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Repubbkuca-Torino-MORATTI O LEO PAGANO GLI STESSI

MORATTI O LEO PAGANO GLI STESSI ETTORE BOFFANO Come ai tempi della satira di "Avanzi" sul primo governo Berlusconi, per i buoni-scuola è tutto "Fatto!". Giampiero Leo, l'assessore regionale, h...

12/06/2003
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la Repubblica

MORATTI O LEO PAGANO GLI STESSI
ETTORE BOFFANO
Come ai tempi della satira di "Avanzi" sul primo governo Berlusconi, per i buoni-scuola è tutto "Fatto!". Giampiero Leo, l'assessore regionale, ha raggiunto il suo scopo: dopo tre anni di discussioni ha portato a casa la "sua" legge che riconosce il finanziamento pubblico alle famiglie intenzionate a iscrivere i propri figli nelle scuole private. In tutto 18 milioni di euro da distribuire ogni anno a favore di una popolazione scolastica che, oggi, raggiunge solo il 5 per cento di chi, nella nostra regione, frequenta una scuola e che lo fa, soprattutto, in istituti di ispirazione cattolica. Per contro, l'altro 95 per cento di studenti (quelli della scuola pubblica) si dovrà accontentare di un finanziamento che si ferma a 11 milioni di euro.
Una legge "di centrodestra", senza ombra di dubbio, come lo stesso Leo aveva rivendicato su Repubblica. Profondamente di centrodestra, aggiungiamo noi, ma anche qualcosa di più. Una legge che risponde a uno dei tanti "patti" che la Casa delle Libertà aveva stipulato con certi settori della società italiana. In questo caso, quelle entità della curia vaticana dalle quali era venuta una precisa richiesta: l'appoggio alla scuola cattolica. Così è stato con gli "apripista" Galan e Formigoni: oggi Ghigo si adegua. Con correttivi importanti, bisogna riconoscerlo: una più attenta definizione delle fasce di reddito e delle graduatorie, l'attenuazione della "franchigia" imposta all'ultimo momento dai radicali. Un'apertura che consente, ma solo per le fasce più deboli, di ricomprendere nel finanziamento anche le tasse di iscrizione che si pagano nelle scuole pubbliche. Nessuna concessione invece a chi chiedeva di inserire nel finanziamento anche le spese (in scuole private o pubbliche) per mense e trasporti. Qualcosa che avrebbe consentito oggi di dire che la nuova legge non suona come un privilegio nel quale si mescolano redditi alti e appartenenza religiosa.
Così, il Piemonte vara una norma che manda in soffitta il valore della laicità della scuola e che rende inutile l'appello rivolto proprio dai radicali alla Moratti, perché la legge piemontese sia messa in condizione di assicurare una vera parità tra scuola pubblica e privata e non diventi invece "una forma di sussidio agli istituti privati". Un sogno da "Alice nel Paese delle meraviglie" che dimentica come la scuola pubblica del Polo significhi oggi soprattutto tagli negli orari e nei servizi alle famiglie, a cominciare dalle mense e dai trasporti.
Ma queste, ha ragione Leo, sono davvero le idee "di centrodestra" per la scuola. A Roma come a Torino.


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