Napoli. I precari chiudono le scuole. Migliaia di studenti restano fuori
Settanta istituti bloccati dalla protesta degli addetti alle pulizie
Fulvio Bufi
NAPOLI — Arriva fin dentro le scuole la protesta dei lavoratori che negli istituti napoletani svolgono mansioni di pulizia e che ora rischiano di ritrovarsi per strada o, nel migliore dei casi, con lo stipendio dimezzato. La scorsa settimana, per sollecitare un incontro al ministero, avevano occupato gli uffici della direzione scolastica regionale. Ieri mattina hanno deciso invece di bloccare direttamente l’attività delle scuole, occupandone prima una quindicina in città, e poi, con il passare delle ore, sempre di più, in totale una settantina, spingendosi anche in provincia. Materne, elementari, medie, licei: sono migliaia i bambini e i ragazzi che hanno trovato i cancelli chiusi e hanno dovuto tornarsene a casa. E che non sanno quando potranno tornare a sedersi tra i banchi.
Perché la vertenza non potrà che andare avanti, vista la situazione delicatissima in cui si trovano i circa cinquemila addetti alle pulizie delle scuole napoletane. Alla fine di questo mese scadranno i contratti con le cooperative di ex lsu, i lavoratori socialmente utili, che oltre a provvedere ai servizi di pulizia, svolgono anche mansioni da ausiliari in segreteria. Ora a causa dei tagli imposti dal governo, la prospettiva è nerissima. In gran parte del Paese, i contratti sono stati rinnovati su nuove basi, con un accordo promosso dalla Consip (società del ministero delle Finanze) che prevede non più le sette ore di lavoro giornaliero, ma 3 ore e 40 minuti, a fronte di un taglio del cinquanta per cento dello stipendio, passato da quasi novecento euro a poco più di quattrocento. Non in Campania e Sicilia, però, dove le gare sono state sospese per eccesso di ribasso.
Al 28 febbraio si arriva quindi senza nessuna certezza. Se si dovesse andare in regime di proroga verrebbero applicati i nuovi parametri, ma non è affatto da escludere che, se non interverranno fatti nuovi, il rapporto di lavoro si interrompa completamente. La portavoce degli ex lsu, Anna Persico, accusa «le lobby partitiche che hanno deciso di rivedere gli accordi al ribasso per affamarci», e assicura che «la protesta non si fermerà, anzi, occuperemo altre scuole e porteremo con noi pure i nostri familiari».
L’obiettivo dei lavoratori è ottenere un incontro al ministero dell’Istruzione per scongiurare l’eventualità di rimanere tra poco più di dieci giorni senza alcuna forma di reddito e per aprire una vertenza destinata a rivedere gli accordi. Ma segnali dal governo finora non ne sono venuti («Non c’è stata volontà di affrontare il problema», lamenta la Cgil), e questo non è certamente il momento migliore per aspettarsene a breve, visto lo scenario politico in evoluzione. I lavoratori della scuola però la questione l’hanno cominciata a porre da tempo, eppure non è servito, come non è servito occupare la scorsa settimana la direzione scolastica. Non era lì l’interlocutore giusto. Il dirigente Diego Bouché spiega che il suo ufficio non può risolvere la situazione «perché i fondi vanno direttamente dal ministero alle scuole che poi li girano alle cooperative che hanno vinto i bandi». A lui restano solo le lamentele che da ieri presidi e genitori gli stanno riversando addosso. E oggi il suo telefono potrebbe addirittura impazzire se davvero gli ex lsu decideranno di bloccare altre scuole, oltre alle circa settanta prese di mira ieri. A meno che non diano retta al sindaco Luigi de Magistris che si è detto solidale con loro ma li ha invitati a far rientrare la protesta.