Massimo Marchiori ha inventato l´algoritmo alla base del motore di ricerca più famoso nel web
A medicina tensione per una inchiesta che coinvolge Ambrosini
DAL NOSTRO INVIATO
curzio maltese
Lo "spriz" o "spritz" è il tipico aperitivo di Padova. I ragazzi si ritrovano, soprattutto il mercoledì e giovedì sera, si gonfiano del beverone alcoolico e fanno un po´ o tanta bisboccia per le strade del centro. Tutto qui. Non molto nella città universitaria che è stata per trent´anni il più feroce laboratorio di violenza politica d´Italia, il regno dei timer e della P38, la culla delle stragi nere e dell´autonomia operaia di Toni Negri, il primo teatro di morte delle Brigate Rosse, l´arsenale di Mambro e Fioravanti, l´incubo delle «notti dei fuochi» illuminate da dieci, dodici attentati. Dagli anni Sessanta fino ai Novanta della Pantera e oltre, fino agli scontri fra neri e «no global» di Casalini. «E´ la prima volta da trent´anni che a Padova la protesta universitaria non fa scorrere sangue per le strade. E´ la prova che questo movimento è del tutto nuovo, nulla a che vedere con il ?68, il ?77 e successivi». A parlare così non è un leader dell´Onda, ma il magnifico rettore Vincenzo Milanesi. Un po´ del merito del miracolo di questi giorni è più suo che del solito Sant´Antonio. E´ l´unico rettore italiano ad aver sposato senza riserve la protesta degli studenti, ma ha ottenuto in cambio che non vi fosse alcun blocco della didattica. La protesta si è diretta verso le forme più creative, quasi giocose. «In tanti anni ne ho viste troppe per non sapere che qui una scintilla diventa subito un incendio».
In realtà il conflitto, come direbbe Toni Negri, rimane vivo sotto la cenere. Ma si è spostato dal laboratorio politico ai laboratori veri e propri, quelli delle facoltà scientifiche. Ed è un conflitto fortissimo. Da una parte ricercatori e studenti, dall´altra i baroni dell´università. Che a Padova, ma non solo, significa anzitutto i baroni della medicina. E´ intorno a Medicina che avvengono le guerre vere di potere, il novanta per cento degli scandali e delle parentopoli. Proviamo a raccontare questa guerra silenziosa a partire da una storia parallela, da due casi, l´esimio professor Antonio Ambrosini e il ricercatore semplice Massimo Marchiori.
L´esimio prof. Ambrosini è una potenza di Medicina, con tre o quattro incarichi all´Università, presidente della società italiana di ginecologia e ostestricia (Sigo) e primario della clinica ginecologica di Padova, un vero barone con agganci bipartisan in politica. Impossibile incontrarlo. «E´ molto impegnato». Forse non è neanche la giornata giusta. Ambrosini era finito una prima volta sotto inchiesta settimane fa, dopo la denuncia di alcuni professori per aver subito forti pressioni sulla scelta dei commissari chiamati ad assumere i ricercatori. L´archiviazione è stata rapidissima. Più difficile archiviare lo scandalo dell´altro giorno. Secondo la documentatissima ricostruzione de La Stampa il professor Ambrosini avrebbe operato una paziente a Padova nello stesso giorno in cui presiedeva un convegno a Shangai. Dove peraltro aveva invitato suo figlio Guido, già assunto nella stessa clinica del padre a spese dell´Asl. La prova non è difficile. Basta affiancare la foto del brindisi di Ambrosini a Shangai, disponibile su Internet, con il documento della clinica che certifica la sua presenza come primo operatore in un parto cesareo lo stesso giorno. Il mondo medico padovano è in subbuglio, ma molti hanno testimoniato solidarietà al barone di fronte all´»aggressione mediatica e giudiziaria»: la procura infatti ha aperto un´inchiesta. L´ubiquità miracolosa ha fruttato al professor Ambrosini il sessanta per cento della spesa dell´intervento, un parto cesareo. Ovvero 4200 euro in 54 minuti. Quanto un ricercatore universitario guadagna in due mesi e mezzo.
