Repubblica/Bari: A chi giovano i corsi infernali di recupero
In conclusione, alla fine, anche lo studio un inferno. Con la scuola che brucia, e con essa gli studenti e i docenti
GIANCARLO VISITILLI
Sotto il sole di luglio e agosto, con la brezza che sapeva di mare, dove i miei amici bravi facevano a gara a chi si ustionava prima, io andavo a lezione. I primi di settembre c´erano gli esami di riparazione. Tre materie da riparare (o loro avrebbero dovuto riparare me!): latino, matematica e geografia astronomica.
Quindi, capisco chi in questi giorni mi si avvicina in classe e mi fa: "Professò, ma secondo lei?". O come Massimo: "Ma se non studio da tre anni, posso recuperare tutto in 15 ore?". "Già per avere i soldi per il fine settimana da mio padre devo penare – mi dice Carmela - ora avrà la scusa per dirmi che spende già troppi soldi per le lezioni private".
Insomma, in previsione della Pasqua, il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha concesso a tutti quelli della scuola, non solo la penitenza quaresimale delle 40 e più ore in cui noi docenti siamo stati convocati per decidere, anzi, prima ancora, capire, decifrare e interpretare l´ordinanza ministeriale numero 92, che regola il recupero dei debiti per gli studenti che già nel primo quadrimestre hanno mostrato lacune. Poi abbiamo anche ricevuto l´uovo di Pasqua con tanto di sorpresa: gli studenti che a giugno mostreranno ancora insufficienze, dopo i percorsi di recupero estivi, dovranno mostrare di aver acquisito e "riparato", nelle varie discipline.
Per alcuni docenti una sorta di paradiso, perché finalmente potranno arrotondare (o campare, visto lo stipendio da fame) con i soldi delle lezioni private.
Per gli alunni insufficienti, una sorta di limbo, con la sospensione del giudizio. Per la scuola, in generale, un inferno. A causa della stabilità degli organici, per le ferie a rischio, per l´inefficacia dei corsi di sole 15 ore, per la mancanza di fondi alle scuole utili per pagare i docenti che si mettono a disposizione per i vari corsi. Dopo 13 anni che non si parlava di esami di riparazione, è (ri)giunto il momento della "riparazione". Si va sempre più indietro, e non aumentano soltanto i "ri" davanti ai verbi come pensare-programmare-ordinare-occuparsi-offrire-organizzare…la scuola. Non si comprende, o non lo si vuole per scelta, che la macchina non è più da riparare, ma va sostituita. La scuola è allo sfascio. L´hanno compreso, "mica da ora!", gli alunni tutti, compresi quelli che formano l´80 per cento degli insufficienti. "Io ho avuto cinque debiti da riparare – racconta Mirko – sono ben disposto a farlo. Ma come faccio a recuperare solo 200 pagine di diritto in 15 ore, se accanto a queste ci sono tutte le altre pagine delle altre discipline?". La risposta nasce spontanea, specie da parte del docente: vai a lezioni private. E qui l´intervento delle prime cinque mamme (perché per i papà attendo ancora), che giunte a scuola, allarmate, preoccupate e qualcuna anche con le lacrime dell´umiliazione mi dice: "Professore, ma come si fa a pagare le lezioni private trenta euro l´ora? Io ne guadagno venti in una giornata". "Ma perché ai miei tempi, io ho fatto solo fino alla terza elementare, non c´erano ‘ste cose? A scuola che fa mio figlio per sei ore al giorno? Non bastano tutte quelle ore di lezione?". "Non mi posso permettere il lusso di mandarlo a lezioni private, già mi costa tanto mandarlo a scuola, fra libri e abbonamenti per il bus. Mio marito è disoccupato".
Eppure, molti dei miei alunni stanno partecipando ai corsi di recupero. Con questo spirito: "Esco da scuola alle 14.00 – mi racconta Valentina - alle 15.30 torno per i corsi di recupero, fino alle 19.30. Tornata a casa devo studiare per il giorno dopo". Si tratta dello studio di quella parte di programma che sta già ben oltre quell´altra ch´è da recuperare il pomeriggio durante il corso di recupero, per cui Valentina lavora per flashback: studia prima il teorema di Pitagora e poi impara a fare le operazioni. Nella sua storia c´è prima Giolitti e poi quello che "aveva fatto Cavour". Immagino anche i colleghi che si sono immolati al ‘riscatto dei debiti´ (per molti giorni c´è stato il problema, a livello nazionale, per cui non si trovavano docenti disponibili per i corsi): dopo cinque/sei ore di lezione la mattina, il tempo di un caffè, un´orrida e triste merendina dal distributore che dispensa ‘benefici´ nelle scuole, la telefonata del figlio che ha avuto due a scuola dal suo insegnante, la moglie che gli ricorda all´uscita da scuola di fare la spesa, cosa può voler dire di più agli alunni, rispetto a quanto già detto?
In conclusione, alla fine, anche lo studio un inferno. Con la scuola che brucia, e con essa gli studenti e i docenti. Mentre l´Italia arde nelle statistiche fra gli ultimi paesi, quanto a ricerca e scuola. Tuttavia, in graduatoria, siamo prima del Rwanda. Abbiamo tempo per "riparare".