Parte un anno scolastico carico di sofferenze
gli scenari che si aprono per il nuovo anno scolastico sono ancor peggiori di quelli che abbiamo visto negli ultimi anni ad opera del trio Gelmini, Colosio, Petralia
Attilio Paparazzo
Il dato positivo sta nell’immissione in ruolo di una parte del precariato scolastico, operazione a costo zero per l’amministrazione e a tutto danno dei precari stessi ai quali si sottraggono diritti. Per il resto gli scenari che si aprono per il nuovo anno scolastico sono ancor peggiori di quelli che abbiamo visto negli ultimi anni ad opera del trio Gelmini, Colosio, Petralia (new entry a denominazione d’origine controllata)
Gli uffici del Provveditorato di Milano sono in questi giorni travolti da migliaia di lavoratori in attesa di nomina, operazioni che durano molte ore tra sofferenze e malesseri di quanti bivaccano tra sottoscala, cortili e atri dell’ufficio milanese. Il personale dell’amministrazione che gestisce tali operazioni, costantemente sotto organico, ci mette la faccia e opera in condizioni disperate, svolgendo contemporaneamente più compiti e senza ricevere il supporto di una direzione responsabile che si faccia carico di errori, ritardi, scarsa trasparenza. Il provveditore Petralia, (ubiquo per quantità d’incarichi), nelle sue fugaci apparizioni dispensa benedizioni e fugge via… In una fase così delicata per la scuola milanese non trova il tempo per incontrare le Organizzazioni Sindacali e dare risposte agli infiniti problemi relativi alla formazione delle classi per l’imminente inizio dell’anno scolastico, sul diritto al sostegno per i diversamente abili, sulle scuola serali alle quali sono state tagliate d’autorità intere sezioni, alle necessità di docenti facilitatori per l’apprendimento della lingua italiana nelle scuola ad alta densità di studenti stranieri di recente immigrazione, sulla copertura di migliaia di ore di insegnamento che non costituiscono cattedra, sulla necessità di garantire il personale amministrativo e tecnico e ausiliario indispensabile per rendere le scuole agibili e sicure, per determinare le condizioni di supporto alle scuole a cui manca un dirigente scolastico e/o un direttore amministrativo, ecc.. A questi macro problemi occorre aggiungerne centinaia di altri che vengono puntualmente segnalati alle organizzazioni sindacali, ma che non riescono a trovare risposte che richiedano da parte dell’amministrazione assunzione di responsabilità.
Quello che più colpisce è proprio la fuga dalle responsabilità verso i cittadini, verso il territorio, verso il personale della scuola: docenti, ATA, dirigenti scolastici. La scuola lombarda e milanese è totalmente sgovernata proprio dalle sue massime autorità dirigenziali, prone a un’unica funzione quella di far digerire i tagli, ad ogni costo, pur di obbedire a un ordine superiore. Del resto se non svolgessero questo compito non potrebbero ricoprire il ruolo; altri, col medesimo sistema del “cuius regio eius religio”, sarebbero pronti al rimpiazzo. Inutile attendersi uno scatto d’orgoglio, una parola di verità, un punto d’onore del tipo: “Sì, devo tagliare come vuole Tremonti, ma così la scuola va a rotoli, si produce un danno irreversibile…”
Autore materiale del danno (i mandanti sono al governo) Giuseppe Petralia chiama i comuni a venire in soccorso alle sofferenze delle scuole. Trova così la pietra filosofale: il MIUR taglia, i comuni ci mettono i soldi per pagare le cooperative al posto degli insegnanti.. Da uomo della prima repubblica Petralia vuol far carriera vendendo a Roma mirabolanti accordi milanesi e a Milano i favori politici dell’onorevolissimo ministro Gelmini. Così il Provveditore, mai titolo fu meno azzeccato, pensa di far coprire 10 ore su 40 del tempo pieno della scuola primaria alle cooperative del comune di Milano, pensa che una barcata di qualche centinaio di super precari con contratti atipici sia la soluzione ai problemi che il suo sciagurato ministro ha prodotto con ben 135.000 tagli al personale scolastico. Nell’intervista a Repubblica rilascia dichiarazioni come se fosse sua competenza modificare i contratti nazionali e le leggi istitutive del tempo pieno; interviene a gamba tesa sull’orario di lavoro del docenti e mette la pietra tombale sulla qualità della nostra scuola elementare. Ignora il Provveditore quante lotte e quante energie sono state spese negli anni ’70 per superare il doposcuola e per conquistare un tempo scuola unitario e ad alta valenza educativa.
La scuola milanese ferita e offesa avrà memoria e forza per rispondere a questa miseria? Riuscirà a reagire e a riprendere il filo perduto del progetto e della ricerca che hanno rappresentato la sua ricchezza? Questo è l’obiettivo, non vale la pena di impegnarsi per nulla di meno. Anche per questo lo sciopero generale del 6 settembre è l’occasione per gridarlo a squarciagola.