Repubblica-Bari-A scuola prima di tre anni la riforma non pensa ai bimbi
ANALISI A scuola prima di tre anni la riforma non pensa ai bimbi In base alla nostra esperienza, la scelta offerta alle famiglie di iscrivere i figli a due anni e mezzo nasconde ...
ANALISI
A scuola prima di tre anni la riforma non pensa ai bimbi
In base alla nostra esperienza, la scelta offerta alle famiglie di iscrivere i figli a due anni e mezzo nasconde rischi di natura psico-pedagogica per i piccoli
MARGHERITA MANGHISI E MARIA PIA MURRO
Infanzia e anticipo scolastico. La legge di riforma, voluta dalla Moratti, consentirà alle famiglie di "scegliere" se iscrivere i bambini alla scuola dell'infanzia a due anni e mezzo.
Come insegnanti del primo circolo didattico di Conversano, notiamo che l'anticipo della frequenza alla scuola pubblica, quindi gratuita, sembrerebbe risolvere i problemi in cui ogni giorno si dibattono le famiglie: quello della cura specializzata per i bambini più piccoli. Ma se 1'inserimento dei bambini sotto i tre anni nella scuola dell'infanzia può sembrare conveniente, perché compensa l'insufficienza di servizi educativi (asili nido) per l'età da zero a tre anni, esso però nasconde rischi di natura psico-pedagogica per il bambino.
Infatti, l'accelerazione dell'apprendimento, il divario di età, il confronto con bambini più grandi che hanno già maturato le loro strutture cognitive, creano rischi seri - quali insicurezza e stima di sé - per la formazione della futura personalità del bambino.
Il bambino piccolo non può essere precocemente scolarizzato: ha bisogno di tempi lunghi, di riposo e di un rapporto affettivo più forte sia dal punto di vista fisico che emotivo. Questi bisogni non possono essere soddisfatti da un insegnante che presta attenzione educativa a ventotto alunni. Il concreto avvio alla sperimentazione degli anticipi potrà avvenire solo in presenza delle "condizioni di fattibilità", al fine di poter corrispondere alle attese delle famiglie, in difesa di una scuola dell'infanzia di "qualità".
Affinché siano rispettati i diritti dei bambini e delle bambine di due anni e mezzo ad avere una formazione di qualità, è auspicabile che il loro inserimento avvenga con una organizzazione degli spazi e dei tempi e con un adeguamento delle strutture che rispondano appieno ai loro bisogni fisici, affettivi e cognitivi.
E tutto ciò non può essere realizzato senza un preciso accordo con gli Enti Locali.
L'indeterminatezza economico-finanziaria della legge di riforma fa ricadere soprattutto sull'amministrazione comunale gran parte degli oneri derivanti dall'applicazione dell'anticipo scolastico. È chiaro a tutti che i piccoli iscritti hanno bisogno, per i loro bioritmi e la loro non completa autonomia, di particolari strutture e nuovi spazi pensati per le esigenze tipiche di quell'età, di alimenti adatti e di tutte quelle "situazioni" senza le quali il loro ingresso nel mondo scolastico potrebbe risultare negativo.
Poiché per la sperimentazione dell'anticipo sono previste "nuove figure professionali" chiediamo che ne siano definite, senza indeterminatezza, le competenze e le funzioni professionali.
Le docenti affidano al senso di responsabilità delle famiglie e delle istituzioni queste prime considerazioni, affinché l'attuazione della riforma non sia a carico esclusivo della scuola e a discapito del bambino.