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Repubblica-Bari-Caccia al tempo pieno

MICAELA ABBINANTE Stanno diventando una rarità. Le famiglie le cercano, i bambini le preferiscono. Ma ...

19/09/2003
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la Repubblica

MICAELA ABBINANTE


Stanno diventando una rarità. Le famiglie le cercano, i bambini le preferiscono. Ma loro, le scuole a tempo pieno, si lasciano desiderare e ormai, al mercato delle riforme della Moratti, si danno come una vera rarità. Dovrebbero essere un vantaggio per i bambini, che potrebbero diluire nel corso della giornata le ore di studio e quelle dedicate ai vari corsi di computer e inglese, e dovrebbero costituire un'ancora di salvataggio per tutti i genitori che lavorano.
E invece oggi le scuole, o forse sarebbe più corretto parlare di classi, a tempo pieno, sono diventate un lusso per pochi. Cioè per quelli che non si sa bene in base a quale criterio (forse per età o per residenza) riescono a scavalcare qualche altro bambino, e qualche altra famiglia, e a rientrare in una delle poche classi che continuano le proprie lezioni anche dopo il pranzo consumato, rigorosamente, nelle mense scolastiche.
A parlare sono i numeri: solo a Bari su ventiquattro circoli scolastici solo sette scuole hanno delle classi con il tempo pieno. Si tratta della Re David, della Japigia I, della scuola di Santo Spirito, della Principessa di Piemonte, della De Amicis, del San Paolo III e della Monte San Michele. Dunque, le classi a tempo pieno sono cinquantotto: un'inezia se si considera che il totale delle classi nelle scuole elementari di Bari è di settecento unità. E a passare in rassegna i numeri della provincia la situazione non migliora affatto. Le reduci del tempo pieno sono solo 163 mentre il totale delle classi ammonta a 4154 unità. Anche la scuola media inferiore a Bari non se la cava meglio. Le scuole che conservano qualche classe con il tempo prolungato sono diciassette su venticinque. Questo, a conti fatti, significa che, nei giorni delle iscrizioni, dietro i cancelli delle scuole non ancora travolte dalle riforme della Moratti - i provvedimenti firmati dall'attuale ministro dell'Istruzione prevedono che il tempo pieno sia gradualmente sostituito da quello prolungato - si creano code interminabili; e che, chi proprio non può fare a meno della comodità di lasciare i propri figli a scuola anche oltre il canonico orario scolastico, deve rivolgersi alle scuole private.
Il fenomeno, in realtà, ha origini risalenti ad almeno due anni fa, quando il mondo della scuola assistette a un drastico arresto del numero delle classi a tempo pieno dovuto al taglio degli organici, ma si è aggravato solo quest'anno. Al Csa, l'ex-provveditorato, parlano di una diminuzione, rispetto allo scorso anno, di "al massimo di due o tre classi".
La sensazione, però, è che le possibilità del tempo pieno siano davvero troppo poche: Andrea Misceo della Uil scuola parla di un meno 30 per cento rispetto alle esigenze della città. "In ogni caso noi non possiamo fare nulla", si difende Gino Drimaco, responsabile del Csa per i settori scuola elementare e materna: "Siamo vincolati alle direttive ministeriali che impongono di non creare un numero di classi a tempo pieno superiore a quello dell'anno precedente". Siamo quindi di fronte a una strana legge del mercato: aumenta la domanda ma l'offerta rimane invariata. E le cose, stando a quanto dice Maurizio Lembo della Cgil scuola, potrebbero andare anche peggio: "A Bari, se non dovesse partire il servizio mensa, sarebbero a rischio anche le poche classi a tempo pieno che abbiamo a disposizione". Insomma, a lezioni già cominciate, la nuova scuola si presenta, continua Lembo, "né a misura di bambino, né di famiglia".


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