di legge Moratti porta solo precarietà: un regalo alle imprese, un'ingiustizia per la scienza". Gaetano Dammacco, docente di Diritto Ecclesiastico: "L'intento è quello non solo di discutere della riforma, ma rappresentare i punti essenziali emersi durante l'incontro della mattina". Tra gli interlocutori della Moratti ci sarà anche Domenico Viola, rappresentante dei ricercatori: "Non abbasseremo la guardia: l'apertura del tavolo tecnico da parte del ministro è sicuramente un passo in avanti, ma non ci basta. Occorre un gesto eclatante, come il ritiro immediato della delega".