“Il ministro Profumo dice che vuole investire sulla scuola e che quindi non farà tagli, ma tra i due termini esiste una bella differenza”. A parlare è Tommaso Cibinetto, coordinatore provinciale per Flc-Cgil, il pubblico che ascolta le sue parole e rilancia un acceso dibattito sul futuro dell’istruzione italiana è quello dei precari impiegati per le scuole ferraresi.
Cgil si appresta allo sciopero generale, proclamato per l’intera giornata di venerdì 20 aprile, e assieme alla locale sezione di Flc ha organizzato presso la propria sede, nella serata di martedì, un incontro dedicato ai temi che hanno convinto il sindacato a organizzare la protesta.
L’approfondimento è “partito da lontano”, con una panoramica sulle novità che riguarderanno il mercato del lavoro, per come viene ripensato dal disegno di legge presentato dal ministro Ferrero. Angela Alvisi, della segreteria di Cgil Ferrara, ha spiegato cosa comporterà la modifica delle tre macroaree di intervento: flessibilità in entrata, flessibilità in uscita e ammortizzatori sociali. “In Italia esistono oggi 46 tipologie di contratto, e nessuna di queste, nemmeno la più odiosa, verrà cancellata” ha esordito la rappresentante sindacale, scendendo poi nel dettaglio della riforma.
A questa introduzione di carattere più generale è seguito il dibattito più puntuale sui temi della scuola. Diversi i nodi sottoposti all’attenzione dei presenti: l’eventualità che si estenda su scala nazionale la possibilità, da parte dei dirigenti scolastici, di chiamare presso i propri istituti gli insegnanti reputati più adatti – “ma i docenti devono essere presi secondo la graduatoria nazionale, non perché aderiscono a progetti particolari”, l’appunto di Cibinetto -, l’accorpamento delle scuole con meno di 600 alunni e quelle che sono state definite le “classi pollaio”, comprendenti 30 e più ragazzi. Il coordinatore Flc-Cgil ha sottolineato come “nonostante ci siano leggi precise che regolamentano tutto c’è sempre una deroga che permette altrettanto”.
L’argomento sul quale l’auditorio s’è maggiormente accalorato è stato quello del tirocinio formativo attivo (Tfa, che dovrebbe sostituire la Ssis, scuola di specializzazione all’insegnamento superiore), il corso per ottenere l’abilitazione all’insegnamento di cui ancora si sa poco e nulla. “Più volte è stato precisato dal governo che il costo del Tfa non dovrà ricadere sullo Stato – ha fatto il punto Cibinetto – e che quindi sarà l’aspirante docente a pagare il corso in tutto e per tutto. Non c’è ancora una cifra stabilita ma pare si aggirerà attorno ai 3mila euro, e sarà molto difficile continuare a lavorare durante il suo svolgimento. Così avranno accesso al titolo solo le persone che potranno permetterselo”. Tante le domande e le perplessità espresse: “il tirocinio sarà l’ennesimo parcheggio? E chi riuscirà a portarlo a termine, una volta ottenuta l’abilitazione, cosa farà?”.
Cibinetto ha sottolineato come, a fronte della dichiarazione del ministro Profumo riguardante 10mila previste assunzioni, è stato anticipato che al corso potranno partecipare 23mila aspiranti docenti: “questo non è un imbuto, è un cono chiuso alla fine, anche perché al conto bisogna aggiungere tutti i precari che già da anni aspettano per diventare di ruolo”.
L’invito rivolto ai presenti è stato infine quello di partecipare alla manifestazione organizzata per venerdì 20: “sarà uno sciopero impegnativo e importante – ha anticipato Fausto Chiarioni, segretario generale di Cgil Ferrara -. Il nostro timore è infatti che la riforma del lavoro sarà congegnata non tanto per intervenire nel settore privato, quanto per armonizzare al privato il settore pubblico. Confidiamo di cambiare questo disegno di legge”.
da estense.com