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Nuova Sardegna-Snobbate le professionali, gli studenti puntano sui licei

Snobbate le professionali, gli studenti puntano sui licei Secondo una ricerca del "Sole 24Ore" anche negli istituti tecnici calo di iscrizioni del 26% superiore alla media nazionale ...

13/09/2005
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Nuova Sardegna

Snobbate le professionali, gli studenti puntano sui licei
Secondo una ricerca del "Sole 24Ore" anche negli istituti tecnici calo di iscrizioni del 26% superiore alla media nazionale


CAGLIARI. Un quarto degli studenti sardi all'uscita dalle scuole medie snobba gli istituti tecnici professionali. Da una ricerca pubblicata sul Sole 24 ore, la Sardegna si allinea alle altre regioni italiane, dove crescono le preferenze per i licei classici e scientifici, e si evitato scuole professionali e istituti tecnici. L'anno scolastico 2005-2006, messo a raffronto con il 1999-2000, fa registrare un calo delle iscrizioni del 26 per cento nell'isola, contro la media nazionale del 20 per cento. La causa di questa scelta secondo l'assessore regionale alla Cultura Elisabetta Pilia, sarebbe da addebitare alla riforma Moratti. "È un crollo legato all'incertezza sul destino di questi istituti - ha commentato Pilia - che si riscontra con il decreto di legge del secondo ciclo dell'istruzione. Per le famiglie non è ancora chiaro come si debbano trasformare gli istituti tecnici e professionali. Per questo vanno sul sicuro scegliendo i licei". Le scuole professionali e tecniche cambieranno nome e formula. Diventeranno "licei tecnologici ed economici", aumenteranno le ore didattiche per le materie di carattere generale, mentre si assisterà a una diminuzione delle lezioni legate alle specializzazioni professionali. E i licei anche se sono una carta poco spendibile per la ricerca immediata di un posto di lavoro, rimangono ancora la migliore offerta per l'approccio all'Università.
"Anche la Confindustria e i sindacati hanno lanciato l'allarme - ha proseguito Elisabetta Pilia - perché c'è in gioco la competitività del Paese. Hanno rimarcato la necessità di avere titoli spendibili sul mercato". E per l'assessore regionale alla Cultura, anche sul fronte della dispersione scolastica i dati più preoccupanti arrivano proprio dagli istituti tecnici, dove anche i promossi si portano dietro debiti formativi. "È necessario assistere e supportare questi ragazzi - ha detto Pilia - perché possano recuperare i debiti e perché la qualità della loro istruzione non risulti penalizzata". Dello stesso avviso anche Peppino Loddo, sindacalista Cgil. Anche per lui la ragione di questo orientamento da parte dei ragazzi e delle famiglie sarebbe da attribuire alla riforma Moratti. "Il destino dei licei scientifici e classici si conosce - ha detto Loddo - Sono statali e hanno una durata precisa di cinque anni. La responsabilità degli istituti professionali e tecnici invece sarà passata in mano alla Regione. E non si sa ancora in cosa si evolveranno, se dureranno quattro o tre anni e cosa si avrà in mano al termine di questo percorso. Un diploma o qualcos'altro?" Per Peppino Loddo, la preoccupazione deriva anche dalla scelta fatta lo scorso anno dalla Giunta regionale sulla formazione professionale. "Non possiamo sapere - ha proseguito Loddo - se tra qualche anno la Sardegna sarà in grado di mantenere questi istituti. Alla fine le regioni più ricche e meglio attrezzate andranno avanti, le altre soccomberanno. In questo modo stanno sfaldando definitivamente la scuola pubblica italiana". Non la pensa allo stesso modo invece Armando Pietrella, direttore scolastico regionale. Il braccio destro di Letizia Moratti sminuisce i dati dell'isola pubblicati sul Sole 24 ore. "Sono il linea con i quelli nazionali - ha detto Pietrella - I licei hanno meno materie, orari meno pesanti e sono statali, per questo vengono scelti". E per Pietrella il ministro Moratti, con il suo decreto, si sta semplicemente attenendo alla modifica dell'articolo quinto della costituzione, avvenuto negli ultimi mesi della legislatura precedente. "La riforma Moratti - ha proseguito il direttore scolastico regionale - a differenza di quanto si voglia far credere, sta dando delle direttive certe alle famiglie, facendo capire quali siano i percorsi formativi più o meno impegnativi a cui potranno avvicinarsi i ragazzi". Un risposta che non convince il sindacalista Peppino Loddo: "Può darsi che, anche cambiare l'articolo quinto della costituzione, sia stata una decisione sbagliata - ha replicato il segretario Cgil - ma alla gente queste cose non importano. Le famiglie si chiedono solo se andando avanti di questo passo avremmo una scuola migliore e finora la risposta è no. Lo dimostra l'esodo, che stanno tentando anche gli insegnanti alla ricerca di un posto statale". E il direttore scolastico regionale, deviando da questo discorso, parla di un'Italia che dovrebbe diminuire il percorso di orientamento all'uscita dalle scuole medie. "Come avviene in altri Paesi - ha proseguito Pietrella - anche noi dovremmo introdurre i test per il calcolo del quoziente intellettivo, che indica automaticamente, quale sia l'indirizzo migliore da scegliere". Una selezione naturale che fa pensare sempre di più a scuole di serie A e di serie B, che segnerebbe già dai quattordici anni un percorso obbligatorio da seguire fino alla maggiore età.
Carla Piras


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