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Repubblica/bari: Bari, esami e tesi in vendita: 6 arresti

Scandalo a Economia: anche due docenti nel giro. Tariffe fino a 3mila euro

04/04/2008
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la Repubblica

I pm: associazione a delinquere Coinvolti anche bidelli e funzionari

BARI - Nel 1999, è scritto in una delle 245 pagine dell´ordinanza di custodia, si pagava in lire. È cambiata la moneta. Il sistema è rimasto lo stesso, affinato nel tempo. L´inchiesta chiusa ieri dai carabinieri di Bari, coordinati dal pm Francesca Romana Pirrelli, ha rotto gli argini che hanno a lungo retto un sistema consolidato, una ragnatela di favori incrociati, corruttele e imposizioni che coinvolgeva anche personaggi della città che conta. Le indagini su Esamopoli, la compravendita di prove e tesi di laurea alle facoltà di Economia e di Medicina dell´università barese, sono approdate ad un primo punto fermo. Sei dei 37 indagati - una truppa di professori, impiegati, bidelli, studenti e genitori - sono stati arrestati all´alba con una operazione plateale e posti ai domiciliari. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla «commissione di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione e di falsi in atto pubblico», cui si aggiungono 44 episodi di corruzione, concussione, estorsione, falsità ideologica, falsa attribuzione di lavoro altrui, rivelazione di segreti d´ufficio. In soldoni, dicono le prime valutazione, un business da 50mila euro negli otto mesi-campione.
Secondo gli investigatori, che nell´estate 2006 in corso d´opera bloccarono due consegne di denaro, le "cellule operative" dell´organizzazione radicata in ateneo controllavano le sessioni d´esame, agevolando gli studenti iscritti alla scuola privata dell´ex assistente volontario Massimo Del Vecchio. Il professor Pasquale Barile, andato spontaneamente in pensione alle prime avvisaglie dello scandalo, «garantiva la sistematica promozione» dei canditati segnalati dall´allora braccio destro o reclutati dal personale infedele. Gli esami ad Economia costavano da 500 a duemila euro. Per una tesi già pronta, scopiazzata da lavori di vecchi laureati, venivano chiesti fino a 2.650 euro. Molti studenti, italiani e greci, erano costretti a versare la tangente. Altri, pur di ottenere il risultato, hanno corrotto o fatto leva su conoscenze. Tra gli indagati, oltre ad altri cinque docenti, ci sono anche genitori di ragazzi. Tra gli agevolati, due finanzieri, il figlio di un ufficiale della Dia, un dipendente Inps.
I sistemi erano i più disparati. Quiz risolti sotto dettatura e sostituiti agli originali. Quesiti in bianco portati fuori dalle aule, consegnati ad un intermediario, recapitati al "suggeritore" da una staffetta in moto e riportati in ateneo già compilati. Il rettore Corrado Petrocelli - in carica da un anno e mezzo - ha sospeso i tre dipendenti arrestati.
(g.fosch. – l.pl.)


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