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Repubblica-Bari-"Bari vecchia, mobbing nella scuola"

"Bari vecchia, mobbing nella scuola" I professori della San Nicola denunciano la Moratti per i tagli Licenziati cinque medici del 118 l'Asl "scopre" che sono studenti ...

22/02/2004
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la Repubblica

"Bari vecchia, mobbing nella scuola"
I professori della San Nicola denunciano la Moratti per i tagli
Licenziati cinque medici del 118 l'Asl "scopre" che sono studenti
ILARIA FICARELLA


Dalla prima linea denunciano lo Stato. Per mobbing, dicono, e per molto altro. Sono una ventina di insegnanti della scuola media "San Nicola" di Bari vecchia e se la prendono con la riforma del sistema scolastico e con la sua ideatrice, la ministro Letizia Moratti. "Questa riforma penalizza proprio chi, come noi, si trova ad avere a che fare con situazioni di disagio fortissime. Chi, come noi, vive l'insegnamento con la voglia, o il delirio, di salvare i nostri ragazzi difficili".
Affidano il loro sfogo, e la loro virtuale denuncia contro lo Stato, a una lettera, che i docenti hanno inviato alle organizzazioni sindacali, alle altre scuole baresi, agli Assessorati comunali, provinciali e regionali competenti, e al Csa (l'ex Provveditorato agli studi). "Abbiamo deciso di denunciare questa situazione - spiega Adele Dentice, professoressa che ha firmato la lettera - perché siamo docenti nella scuola di un quartiere difficile. E qui, a Bari vecchia, l'applicazione della riforma Moratti farà sfracelli uguali e peggiori di quelli che produrrà altrove".
La "San Nicola". Dicono che non sia una scuola come le altre. La frequentano gli adolescenti del borgo. "Quelli che hanno bisogno di sfuggire all'inevitabile devianza", spiega l'insegnante. Loro più di altri hanno bisogno di tutto quello che la scuola può dare. Non soltanto nozioni. "Il problema del disagio minorile - scrivono i docenti della San Nicola nella lettera - non è solo degli operatori scolastici che vedono quotidianamente frantumare ogni loro sogno idealistico di salvataggio dei giovani a rischio, ma è di tutti, di coloro che domani potrebbero essere vittime innocenti. E non basterà una megafiaccolata con qualche tricolore per ridurre il dolore e la disperazione". La riforma Moratti, però, così com'è non aiuta. Non aiuta aver eliminato il tempo pieno. "Ci ha permesso - spiega la professoressa Dentice - di dare sostegno a tanti ragazzi. Anche se, lo diciamo da tempo, questo soltanto non basta. Le scuole come la nostra avrebbero bisogno che fossero create reti territoriali di sostegno. Qui si pensa solo a depotenziare".
Non aiuta nemmeno l'attivazione di due diversi e separati percorsi: uno che porta, dopo le medie, agli studi superiori. L'altro che invece viene impostato già a 12 anni e conduce direttamente in un retrobottega. "Secondo la riforma i professori dovrebbero smettere di pensare alle potenzialità che un ragazzo può esprimere - dice l'insegnante della San Nicola - e fermarsi a valutarne l'incapacità di apprendimento, bollandolo a 12 anni come incapace". Sta tutta qui la frustrazione di un corpo docenti che di punto in bianco si vede costretto a ridimensionare le proprie aspettative, a rassegnarsi all'idea che quei ragazzi finiranno tutti, nel migliore dei casi, alla scuola di arti e mestieri di antica memoria. "Ogni anno speriamo che qualcosa cambi in meglio - scrivono i professori nella lettera di denuncia - basterebbe che lo Stato fosse un po' più attento e probabilmente quell'odiosa definizione di "scuola a rischio" sparirebbe per sempre. Basterebbe l'estensione del tempo scuola, ma la riforma Moratti lo esclude. Basterebbe ridurre il numero degli alunni per classe, ma non se ne parla".
Esortano proprio lei, Letizia Moratti, a provare a far da supplente un giorno nella scuola "San Nicola". Una provocazione. Come la denuncia per mobbing, motivata dalla disattenzione. "Disattenzione dello Stato nei confronti - scrivono - dei ragazzi, delle famiglie, della scuola, delle educazioni, dei docenti e degli ausiliari". Ma non è solo con lo Stato, o con la Moratti, che gli insegnanti se la prendono. "È il sistema territoriale che non funziona - dice Adele Dentice - per scuole come la nostra, non unico esempio a Bari di scuola difficile, dovrebbe essere attivata una rete di strutture. Un patto territoriale della formazione e della prevenzione". Perché da sole le scuole, ora meno che mai, non possono farcela.


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