«Questa città era un laboratorio di idee La vera sfida oggi è nella scuola»
Sandra Soster si racconta. Dopo sei anni lascia la guida della FLC CGIL
di FEDERICA GIERI
IL SUO prossimo cambiamento? «Se dovessi seguire il cuore c'è un villaggetto in Tanzania. Magari vado a fare il ragù...». È una libera viaggiatrice della vita Sandra Soster. «Ho fatto tante cose», ammette con quella sua parlata forbita dai toni molto British che, però, quando s'induriscono è meglio girare alla larga. Non basterebbero i due volumi di Guerra e Pace' per raccontare chi è e cosa ha fatto Sandra Soster che, nella sua penultima versione, ha ricoperto l'incarico di segretario provinciale dell'Flc-Cgil. Dal 2006 fino ieri. Da quando, cioè, timbri e bolli la definiscono pensionata. «È il momento giusto per il passaggio di consegne. Francesca (Ruocco, ndr) è una giovane donna in gambissima dice Soster . Non è stata una scelta facile anche perché la strada per i giovani è spesso sbarrata». Rottamatrice? «Per carità, no». L'esperienza non è una boutade. E non può essere altro per chi ha una laurea in storia a cui appendere uno dei suoi tanti abiti. «Nel 1974 sono entrata all'Ibc con Emiliani». Assunta? Macché. «Ero collaboratrice». Precaria ante litteram. LA POLITICA è la sua compagna di giochi preferita: la conquista a 14 anni al liceo Parini di Milano, poi al Galvani dove arriva a sedici anni in pieno '68. Lei di sinistra in un liceo, allora, molto conservatore. «Perché la politica? Educazione familiare risponde . Significa essere coinvolti per fare andare un po' più dritto il mondo in termini di giustizia e protezione dei più deboli che hanno qualche diritto in più». E di storture Soster ne ha raddrizzate più d'una. Fin dal '71 con l'elezione al San Vitale. Nel 1980, il salto: assessore alla Cultura con Zangheri, prima; assessore alle Politiche sociali con Imbeni, poi. Gli anni «bellissimi» della democrazia diretta. «Trascorrevo le notti a discutere con i cittadini», racconta. Le estati musicali, l'Archiginnasio ristrutturato, la nascita del teatro dei ragazzi: sono suoi. Poi gli ultimi la conquistano: i matti' del Roncati trasferiti in case, le prime esperienze (in Italia) di lavoro per i detenuti in semi-libertà e il primo centro di servizi per stranieri. «Ho avuto la fortuna di vivere anni in cui non c'erano limiti alla progettualità. Bologna era un laboratorio e le migliori intelligenze si mettevano al servizio della città». SEMPRE in quota al Pci, ma «senza mai esserne a libro paga» perché, nel frattempo entra di ruolo come prof di Lettere. «E questo mi rendeva libera». Ma è nella scuola che Soster esprime il suo dna. A cominciare dal dove lavorare: l'istituto professionale all'agrario Serpieri a Sasso Marconi. Anche quando si trasferirà al Cairo dove avrà la cattedra al professionale dei Salesiani. «E' più facile insegnare a chi ha già gli strumenti in mano. La vera sfida professionale è impegnarsi con chi ha meno». Ad esempio, i ragazzi gravemente disabili o coloro che provengono da fasce sociali deboli. «La scuola osserva , quando tutto funziona, dovrebbe essere capace di cambiare il destino delle persone». Ecco perché l'ha sempre difesa con forza («Siamo stati in mobilitazione perenne») dai tagli e dalle riforme di questi anni. «La scuola è stata tremendamente bastonata e vilipesa, ma è ancora straordinariamente viva e con un patrimonio enorme di energie e competenze al servizio di questo Paese». Ciao Sandra, buon viaggio!