Pordenone: il flashmob della scuola, «Basta col lavoro gratis»
Colorata protesta ieri mattina di fronte all’ex Provveditorato agli Studi. Stop alle attività aggiuntive di 4.500 insegnanti e bidelli sino al 22 marzo.
di Chiara Benotti
Flash mob del sindacato scuola FLC CGIL, ieri mattina davanti all’ex Provveditorato di Pordenone per dire “basta al lavoro gratis”. Bandiere rosse e “pizzini” nella protesta silenziosa: «Siamo stanchi di lavorare gratis». La voce del dissenso di 100 insegnanti, bidelli, tecnici e pensionati della scuola provinciale è contro il senso unico di “pagherò” evasi dal ministero dell’Istruzione e del Tesoro. «Contratto scaduto da cinque anni – ha elencato al megafono il leader sindacale Adriano Zonta -. Scatti di anzianità bloccati oppure concessi dimezzando le risorse del fondo di istituto, dignità professionale tendente al vuoto pneumatico e carichi di lavoro insopportabili». Si aggiungono: la vertenza precari, lo scippo del salario aggiuntivo per ausiliari, tecnici, amministrativi Ata e il blocco dei pensionamenti. «Ci sono colleghi costretti a insegnare ai bambini di 3 anni nelle sezioni d’infanzia – ha raccontato Mario Bellomo con Beppe Mancaniello – fino a 70 anni. Andranno a scuola con la badante?». Protesta corale e il sindacato ha premuto l’acceleratore dello sciopero. Stop alle attività aggiuntive di 4.500 insegnanti e Ata fino al 22 marzo. «L’obiettivo dello stato di agitazione è il ripristino degli scatti di anzianità degli anni 2012 e 2013 - hanno spiegato i cigiellini -. Incrociamo le braccia contro lo stop ai tagli ai fondi d’istituto e al fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. La situazione del Pordenonese è gravissima». L’esempio è quello dell’istituto comprensivo a Caneva. «Il fondo di istituto nel 2013 è arrivato in aprile ridotto drasticamente – dice Maria Adelaide Puddu -, quando le attività erano concluse». Lo sciopero blocca progetti, servizio fotocopie, incarichi sostitutivi di dirigenti amministrativi, reggenze. Alcuni docenti hanno presentato le dimissioni dagli incarichi aggiunti di segretario o coordinatore in consigli di classe: l’adesione allo sciopero è a macchia di leopardo.