«Noi maestri supplenti precari da mesi siamo senza stipendio»
«Il ministero non sta pagando le sostituzioni brevi»
Centoventi chilometri al giorno e sveglia alle cinque per venire a lavorare a Milano. Ma lei ha ringraziato il cielo quando le hanno offerto un contratto. Una supplenza per malattia, la chiamata è arrivata a gennaio dalle elementari dell’istituto Arcadia. Adesso però Francesca Rizzo, 37 anni, maestra precaria da più di dieci, aspetta lo stipendio da mesi.
«Il ministero non sta pagando i supplenti “brevi e saltuari»”. Non è arrivata la busta paga né di marzo né di aprile. E siamo arrivati a metà maggio — dice l’insegnante —. Quando ho la fortuna di lavorare guadagno milleduecento euro al mese, se resto indietro di due mensilità sono nei guai».
Fa i conti in fretta la maestra Francesca. Vive sola e ha una figlia di quindici anni, il suo è l’unico stipendio. Per arrivare a scuola da Lecco al Gratosoglio deve prendere treno, metropolitana e tram e soltanto per l’abbonamento spende più di cento euro. Poi c’è l’affitto, ci sono le bollette, c’è il mensile per l’autobus della figlia, il corso di ginnastica e il necessario per la scuola.
«Alla spesa alimentare sta provvedendo mia mamma. Ma i conti si accumulano. Adesso ho il dentista da pagare — spiega —. Mi hanno chiamato l’altro giorno per sollecitare e sono increduli quando dico che anche se lavoro, in una scuola statale, non ricevo lo stipendio da febbraio». «Ogni mattina prendo il treno alle 5,50 e arrivo a casa anche alle nove di sera quando ci sono riunioni a scuola — racconta la maestra —. Ho accettato tutto pur di avere uno stipendio. Ma vorrei poterci contare».
Sono nelle condizioni di Francesca tutti gli insegnanti chiamati dai presidi per le supplenze brevi. Mentre sono regolari i pagamenti dei contratti annuali e a tempo indeterminato (assegnati dal provveditorato e pagati dal ministero dell’Economia questi, non dal Miur).
«C’è un ritardo del ministero dell’Istruzione sui pagamenti delle supplenze brevi — dice Pippo Frisone, Cgil Scuola di Milano —. Nei giorni scorsi è uscita una nota in cui comunicano che hanno provveduto a coprire gli stipendi non versati con due emissioni speciali. Nel giro di pochi giorni almeno la retribuzione di marzo dovrebbe arrivare».
Secondo i sindacati, gli insegnanti precari utilizzati per le supplenze nelle scuole di Milano sono almeno venti o trenta al mese per ogni istituto comprensivo con materne, elementari e medie.
«Come me ci sono altri colleghi a scuola. Non possiamo fare altro che passare dalla segreteria, io lo faccio ogni settimana — dice Francesca —. All’Arcadia sono gentilissimi e disponibili, ma non tocca più alle scuole, come accadeva in passato, pagare i supplenti. Gli istituti possono soltanto inserire nel portale del ministero i contratti e lo fanno regolarmente». Così la maestra Francesca già da qualche settimana ha iniziato a telefonare e a inviare email al ministero. «Ho scritto anche al premier Renzi, ai funzionari del Miur e a quelli del ministero di Economia e finanze. Nulla. Nessuna risposta se non quelle automatiche».
Adesso la prima mensilità arretrata dovrebbe arrivare. «Ma spero che potremo almeno contare su pagamenti regolari, visto che per molti di noi la prospettiva è il precariato a oltranza». Francesca ha cominciato con i contratti brevi più di dieci anni fa: «Quando va bene lavoro sette mesi su dodici. Diventare un’insegnante di ruolo? Sarà difficile. Ho un diploma delle magistrali che è abilitante ma non ho passato il concorso del ‘99 quindi non sono rientrata nelle graduatorie del ministero. E nel 2005 quando si è ripresentata la possibilità di fare l’abilitazione servivano 360 giorni di servizio e non li avevo. E come me ci sono migliaia di insegnanti».
Federica Cavadini