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Nuova Sardegna-Università, ricercatori in rivolta

Università, ricercatori in rivolta Ieri docenti in assemblea per contestare la riforma La confusa legge presentata dalla Moratti li condannerebbe ad un precariato senza sbocchi ...

03/03/2005
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Nuova Sardegna

Università, ricercatori in rivolta
Ieri docenti in assemblea per contestare la riforma
La confusa legge presentata dalla Moratti li condannerebbe ad un precariato senza sbocchi


SASSARI. Blocco delle lezioni ieri in tutti gli atenei, con lo sciopero di professori, ricercatori e lettori. I docenti hanno incrociato le braccia per protestare contro il disegno di legge delega sullo stato giuridico di docenti. A Sassari si è svolta un'assemblea organizzata dal Comitato nazionale universitario (Cnu), dallo Snur Cgil e dalla Cisl Università: un incontro utile a fare il punto sull'iter di un disegno di legge in costante modifica, che a colpi di emendamenti e cambiamenti in corsa risulta oggi del tutto stravolto rispetto al testo presentato un anno fa al Consiglio dei ministri.
E due giorni fa i lavori della VII commissione Cultura hanno portato a un nuovo ribaltamento delle proposte del governo. Sulle fiamme più alte della graticola del ministro Moratti sono i ricercatori, che non solo non vedono riconosciuto il ruolo docente all'interno delle università, ma sono condannati al precariato a tempo determinato prima di essere tagliati fuori definitivamente. L'unica possibilità sarebbe offerta dalla contestatissima proposta di un concorso a numero illimitato per conseguire l'idoneità all'incarico come professore associato. "Si tratta di uno dei noti provvedimento a costo zero - sottolinea Mauro Sanna, rappresentante dei ricercatori precari - che rimanda a un concorso senza limite di accesso con il quale si può conseguire l'idoneità per quattro anni, nel corso dei quali c'è la possibilità davvero remota di assunzione a contratto a carico dei singoli atenei. Giunta la scadenza dei quattro anni decade l'idoneità e si deve aspettare un altro concorso, nell'ipotesi ottimistica che venga bandito. Una proposta assurda che, anche nel caso in cui le università fossero in grado di assumere tutti i docenti che hanno conseguito l'idoneità, bloccherebbe per sempre le future generazioni, che non troverebbero alcun varco di inserimento".
Il disegno di legge a giudizio unanime di docenti strutturati e precari, dei sindacati e della Conferenza dei rettori delle università italiane minaccia di destabilizzare l'Università, precarizzando le docenze e togliendo dignità alla ricerca e ai suoi operatori. "Questi modifiche continue - ha concluso il rappresentante dei ricercatori precari - danno la misura della totale assenza di un progetto che rifletta un'idea seria di che cosa l'università dovrebbe davvero essere, nel presente e nel futuro". E questa schizofrenia progettuale, oltre che causare l'accesa opposizione di docenti, rettori e rappresentanti sindacali, sta anche palesemente mettendo a dura prova i labili equilibri di maggioranza. "L'inizio della discussione alla Camera del disegno di legge per la delega alla riforma dello statuto giuridico della docenza universitaria - si legge in un documento elaborato dalle organizzazioni sindacali - ha rimarcato le profonde contraddizioni della maggioranza e del Governo: le polemiche all'interno della maggioranza che hanno portato alcuni deputati a dichiarare di non sentirsene più parte, sono fatti che dimostrano l'insostenibilità della proposta governativa. Siamo giunti al paradosso di un ministro che dichiara superato il testo in discussione senza peraltro fornirne uno alternativo".
Angela Recino


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