Referendum costituzionale: il valore di un NO
Domenica 4 dicembre 2016 dalle ore 7.00 alle 23.00 si voterà per il referendum costituzionale.
A pochi giorni dalla consultazione referendaria, nonostante il panorama generale di scadente livello in cui si è svolta l’intera campagna, basata quasi esclusivamente su slogan, insulti e delegittimazione delle controparti, anche nella nostra città non sono mancate occasioni di riflessione e di confronto che hanno consentito di entrare nel merito delle proposte di modifica costituzionale. Non intendo quindi tornare su questioni già ampiamente dibattute e approfondite da personalità ben più autorevoli e competenti della sottoscritta, ma ritengo opportuno puntualizzare e rendere pubbliche alcune considerazioni che hanno portato la FLC, in sintonia con tutta la CGIL, a scendere in campo e a prendere esplicitamente posizione a sostegno del NO.
L’ impropria polarizzazione che ha dominato il dibattito nel Paese, la sterile contrapposizione tra innovatori e conservatori, gufi e riformisti, pro e contro Renzi, non può infatti nascondere l’evidenza di un’ipotesi di riforma perfettamente coerente con le logiche che hanno ispirato altri provvedimenti in questa legislatura, jobs act e legge 107 in primis.
Logiche che, invocando demagogicamente i concetti di efficientismo e pragmatismo, portano inevitabilmente a un’impostazione autoritaria e verticistica del mondo del lavoro, della scuola, della società.
Le affinità risultano evidenti nel metodo come nel merito. A colpi di fiducia un parlamento delegittimato dalla sentenza 1/14 della Corte Costituzionale ha approvato jobs act e legge 107, consegnandoci un Paese impoverito sul piano democratico e culturale, lo stesso Parlamento, a colpi di maggioranza, ha approvato la riforma costituzionale con espedienti quali il canguro e le tagliole, rompendo il patto sociale fondante la Carta Costituzionale e consegnandoci un Paese spaccato. E come non cogliere analogie tra la supremazia assegnata dal jobs act all'imprenditore a scapito del potere contrattuale dei lavoratori, la frantumazione della comunità educante veicolata dalla legge 107 mediante l'assegnazione di poteri sempre maggiori ai dirigenti scolastici, lo svuotamento degli organi collegiali, la subalternità a logiche aziendaliste e il nuovo assetto istituzionale che, se realizzato, porterà alla sottrazione di sovranità popolare, perdita di rappresentatività, concentrazione di poteri nelle mani del governo che controllerà e detterà l'agenda dei lavori del Parlamento?
La retorica dell'ineludibilità del cambiamento, utilizzata anche in questa campagna referendaria dai fautori del "sì" per legittimare le proprie scelte, impone, a mio parere, di contrapporre ai miti della governabilità, del decisionismo, della velocità, della "presunta" semplificazione, sbandierati a giustificazione del combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale vigente, un sistema di valori che privilegi nel Paese e nelle Istituzioni la partecipazione democratica, l'assunzione di responsabilità condivise, il pluralismo, il confronto... È questo il cambiamento di cui il mondo occidentale ha bisogno per uscire dalla crisi che lo attanaglia ormai da tempo, che non è una crisi puramente economica, ma anzitutto etica e culturale. Un cambiamento che può avvenire attraverso la piena attuazione del dettato costituzionale, non certo con il suo stravolgimento. Per questo il mondo della scuola, sede naturale della costruzione di una cittadinanza consapevole e critica, ha la responsabilità di salvaguardare tale patrimonio di valori con un partecipato e convinto NO il 4 dicembre. Per questo la FLC invita le cittadine e i cittadini a votare NO il 4 dicembre.
Manuela Calza, segretaria generale FLC CGIL Piacenza