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Repubblica/Bari: Ateneo e codice etico il tempo è già scaduto

Alba Sasso

29/04/2007
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la Repubblica

La discussione va ormai conclusa Cominciando con abolire il nonsenso legato alla facoltà di applicarlo o meno

ALBA SASSO

Caro direttore, le risposte che il ministro Mussi e il sottosegretario Modica hanno fornito alle sollecitazioni giunte a proposito dell´Università di Bari confermano quel che già sapevamo. Fra le priorità del programma di questo governo vi è una profonda revisione di tutti i meccanismi del reclutamento dei docenti universitari. Certo, Bari è ormai da troppo tempo sotto i riflettori della cronaca e giustamente ci si aspetta che qualcosa cambi davvero. Credo che questi cambiamenti vadano considerati, però, nell´ambito di un più generale movimento di riforma dell´Università, a meno che non si pensi di commissariale l´Ateneo barese e lasciarsi governare dall´emergenza.
Le cose fatte in questi mesi non sono poche. Dal deciso freno alla proliferazione degli atenei al blocco di quelle strane creature che sono le Università telematiche. Dalla definizione di nuovi criteri per il reclutamento dei docenti alla istituzione di una agenzia esterna che introduca un criterio semplice, il merito, a far premio su ogni altro. Che la situazione dell´Ateneo barese fosse ormai a livelli di patologia, era chiaro da tempo. Gli ultimi otto anni hanno avuto un tale proliferare di scandali, inchieste, da richiedere un cambiamento urgente. E il corpo dell´Università barese si è espresso in questo senso, anche con l´elezione del nuovo rettore. L´inaugurazione dell´anno accademico è stata una importante occasione per annunciare le linee su cui si dovrebbe sviluppare il futuro del nostro Ateneo. E già in quell´occasione, da parte del ministro così come del nuovo rettore, sono venute parole chiare, finalmente, sulla volontà di procedere spediti sulla strada del disboscamento di questa giungla di privilegi e corruzione. È un dato di fatto, da cui non possiamo prescindere. Così come è un dato di fatto che è difficile, in pochi mesi, rimettere insieme i segni di un indirizzo basato sul merito e sulla qualità.
Abbiamo corso seriamente il rischio di trasformare l´Università in una azienda commerciale. E nemmeno delle più specchiate. Ora, lentamente, si sta cambiando registro. Certo, qualche segnale forte non guasterebbe. Una discussione sul codice etico che andrebbe ormai conclusa. A partire dall´abolizione di quel nonsenso della facoltatività. Come pure sarà necessario coinvolgere in una discussione pubblica tutte le componenti dell´Università. Credo che un ascolto diffuso degli studenti, innanzitutto, e poi dei docenti, ma anche di tutto il mondo dell´informazione, l´associazionismo, farebbe bene a tutti. Se vogliamo, è proprio quel senso di separatezza dell´Università dal resto del mondo ad aver fatto da brodo di coltura per tutte le degenerazioni di questi anni. Non credo che ministro e sottosegretario abbiano bisogno di essere incalzati. Nel lavoro della commissione Cultura e pubblica istruzione verifichiamo quotidianamente il loro impegno.
Qualche gesto simbolico, forte, che dia il segno ruvido del cambio di clima, sulla volontà di combattere e arginare le patologie, a partire da una attiva opera di prevenzione. Qualità, sviluppo, diritto allo studio, ricambio generazionale, anche per restituire fiducia ai tanti che nell´Università lavorano con rigore. Purché poi non si levino alti strali contro la violazione delle autonomie e delle prerogative di un mondo per troppo tempo chiuso a ogni cambiamento. Credo che si stia procedendo nella direzione giusta. Le verifiche, certo, andranno fatte a breve. Ma non possono essere solo quelle giudiziarie.

deputato ds e vicepresidente
commissione Cultura
alla Camera


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