E passiamo al Ricercatore. Incontrarlo è facilissimo. Basta andare al dipartimento di Matematica e aspettare la fine dell´affollata lezione. Il giovane che mi accoglie in uno spoglio ufficetto sembra uno studente fuori corso, con jeans sdruciti e maglioncino blu. In realtà ha 38 anni, si chiama Massimo Marchiori ed è una delle maggiori personalità mondiali dell´informatica. Senza di lui non ci sarebbe Google. Per ammissione degli stessi inventori americani, Page e Brin, che hanno applicato una scoperta di Marchiori, l´algoritmo Hyper Search. Un genio. Il colosso di Mountain View lo corteggia da anni. Lui ha preferito rimanere a Padova, dove da ricercatore ha uno stipendio (a rischio) di 2000 euro al mese. L´ultima offerta americana che ha rifiutato era di 600 mila dollari netti all´anno, più i benefit. «Non posso più presentarmi al bar degli amici sotto casa, a Mestre. Mi dicono: te g´ha inventà gugol e guadagni meno di noi? Ma la ricerca è così da sempre, uno scopre, altri applicano. Sono una persona felice, godo di una libertà assoluta. Non c´è prezzo per questo. Ero felice quando lavoravo a Hyper Search, qui dentro, con una sola macchina condivisa con quaranta ricercatori. Senza fondi, perché i baroni consideravano la rete un giochino poco serio. Sono felice ora, mentre lavoro al nuovo progetto». Il web semantico. Per farla molto breve, un sistema di ricerca che può cambiare l´accesso alla cultura di alcuni miliardi di uomini. «Mi piacerebbe finirla qui e non a Boston, dove ho un altro incarico. Ma con questi tagli, non so come finirà. E´ già difficilissimo ora trovare collaboratori. Un qualsiasi laureato in informatica trova un´azienda che lo paga il doppio dell´università e mica tutti sono pazzi come me». «La mia storia? Eccola. Mi sono laureato a Padova, specializzato in Olanda. Sono tornato a casa, a Venezia, ma non riuscivo a vincere un concorso. Mi sono visto passare davanti figli di ex rettori, nipoti di baroni, raccomandati d´ogni tipo. Ho mandato i miei lavori al Mit di Boston e mi ha chiamato subito di persona Tim Barners Lee (il creatore di Wordl Wide Web, ndr). Un giorno sono andato a San Diego a esporre i risultati delle mie ricerche. Alla fine mi ha chiamato Larry Page e abbiamo discusso a lungo sulle possibili applicazioni. L´anno dopo lui e Brin hanno creato Google. Sono sempre stati onestissimi con me, hanno sottolineato un´infinità di volte il debito di Google con Hyper Search». «Che cosa penso della cosiddetta riforma Gelmini? Sono sbalordito. A furia di lavorare con gli americani, sono diventato ingenuo come loro. Mi aspetto ogni volta, da qualsiasi governo italiano, che annunci nuovi fondi per la ricerca. Invece arrivano puntuali i tagli. Non m´intendo di politica ma non posso credere che non capiscano quanto stanno facendo. Tagli di questo tipo, indiscriminati, dovrebbero realizzare miracolosamente, secondo loro, una gestione virtuosa dei fondi universitari. Al contrario, rafforzano i baronati. Perché è evidente che, senza criteri di merito, a franare sono sempre i più deboli politicamente, cioè quelli che fanno ricerca, mentre i forti, i baroni, se la cavano sempre. Nell´uso di Internet il ritardo dell´università italiana è tragico. Ma presto non sarà un problema, perché di questo passo il futuro è una specie di Cepu, un´istruzione di serie B o C. Perché sono tornato in Italia? Me lo chiedo anch´io. Resto per tigna, e per gli studenti. Non vorrei rassegnarmi, ma non so fino a quando». Marchiori è un mito per gli studenti di mezzo mondo. Per i suoi è un formidabile biglietto da visita: «Studio con Marchiori».
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