Messaggero Veneto: Scuola, i sindacati bocciano la devolution
La Cgil: si rischia di creare pericolose divisioni Piú possibilista la Cisl: opportunità da valutare
Colussi: c’è troppa confusione. Visintini: la gestione deve restare nazionale
IL FEDERALISMO DEL GOVERNATORE
Il trasferimento dei professori alla Regione divide Uil: c’è il pericolo di creare una “riserva indiana”
TRIESTE. È un’accoglienza negativa quella riservata dai leader sindacali della regione alla proposta del presidente del Fvg Riccardo Illy di avviare una sorta di devolution nella scuola. L'idea, che fa seguito a un impegno contenuto nel protocollo firmato da Illy e dal premier Prodi, riguarda la gestione diretta da parte della regione dei professori e dei concorsi dei docenti: una misura già sperimentata in Valle d'Aosta e in Trentino Alto Adige.
Fatto che, aveva ricordato il presidente Illy, dovrebbe facilitare anche la gestione di insegnamenti come quello della lingua friulana. Il giudizio delle forze sindacali non è stato però positivo. «Abbiamo forti perplessità - ha spiegato Luca Visentini, segretario della Uil -. Noi siamo a favore di una scuola nazionale, e di un programma nazionale, e credo sia opportuno che, se il programma è nazionale, anche la gestione dei docenti faccia capo allo stato: non si capisce per quale motivo si debba sdoppiare il contenuto dal contenitore. Non è né opportuno né utile, - ha aggiunto - e si rischia fra l'altro di creare un sistema chiuso e di difficile gestione. Non vogliamo diventare la Catalogna, o una riserva indiana. Si tratta di un'impostazione sbagliata dal punto di vista filosofico, culturale e politico».
Non va meglio in casa Cgil: «Credo che, prima di decidere se i docenti debbano essere assunti dalla regione - ha spiegato Ruben Colussi della Cgil -, sia necessario discutere in modo approfondito il progetto generale che accompagna la legge regionale sulla scuola e quella sull'insegnamento del friulano, visto che per ora la confusione regna sovrana».
«Io - ha aggiunto - sono friulano, sono legato alla mia identità, alle mie radici e tradizioni, ma vorrei che la scuola di oggi facesse i conti con la realtà del mondo attuale: sono d'accordo sull'insegnamento del friulano come materia aggiuntiva, come elemento di arricchimento, ma non all'uso dei friulano come materia veicolare, per insegnare altre materie. Una cosa è dire che la scuola di oggi deve rapportarsi con le nazioni vicine, altra cosa è puntare ad una scuola chiusa, alla ricerca della propria identità passata. Parlo a titolo personale perché la posizione ufficiale di tutta la Cgil verrà assunta nei prossimi giorni - ha concluso -, ma credo occorra fare molta attenzione a non costruire un grande pasticcio, con il risultato di deteriorare la qualità della scuola regionale: una gestione non sufficientemente approfondita e ragionata di questi elementi potrebbe introdurre pericolosi elementi di divisione».
Piú possibilista invece Paolo Moro, segretario della Cisl, che ritiene il fatto di gestire direttamente i docenti «un’opportunità interessante, anche se da valutare attentamente. Riguardo l'insegnamento del friulano - ha aggiunto - noi ci eravamo espressi a favore della legge presentata dall'assessore Antonaz: il dibattito che ne è seguito non riguarda le forze sindacali, ma siamo a favore dell'insegnamento della lingua friulana, della libertà di scelta delle famiglie, e dell'applicazione della legge sulle minoranze. Le modalità devono essere trovate, ma questo è un compito che spetta alla politica».
Alessandro Martegani